Funghi deliziosi non solo per il palato ma anche per dare una mano al turismo. Tra piogge, allagamenti e temporali, l’estate 2014 per molti è da dimenticare. Ma non per tutti. La riscossa arriva nei boschi, dove la stagione della raccolta dei funghi è cominciata proprio grazie alle abbondanti precipitazioni anche con un mese di anticipo.
Due mesi da record per piovosità hanno favorito un ‘boom’ fuori stagione per i funghi, anticipando la raccolta di trenta giorni rispetto al normale andamento climatico”.
Nel Cadore, in particolare, è stata addirittura registrata già a fine luglio la presenza di chiodini, varietà prettamente autunnale, la cui crescita rigogliosa richiede come condizioni ottimali terreni umidi senza piogge torrenziali e una buona dose di sole e 18-20 gradi di temperatura. E sono tornati a spuntare i porcini, varietà che si dava quasi per scomparsa.
L’ attività di ricerca non ha solo una natura hobbistica, che coinvolge moltissimi vacanzieri, ma svolge anche una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive, dove rappresenta un’importante integrazione di reddito per migliaia di professionisti impegnati a rifornire negozi e ristoranti di prodotti tipici locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici.
Le previsioni sono per un raccolto superiore a quello delle annate normali in cui si stima che negli oltre 10 milioni di ettari di bosco che coprono un terzo dell’Italia si realizzi una produzione di circa 30mila tonnellate tra porcini, finferli, trombette, chiodini e le altre numerose specialità note agli appassionati.
Le buone prospettive per la raccolta di funghi sostengono pure la crescita del turismo ecologico nelle aree verdi, che in Italia ha raggiunto il record storico di sempre a 12 miliardi nel 2013 con un progressivo aumento del fatturato, ma anche delle presenze negli anni della crisi, in controtendenza rispetto alle vacanze tradizionali. Una tendenza che interessa anche le aziende agrituristiche, il cui numero negli ultimi dieci anni è aumentato del 57% ed ha raggiunto la cifra record di 20474, il più alto di sempre.
Il maggior numero di aziende di questo settore si trova in Toscana (sono ben 4.185) ed in Trentino (2.996), ma nel tempo la diffusione è diventata capillare su tutto il territorio nazionale anche se il 47% si trova al Nord, il 34% nel Centro e il 19% nel Mezzogiorno.
Anche l’offerta di servizi è sempre più diversificata con 16.906 strutture, che offrono l’alloggio in 21.7946 posti letto e 8.363 piazzole di sosta per l’agricampeggio.
La vera rivoluzione, però, è legata al fatto che l’agriturismo non è più solo mangiare con le aziende autorizzate alla ristorazione (10.144) che sono state sorpassate in numero da quelle che offrono anche altri servizi, salite a ben 11.982 con attività come l’escursionismo (3.324), la mountain bike (2.785), i corsi di cucina, orto, cucito o altro (2.009), l’equitazione (1.489), il trekking (1.821), le fattorie didattiche per i più piccoli (1251) e le osservazioni naturalistiche (932) che sono in rapida espansione.
4 settembre 2014
di Alberto Ercoli