Portare negli Stati Uniti d’America l’olio, il formaggio e il vino italiani prodotti da piccole e medie aziende agricole di qualità. È il “Progetto America” che vede impegnata la Confederazione Italiana Agricoltori-CIA. “I nostri prodotti tipici sono molto richiesti all’estero”, ha spiegato Secondo Scanavino, presidente dell’associazione imprenditoriale, “ma le imprese agricole non hanno il necessario sostegno all’estero. Così, seguendo il progetto avviato da Carlo Calenda quando era vice ministro dello Sviluppo Economico, abbiamo riunito piccole aziende interessate ad esportare. Non abbiamo ancora deciso se costituire un consorzio o una rete: l’importante è trovare i consulenti giusti. Intendiamo servirci di una società specializzata nell’export negli USA per individuare gli stati target e poi presentare il progetto al ministero per i finanziamenti previsti per le piccole medie imprese”.
Ma quello che più interessa agli agricoltori, “non è tanto il denaro quanto l’esistenza di un quadro programmatico di promozione. Nelle missioni estere”, secondo Scanavino, “vengono portate sempre le grandi società, anche se l’economia italiana è caratterizzata da piccole e medie imprese. Ma sono proprio queste ultime ad avere bisogno di maggiore sostegno”.
Grandi opportunità sui mercati stranieri, secondo il presidente della CIA, hanno i prodotti biologici italiani: “L’organic food sta acquisendo sempre più valore e le nostre imprese hanno tutte le caratteristiche per rispondere alla domanda. Basti pensare che è italiana la più grande azienda biologica d’Europa”.
Il prodotto italiano, non solo quello bio, ha ricordato Cristina Chirico, responsabile del servizio internazionale della CIA, “è considerato d’eccellenza e tra gli stranieri c’è il desiderio di conoscere di più le aziende ma anche il territorio. Serve un piano di comunicazione importante negli Stati Uniti d’America per far emergere il ‘Sistema Paese’“.
Oltre a olio, formaggi e vino Made in Italy, Oltreoceano buone prospettive potrà avere anche l’ortofrutta: secondo Chirico “nel momento in cui cadranno le barriere tariffarie, mele e pere italiane saranno in grado di conquistare i mercati statunitensi”.
Ma la CIA non supera i confini interni solo per il ‘business americano’: guarda infatti con attenzione anche all’Africa, dove ha avviato azioni di collaborazione e formazione. “Il nostro è un impegno sociale che portiamo avanti da tempo con la nostra Ong Ases”, ha sottolineato Scanavino, “ma ciò non toglie che i progetti potrebbero generare interesse per le nostre associate, interessate ad investimenti con componente etica”.
L’ultima iniziativa in ordine di tempo è la convenzione con la cooperativa NWCA del Camerun, a cui aderiscono oltre 35 mila piccoli agricoltori che producono principalmente caffè e cacao. L’obiettivo è quello di favorire la diffusione di pratiche colturali a basso impatto ambientale e la differenziazione produttiva; come pure offrire sostegno tecnico alle famiglie degli agricoltori locali.
“Crediamo molto in un’attività che possa mettere in diretto contatto gli agricoltori del Nord e del Sud del mondo”, ha concluso Chirico, “e valorizzare in particolare il lavoro delle donne. Da tempo lavoriamo per rafforzare il dialogo nel Mediterraneo e abbiamo instaurato un rapporto privilegiato con la Tunisia. Sostenere lo sviluppo agricolo nei territori è anche un modo per contrastare il fenomeno dell’immigrazione, agendo nella prevenzione e non nell’emergenza”.
Altri progetti avviati nel 2015 per lo sviluppo delle comunità rurali e a sostegno della popolazione sono in via di realizzazione in Mozambico, Uganda, Costa d’Avorio, Senegal nonché in Paraguay.
di Eleonora Albertoni
15 Marzo 2016