Nell’anno del grande sorpasso sulla Francia, il complesso settore del vino italiano, elemento di punta del Made in Italy nel mondo, si sottopone ad un check-up strategico permanente che consentirà non solo di superare la mancanza endemica di dati su uno scenario composito ma frammentato, ma anche di studiare appropriate tattiche e adeguati interventi manageriali e di marketing. Gli operatori del settore, attraverso l’UIV-Unione Italiana Vini, con la partnership funzionale di ISMEA, Wine Management Lab della SDA Bocconi e Nomisma Wine Monitor, si sono dati appuntamento sotto le autorevoli volte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per tenere a battesimo l’Osservatorio del Vino, padrino il Vice Ministro Andrea Olivero.
“Esprimo il mio plauso a questa collaborazione”, ha dichiarato Olivero, “che mette a sistema mondi diversi ma complementari, produttori, settore pubblico e mondo accademico, con l’obiettivo di ampliare la base dati per il monitoraggio del settore e fornire uno strumento utile alle scelte strategiche delle imprese, grazie a un’attenta analisi delle dinamiche del mercato. Il comparto vitivinicolo rappresenta un punto di forza del patrimonio agroalimentare italiano, come conferma l’andamento positivo della vendemmia 2015, con la produzione complessiva che ha superato i 49 milioni di ettolitri. Questo è un settore che merita tutta l’attenzione del Governo e che presto, con il Testo Unico del Vino, si doterà di un ulteriore strumento a tutela dei consumatori e dei produttori”.
Così, “nasce l’Osservatorio del Vino italiano, il primo e unico punto di riferimento istituzionale per la raccolta, l’analisi, il commento e la diffusione dei dati statistici del settore vitivinicolo, sia sul fronte produttivo che su quello dei mercati interno e internazionale. Si tratta di un’iniziativa inedita per il nostro Paese e di fondamentale importanza per un comparto produttivo che oggi rappresenta l’eccellenza dell’intero ‘sistema Italia‘, ma che soffre la mancanza di un fonte di rilevazione, commento e diffusione di dati statistici del settore fondati e garantiti istituzionalmente”, ha detto Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini, organismo che rappresenta più del 50% del fatturato nazionale nel settore del commercio vinicolo e l’85% dell’export.
“La novità di questo Osservatorio”, ha spiegato ancora Zonin, “è che l’elaborazione statistica viene effettuata sulla base dei dati trasmessi dalle aziende a cadenza periodica. Tutto ciò garantisce alle stesse imprese il vantaggio di avere analisi di mercato aggiornate e affidabili in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze informative necessarie per orientare le strategie commerciali e di marketing delle moderne aziende del settore”.
E non solo. Il presidente dell’UIV ha sottolineato che “con l’Osservatorio del Vino vogliamo offrire alle istituzioni un quadro aggiornato e corretto del mercato del vino indispensabile per operare scelte normative e di regolazione adeguate alla realtà. Attraverso questo lavoro intendiamo costruire un luogo privilegiato per animare il dibattito strategico sul settore vitivinicolo in Italia”.
Raffaele Borriello, direttore generale dell’Ismea, ha ricordato che “il vino si conferma la punta di diamante del nostro settore agroalimentare, un comparto che, grazie all’elevata propensione all’export e alla sua innata capacità di raccontare la storia del territorio di origine, fa da guida per l’intero Made in Italy sui mercati esteri. Le esportazioni di vino nel 2015 potrebbero raggiungere un risultato record di 5,5 miliardi di euro, mettendo a segno un aumento di circa il 7% sul dato del 2014. Un fattore importante di questo successo è stata la spinta della grande vetrina mondiale dell’Expo Milano 2015, con 5 milioni di visitatori del padiglione del vino italiano, a cui si sono affiancate una serie di misure per l’internazionalizzazione varate dal Governo che lasciano ben sperare anche per il 2016, nonostante le incertezze legate alle tensioni geopolitiche in atto e alla crisi di molte economie extra Ue. In questo contesto, l’istituzione di un Osservatorio del vino, anche grazie al contributo di enti di ricerca, istituzioni e università, potrà rafforzare questa tendenza, mettendo a disposizione delle aziende elementi conoscitivi e previsionali che servono a potenziare le strategie commerciali”, ha concluso Borriello.
E che ci fosse l’esigenza di un check up continuo lo ha confermato il prof. Andrea Rea, dell’Università Bocconi di Milano, ricordando che “il vino italiano è il prodotto simbolo del Made in Italy, un prodotto interessante, intrigante, consumer, molto esperienziale e con un contenuto a fortissimo valore culturale. Ma il mercato nazionale del vino è molto frammentato. Non si può più navigare a vista sui mercati internazionali anche se si dispone di prodotti d’eccellenza”.
Secondo le prime ricerche dell’Osservatorio, il 64% del consumo di vino è domestico, soprattutto durante i pasti (72%). Il dato sulle vendite di vino nel canale del ‘fuori-casa’ (l’horeca, acronimo di hotellerie, restaurant e catering, che in Italia rappresenta il 38% delle vendite totali) risulta in crescita nel 3° trimestre 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: +3,1% nei volumi e + 2,3% nei valori, contro una tendenza all’opposto negativa sul versante dei valori per il canale off-trade (e, quindi, grande distribuzione organizzata in primis, che rappresenta il 64% delle vendite totali) sempre riferita allo stesso intervallo temporale che sacrifica il -3,9% in volume per mantenere un +0,9% in valore.
di Dario de Marchi
11 Dicembre 2015