Il successo del vino italiano nel mondo, con le esportazioni passate in più di tre decenni da 44,3 milioni di dollari a oltre un miliardo e trecento milioni nel 2014, è fortemente tinto di rosa. Nel giorno della Festa della Donna ad essere orgogliose dei traguardi raggiunti, infatti, sono proprio le donne imprenditrici in vigna e in cantina, fiere del loro ruolo nel successo di questo Made in Italy. Le “Signore del Vino” in Italia sono tantissime e oltre 650 quelle iscritte all’Associazione nazionale Le Donne del Vino, che rappresenta tutte le categorie della filiera vitivinicola, dal vigneto alla cantina, dalla tavola alla comunicazione. E anche e soprattutto a loro che si ascrivono i risultati molto positivi della vitivinicoltura italica, ormai settore di punta del Made in Italy, con il nostro Paese primario esportatore di vino con 20 milioni di ettolitri, una quota del 21% del mercato mondiale e un valore di circa 5,1 miliardi di €. Per volume e valore, l’Italia è il primo esportatore negli Usa con quasi 1,1 miliardi di euro e una quota di mercato del 35%. Nonostante la crisi economia, nel 2014 c’è stata una crescita del fatturato delle cantine italiane del 5% rispetto al 2013 e, dato importante, il 55% di queste cantine ha espresso fiducia per il 2015; il 35% in questi primi due mesi ha già avuto riscontri positivi e il 5% prevede un anno molto positivo. Il quotidiano “Marco Polo News” ha raccolto le loro opinioni.
E la “firma rosa” del successo del vino italiano il primo a testimoniarla è un uomo: Riccardo Cotarella, enologo di fama internazionale, consulente di molte aziende vitivinicole di fama, presidente del Comitato scientifico del Padiglione del vino italiano a Expo Milano 2015, ma anche presidente dell’Associazione Mondiale degli Enologi: “Sono orgoglioso di essere uomo, ma nel mio lavoro di enologo mi piacerebbe avere la sensibilità delle donne! Negli ultimi 20 anni le donne hanno dimostrato non solo di avere un valore imprenditoriale e manageriale intrinseco nel condurre vigneti e cantine, ma anche una dote insuperabile nel comunicare questo prodotto”, ha riconosciuto Cotarella.
Gli fa eco una imprenditrice di successo, Diana Bracco, presidente di Expo 2015 Spa e commissario generale del Padiglione Italia, ma pure vitivinicoltrice in Piemonte con l’azienda di famiglia Il Botolo. “L’Esposizione Universale di Milano 2015 sarà una straordinaria opportunità per le donne. Una prima ragione è racchiusa nel titolo stesso: “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. C’è una familiarità naturale delle donne con il nutrire, il prendersi cura e il fornire energia alla vita, e anche per questo con il progetto Women for Expo faremo di tutto per renderle protagoniste. Nel Padiglione Italia abbiamo dedicato uno spazio per far conoscere le iniziative sociali e imprenditoriali che hanno vinto il concorso ‘WE – Progetti delle donne e per le donne’, lanciato lo scorso luglio con l’obiettivo di valorizzare il talento e la capacità progettuale dell’universo femminile nell’ambito dell’Esposizione Universale italiana”. Ma non è tutto qui. Per Diana Bracco “il ruolo delle donne nell’universo della nutrizione è molto ampio: sia su temi quali salute e benessere, sicurezza alimentare, eco-sostenibilità, qualità dei prodotti, lotta agli sprechi; sia con il ruolo professionale e imprenditoriale che esse hanno nella filiera dell’alimentazione e in particolare nel mondo vitivinicolo”.
Produttrice di vini in Campania, Elena Martusciello è presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, costituita nel 1988, uno dei sodalizi più attivi e vivaci nel vasto scenario enogastronomico ed è tra le espressioni più interessanti dell’imprenditoria femminile, tale da rappresentare un fenomeno unico al mondo. Per Martusciello “l’8 marzo è sicuramente una giornata di riflessione sul ruolo delle donne nella società, in agricoltura, ossia uno dei settori su cui l’Italia deve contare per il futuro. Le donne in questo processo andrebbero sostenute sempre di più perché il loro ruolo è strategico nelle imprese, nelle famiglie e nelle associazioni. In agricoltura le imprese a conduzione femminile rappresentano il 33%. Ma va notato che il 43% di donne che ruota intorno ad un’azienda agricola contribuisce a vario titolo al dinamismo e alla capacità di innovazione delle aziende. Dal 2008 ad oggi c’è stato un incremento del 3% delle donne imprenditrici nell’UE”.
