Sarà il campanilismo al potere, sarà che non ci si preoccupa più di disorientare i consumatori innescando una ridondanza di sigle per tentare di identificare e garantire gli alimenti. Sta di fatto che le sigle Doc, Docg, Dop, Igp ecc. a Roma non bastano più e si ricorre ad un altro acronimo: Dom, ossia denominazione di origine municipale! Fra poco, se si procede così, il consumatore dovrà fare gli acquisti con il dizionario delle sigle.
“Da oggi, grazie all’approvazione della delibera istitutiva in Consiglio, il Municipio IX ha un marchio che individua i prodotti di Denominazione d’ Origine Municipale: il ‘ Dom‘, un logo per individuare e valorizzare i prodotti agricoli che nascono nelle vaste aree dell’agro romano presente nel nostro municipio”. Lo hanno dichiarato con non nascosta soddisfazione Alessio Stazi, vice presidente e assessore all’Ambiente del Municipio IX, e Sonia Cardillo, capogruppo Sel, la quale ha seguito le attività di monitoraggio ed ascolto delle attività produttive del territorio. “L’idea, certamente non rivoluzionaria, ma originale nel suo genere, si è concretizzata durante un incontro con alcuni produttori locali”, ha spiegato Cardillo, “sono proprio loro che producendo quotidianamente sul territorio hanno sentito forte l’urgenza di tutelare le ricchezze della campagna romana, mai adeguatamente valorizzata. Il Dom”, ha aggiunto la consigliera Sel, “è un marchio di garanzia che vuole parlare di questa incredibile risorsa alle porte di Roma, che deve essere considerato e tutelato alla pari di un monumento storico come il Circo Massimo, come ci ha raccontato in un’iniziativa la scrittrice Ilaria Beltramme, autrice di tanti libri che raccontano il suo amore per Roma come ‘101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita’”.
“Il Dom” , ha detto Stazi, “vuole quindi contribuire a salvaguardare l’ambiente, la produttività del territorio e l’eticità del lavoro, nonché richiamare l’attenzione dei cittadini informandoli per renderli consapevoli sulla qualità e la provenienza del cibo che consumano.”
“L’esperienza ci dimostra che tanti altri marchi nel tempo sono stati capaci di trasmettere la tipicità di un territorio, la sua storia, le sue attitudini, soprattutto a garanzia della sua salvaguardia”, hanno concluso Stazi e Cardillo, orgogliosi della loro ingegnosa idea.
7 ottobre 2015
di Alberto Ercoli