È in orbita la navetta Soyuz che porta nello spazio la prima donna astronauta italiana. Comincia così “Futura”, la missione dell’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) Samantha Cristoforetti e la prima di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Il portellone della capsula spaziale Soyuz TMA-15M è stato chiuso come da programma pochi secondi dopo le 22. Il lanciatore spaziale è partito dalla rampa di lancio numero 31 del cosmodromo di Bajkonur. All’interno con Samantha Cristoforetti, ci sono il comandante, il russo Anton Shkaplerov, e l’altro ingegnere di bordo l’americano Terry Virts.
Samantha Cristoforetti è la seconda italiana a raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale in sole sei ore, anziché in due giorni, come avveniva fino a poco più di un anno fa. Il primo italiano a compiere il ‘viaggio lampo’ fino alla stazione orbitale è stato, nel maggio 2013, Luca Parmitano nella missione “Volare”, la prima di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana. In precedenza il volo rapido era stato sperimentato con tre voli di rifornimento del cargo “Progress”, quindi senza equipaggio. Mentre nel viaggio di due ore gli astronauti a bordo della Soyuz avevano il tempo di riposare un po’, nel viaggio di sei ore sono costretti a restare svegli, lavorando per 21 ore consecutive. Aspetto positivo è che non sono costretti a trascorrere due giorni nello spazio angusto della Soyuz.
Dopo il lancio, il primo stadio della Soyuz si è separato dopo un minuto e 58 secondi, a 42 chilometri di quota. Il secondo stadio si è staccato tre minuti più tardi, a 176 chilometri di altezza. A nove minuti dal lancio si è separato anche il terzo stadio e la navetta entra in orbita attorno alla Terra. In questo viaggio breve sono previste soltanto quattro orbite, ognuna della durata di circa un’ora e mezza. Dopo sei ore, quindi, all’incirca alle 4,00 del mattino italiane, la Soyuz si è agganciata alla Stazione Spaziale alla Iss.
L’ ingresso degli astronauti nella Stazione Spaziale, però, non è avvenuto subito: prima di tutto hanno dovuto attendere che la pressione della Soyuz diventasse la stessa presente all’interno della Stazione Spaziale e soltanto a quel punto hanno potuto togliersi le ingombranti tute pressurizzate e aprire il portello per salutare i loro compagni di equipaggio.
Ma cosa ci sarà a bordo? Dalla stampante in 3D che in futuro permetterà di fabbricare in orbita pezzi di ricambio per i veicoli spaziali all’angolo bar che, oltre a rilassare gli astronauti con un caffè espresso, permetterà di saperne di più sul comportamento dei fluidi: sono fra i dieci esperimenti di “Futura”, la seconda missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). A seguirli, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, è proprio la prima donna astronauta italiana.
“Avrò l’orgoglio di essere cavia e tecnico di laboratorio”, ha detto il capitano Samantha parlando dei dieci esperimenti italiani. Di questi, due hanno avuto un ‘fuori programma’ spiacevole: erano infatti a bordo del razzo Antares esploso in volo il 29 ottobre scorso. Entrambi sono stati distrutti, ma l’Asi si è attivata immediatamente per rimpiazzarli in tempi brevi. Una delle apparecchiature è quella dell’esperimento “Drai Brain”, coordinato dal medico Paolo Zamboni, del Centro per le malattie vascolari dell’Università di Ferrara e teso a verificare l’ipotesi secondo la quale una delle cause della sclerosi multipla potrebbe essere il restringimento dei vasi sanguigni di testa e collo.
L’altro esperimento è “Wearable monitoring”, basato su una maglietta equipaggiata con sensori in grado di misurare ritmo del cuore e del respiro durante il sonno, e l’Unità elettronica portatile per raccogliere i dati. La tanto attesa macchina per il caffè espresso si farà però desiderare fino ad aprile, ma poterebbe forse essere l’occasione per festeggiare il compleanno di Samantha Cristoforetti.
L’ astronauta italiana dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), nata il 26 aprile, dovrebbe fare in tempo a utilizzarla. La macchina è stata costruita in Italia, dalla collaborazione fra Argotec, Lavazza e Finmeccanica-Selex Es. Anche la stampante in 3D è tutta italiana, costruita da Altran e dalla Thales Alenia Space.
Altri test studiano tecniche di decontaminazione dai batteri (Vable, Università della Tuscia), il modo i cui le cellule si sviluppano in assenza di peso (Cytospace, Sapienza Università di Roma e Kayser Italia); la perdita di massa muscolare (Bone-Muscke Check, Università di Salerno). Nanoparticelle saranno testate contro l’osteoporosi nel test Nato (Università di Pavia), e l’adattamento del cervello allo spazio è studiato da Slink (Politecnico di Milano).
Prima della partenza per Samantha Cristofoletti era cominciata una lunghissima giornata, sin dalle 5 del mattino, in uno specialissimo conto alla rovescia che ha voluto scandire giorno per giorno con le canzoni segnalate via Twitter: tutte hanno parlato della voglia di correre sempre più alto, verso il sole e le stelle, e possono essere considerate la colonna sonora della sua missione, “Futura”.
È la seconda missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e rientra nell’ambito dell’accordo bilaterale fra l’Asi e la Nasa firmato nel 1997 per la fornitura di tre moduli pressurizzati abitativi.
Nata a Milano 37 anni fa e cresciuta a Malè (Trento), Samantha Cristoforetti si è laureata in ingegneria meccanica in Germania, a Monaco, è entrata a far parte del corpo astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) nel 2009 ed è capitano dell’Aeronautica Militare. Adesso sta realizzando il sogno di andare nello spazio. Sono tanti gli impegni in programma il giorno della sua partenza, dai compiti più semplici, come fare le valige da consegnare a chi le riporterà a casa agli ultimissimi controlli. Il pomeriggio è stato scandito dai rituali ormai d’obbligo per gli astronauti che partono dalla base russa di Bajkonur e che richiamano tutti i gesti che il 12 aprile 1961 precedettero il lancio del primo uomo nello spazio.
Quando nel pomeriggio ha lasciato l’“hotel dei cosmonauti”, dopo una breve pausa di riposo, Samantha Cristoforetti e i suoi compagni di equipaggio, il russo Anton Shkaplerov e l’americano Terry W. Virts, hanno firmato la porta della loro stanza. Quindi sono scesi all’ingresso dell’ hotel, dove il Pope li ha attesi per la benedizione di rito. Solo a questo punto sono usciti scendendo le scale dell’hotel e si sono avviati al pullman tra due ali di folla, accompagnati dalla stessa musica che oltre 50 anni fa ha accompagnato tutti gli altri astronauti usciti da quello stesso hotel. Poi sono saliti sul pullman, che li ha portati all’edificio 254, dove anno indossato la tuta pressurizzata russa, chiamata Sokol. Nessun estraneo ha potuto assistere a questa fase della preparazione e per Samantha sono stati ammessi soltanto i genitori, il fratello e il fidanzato.
Una volta pronti, gli astronauti sono usciti dall’ edificio e hanno fatto i 50 passi di rito che li hanno portati davanti alle autorità per i saluti ufficiali. Poi sono saliti sul pullman diretti verso la rampa di lancio. Ma prima, come accade da 53 anni, si sono fermati lungo la strada per la pipì sulla ruota, proprio come fece Gagarin.
Buon viaggio Samantha, onore di tutti noi italiani!
24 novembre 2014
di Patrizia Marin