In prima linea sul fronte dell’imprenditoria femminile in vigna e in cantina, ma anche sui mercati esteri, Marilisa Allegrini è nota come “la signora dell’Amarone”, titolare dell’azienda di famiglia protagonista della storia del vino in Valpolicella fin dal XVI secolo. Il suo peso professionale la porta ad essere presidente non solo delle 12 Famiglie dell’Amarone d’Arte, ma anche dell’esclusiva conformazione Italian Signature Wines Academy, dove sono presenti i big del vino italiano nel mondo: Allegrini, Feudi di San Gregorio, Frescobaldi, Fontanafredda e Planeta. Dice Allegrini: “Le donne generalmente devono impegnarsi di più per affermarsi nel lavoro e, proprio per questo, sono pronte e disposte a sacrifici maggiori. Credo anche che la presenza femminile nel wine business e la capacità di fronteggiare le complesse situazioni di difficoltà lavorative sia dovuta all’abitudine delle donne di saper gestire e coordinare e valorizzare i rapporti umani”. Poi un ricordo: “Mio papà aveva intuito le sensibilità spiccata delle donne. Sosteneva che siamo proprio noi ad avere un chiaro senso dell’ospitalità, della promozione, dell’attenzione alle sottili dinamiche commerciali che ci rendono propense all’attività imprenditoriale, che la cultura contadina in passato attribuiva solamente alla parte maschile della famiglie”.
Abili e determinanti protagoniste del mondo del vino italiano sono pure le donne impegnate sul fronte tecnico e didattico del vino. Come Daniela Scrobogna, una delle più famose e apprezzate sommelier italiane e docente di fama internazionale. “Non farei una grande distinzione tra il ruolo della donna o quello dell’uomo nel mondo della viticoltura. Il punto fondamentale è come oggi sia indispensabile avere un approccio consapevole all’ambiente, alle pratiche più correte da adottare in viticoltura, aprirsi ai nuovi mercati con la conoscenza delle proprie peculiarità e possibilità. Negli ultimi anni, dopo un lungo periodo di dipendenza, il comparto femminile della produzione del vino si è scoperto attivo, propositivo, stimolante e produttivo. Molte donne oggi hanno abbracciato la carriera dell’agronomo o dell’enologo e in questi settori stanno apportando una sensibilità e una competenza di altissimo livello. Troviamo donne competenti in molti altri settori, compresi quelli della comunicazione, ristorazione, consulenza. Ovunque hanno saputo unire un’innata lucida femminilità alla caparbietà e alla competenza”, ha affermato.
Tra il vigneto, la cantina e un competitivo business internazionale, come molte altre imprenditrici del vino, Nadia Zenato è titolare dell’omonima azienda familiare in Valpolicella, presidente delle Donne del Vino del Veneto e componente de Le Famiglie dell’Amarone d’Arte. “Il ruolo delle donne del vino è da sempre un ruolo importante per la promozione cultura e comunicazione del vino di qualità a 360 gradi. Sono sempre di più le donne impegnate in vigna in cantina nella comunicazione nei ristoranti nelle enoteche e tantissime sommelier. Sono tantissime le aziende condotte da donne dove insieme alla loro grande sensibilità, passione e capacità di relazionare riescono a raggiungere sempre traguardi importanti e a portare il Made in Italy nel mondo. Insomma le donne italiane del vino sono vere ambasciatrici che danno grande risalto alla nostra economia”, ha sostenuto.
Più a Sud, alla periferia di Caserta, con la grinta, determinazione, preparazione e pragmatismo, a festeggiare la giornata della donna c’è Maria Ida Avallone, una carriera diplomatica alle spalle, presidente delle Donne del Vino della Campania e titolare dell’azienda vitivinicola Villa Matilde, dove è stato riesumato e rilanciato il vitigno scomparso del Falerno. Dopo aver ricordato che “nel rispetto dei principi fondamentali della nostra associazione, che mette l’attivismo e il fare in prima linea, in occasione della Festa della Donna dell’8 marzo, offriamo un segno tangibile di solidarietà in collaborazione con l’AVIS, la più grande associazione di volontariato del sangue in Italia, promuovendo con un progetto pilota la donazione di sangue tra le associate con lo slogan: ‘Dalla Donna, che crea la vita alla Donna (del vino) che dona la vita’. Il progetto “pilota” parte da Piazza del Gesù in Napoli”, Maria Ida Avallone ha sostenuto che “tra donne e vino esiste un legame antico e profondo. Molto della crescita del comparto è avvenuta grazie alla presenza delle donne. L’uomo, si sa, è più pratico, concreto e diretto, mentre la donna, con la sua abitudine a proteggere, avvolgere e accogliere, è riuscita a completare ed arricchire l’intero settore facendo comprendere che è solo con la collaborazione tra i generi che si possono ottenere i migliori risultati, anche nel vigneto, in cantina e oltre”.
