Un manifesto europeo per la responsabilità sociale d’impresa (CSR) perché «la sostenibilità è la leva fondamentale di competitività e legittimazione per le aziende più avanzate». Lo ha annunciato Diana Bracco, presidente della Fondazione Sodalitas e commissario generale del Padiglione Italia di Expo 2015, in un’intervista al quotidiano «Il Sole 24 Ore». Al documento sta lavorando Fondazione Sodalitas, organizzazione nata nel 1995 nell’ambito di Assolombarda per promuovere la Csr.
Il «Milano Csr Manifesto» verrà presentato alla Conferenza internazionale «Last call to Europe 2020» durante l’Expo 2015 e conterrà gli impegni delle imprese nell’affrontare nuove sfide: «fare di più con meno, promuovere stili di vita e di consumo sostenibili, progettare nuovi sistemi di welfare», ha spiegato Bracco.
In 20 anni la cultura della responsabilità sociale d’impresa ha fatto grandi passi in avanti e «la Fondazione Sodalitas ha cercato di promuovere e accompagnare questa evoluzione, proponendosi come partner delle aziende impegnate a orientare le proprie scelte strategiche verso la sostenibilità», ha ricordato Diana Bracco.
Responsabilità sociale ma anche solidarietà. L’Expo 2015, infatti, «ha deciso di riservare al mondo della società civile e del Terzo settore una grande centralità», ha aggiunto nell’intervista al quotidiano economico-finanziario, ricordando che «il Terzo settore è uno dei pochi a essere cresciuto in questi anni di crisi per volume di attività e posti di lavoro creati».
Nel 2015 «porteremo, per esempio, il volontariato d’impresa all’interno dell’Expo attraverso la quarta edizione di ‘Volontari per un giorno’, la campagna che unisce nell’impegno solidale imprese e organizzazioni». E a questo proposito, Diana Bracco è intervenuta sul disegno di legge delega sulla riforma del Terzo settore, il cui aspetto chiave è «far decollare finalmente il modello dell’impresa sociale».
È fondamentale, ha sottolineato la presidente della Fondazione Sodalitas, che le organizzazioni non profit evolvano verso vere e proprie imprese sociali: più grandi per dimensione organizzativa, più patrimonializzate e, quindi, in grado di pianificare nel medio-lungo termine, capaci di realizzare una vera e propria «economia sociale di mercato».
Altro punto centrale della proposta del Governo, ha aggiunto Bracco, è la promozione dell’innovazione sociale «come volàno indispensabile per rispondere ai bisogni delle persone e ridurre le aree di disagio. Personalmente credo con grande convinzione nella responsabilità sociale e la mia storia professionale lo testimonia».
«Nel 1995, quando di questi temi in Italia nessuno parlava, fondammo Sodalitas insieme ad Assolombarda, ad alcune aziende milanesi e a un gruppo di manager volontari, proprio per costruire un ponte tra impresa e non profit. Ripeto spesso», ha concluso Daniela Bracco, «che per me non c’è cultura d’ impresa senza responsabilità. Verso la persona, prima di tutto, e poi verso la comunità, che è insieme responsabilità verso il contesto sociale, economico e territoriale in cui l’impresa opera, e responsabilità verso le generazioni future».
Un apprezzamento per questa iniziativa è venuta da Ermete Realicci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori pubblici della Camera. «È questo un tema che mi sta a cuore. L’unica legge presentata in Parlamento sulla Csr (Responsabilità sociale d’impresa, ndr) ha me come primo firmatario» ha commentato il deputato, il quale ha detto di essere «assolutamente d’accordo» con il rilievo dato dalla Bracco al tema della responsabilità sociale d’impresa. «È anche lo spirito del rapporto ‘Coesione e competizione’ presentato dalla fondazione Symbola e Unioncamere: il tema della responsabilità sociale non appartiene solo alla ‘categoria della bontà’. Alle nostre imprese essere ‘buone’ conviene perché la competizione con i Paesi emergenti avviene sul terreno della qualità, dell’innovazione e della green economy».
Approvazione anche da parte di Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, ha approvato: «Bene un Manifesto della Csr, un’iniziativa molto importante che, spero, servirà a far capire agli italiani che la Csr è una cosa seria e non va confusa con una semplice attività di beneficienza». Ma, ha aggiunto, «in Italia è fondamentale che alla Csr si accompagni la misurabilità delle azioni di responsabilità sociale delle imprese, per fare in modo che non si traducano in un mero adempimento burocratico o, peggio ancora, in un’attività di ‘green washing’».
«Ben venga l’impegno dell’industria sulla sostenibilità, ma è fondamentale che non sia solo un’operazione di ‘green washing’, di immagine ‘verde’ senza veri contenuti» ha commentato Francesco Ferrante, di Green Italia. «L’impegno della riconversione dell’architettura economico-produttiva in senso green e sostenibile è un forte antidoto per aiutare il nostro Paese a liberarsi dalla morsa della crisi che lo sta attanagliando. L’attenzione deve essere massima, perché l’Italia dei furbetti è sempre in agguato: basti pensare all’esempio virtuoso dei bioshopper, con il nostro Paese all’avanguardia dal punto di vista legislativo, ma che nella realtà si scontra con le forti resistenze di un’industria che per difendere rendite di posizione non esita a ingannare i consumatori, a danno dell’ambiente», ha concluso Ferrante.
16 settembre 2014
di Dario de Marchi