All’insegna del motto “Nulla ha più senso della passione”, in Piemonte tra le Donne del Vino Chiara Soldati (cugina di Mario, scrittore,giornalista, regista cinematografico, sceneggiatore e autore televisivo italiano, grande narratore di vini) è da 20 anni impegnata nel mondo del vino, figlia d’arte, quinta generazione nell’azienda di famiglia La Scolca a Gavi (AL). Riconosce il peso del quid femminile nel successo del vino italiano: “La crescita della qualità produttiva e la presenza femminile nel settore vitivinicolo è sempre più numerosa e significativa. Il binomio donna-vino ha preso il sopravvento in un territorio da sempre quasi esclusivamente maschile: sia nella produzione sia nel consumo e nelle scelte gustative. La figura femminile si è affacciata nel mondo vitivinicolo in un primo momento come coadiuvante nei lavori agricoli, il lavoro di cura del vigneto e della vinificazione erano strettamente gestiti da uomini, ma da più di un decennio si è delineato un interesse crescente delle donne nei confronti del vino visto nella sua complessa realtà produttiva”. E così, ha aggiunto, “si sono delineate le prime figure di imprenditrici vitivinicole autonome e con incarichi direttivi all’interno delle singole realtà produttive. Cambiando la realtà dei consumi, sempre più determinata da gusti e clientela femminile, anche il successo delle imprenditrici vinicole è cresciuto di conseguenza apportando un contributo di professionalità innovativo sia nel settore produttivo, ma anche nelle dinamiche promozionali e commerciali”. Per Chiara Soldati, “una equilibrata presenza femminile nella ‘burocrazia’ vitivinicola potrebbe sicuramente rappresentare una decisiva svolta del mondo dell’imprenditoria femminile vitivinicola in termini di innovazione e sensibilizzazione in importanti campagne produttive e di consumo”.
Dal versante geografico opposto, ossia nel Collio friulano, Annalisa Zorzettig, titolare dell’omonima azienda agricola familiare, riconosce che “la Festa delle Donne è per me un momento di riflessione come mamma, compagna e imprenditrice. Il mondo del vino continua ad avere un volto molto maschile, ma è pur vero che negli ultimi anni è aumentato il numero delle donne alla guida di aziende vitivinicole, e non solo. Determinazione, pragmatismo, umiltà e disponibilità sono tratti qualificanti delle donne, senza dimenticare il sorriso. Sono il valore aggiunto che riusciamo a portare nelle nostre aziende quando scegliamo di fare qualcosa, di intraprendere un progetto, un’impresa perché ci crediamo profondamente e desideriamo portarla a termine con tutta la nostra energia e perseveranza, tenendo sempre davanti agli occhi l’obiettivo e la strada da percorrere”. E senza scordare gli impegni familiari. Secondo Zorzettig “nel nostro lavoro quotidiano, anche se prese da mille impegni e responsabilità, non dobbiamo mai mettere da parte la nostra femminilità, l’eleganza, il gusto e la passione per le cose belle, la nostra sensibilità che ci aiutano a cucire e consolidare i rapporti con i nostri collaboratori, i clienti, i colleghi, in una prospettiva sempre propositiva e costruttiva. Consapevoli di ciò, conta, quindi, sì essere donna, ma vale di più essere persona. E questo vuol dire continuare sempre ad essere aperte per incontrare il mondo maschile, prendere tutto il buono che c’è, per entrare a far parte di un coro a più voci, senza distinzioni di genere, che produca confronto, dialettica, nuove idee, riflessioni condivise, che sono alla base dell’evoluzione e del cambiamento per tutti”.
Last but not the least, da New York, dove è divenuta la sommelier di riferimento per il jet set americano e per le maggiori catene di ristorazione, ove il vino Made in Italy da lei promosso fa tendenza grazie anche al suo programma didattico “wine seductions”, Alessandra Rotondi non è una fan dell’8 Marzo, né delle quote rosa. Ma riconosce, quasi con toni poetici, che “c’è una situazione in cui mi sento di evocare tutto il gineceo e questo succede se penso a una vigna. Cosa c’è di più femminile di un luogo fertile che, apparentemente, non dà segni di vita e, invece, silente e paziente, sta coltivando un progetto? E poi diventa visibile: ai più sensibili subito; ad altri a maturazione ormai avvenuta. Ove si sviluppa il frutto e nasce qualcosa di potenzialmente grande sotto le amorevoli cure di chi lo accudisce. Ecco: nel giorno della Festa della Donna, io festeggio le similitudini tra una vigna e una fecondità tutta rosa”. Alessandra è un fiume in piena sul felice connubio tra donne e vite-vino: “Molto bello e vero è dire che le donne siano brave a definire sentori e profumi per un super attivo ciclo ormonale. E che abbiano elevate capacità imprenditoriali in grado di ampliare la promozione mediatica e commerciale. Ma per me, la donna ci mette molto di più: come la vigna sa cosa significa il sacrificio e l’attesa e punta sul lungo termine perché un vino mediocre lo sanno fare tutti. Mentre un silenzio e un apparente niente, preimposto in vista di un grande risultato, solo chi è predisposto naturalmente a una bene più prezioso può sostenerlo. La parola ‘vino’ viene dal Sanscrito “vena”, che significava “amore”. I Latini lo trasformarono in “vinum”, con la stessa etimologia on cui chiamarono “Venus”, Venere, la Dea dell’Amore. Tante coincidenze, tanti giochi di parole, lo so. Ma per me vino è donna. Chi altri accetterebbe una vendemmia verde per un bene più grande?” ha concluso la sommelier italiana.
di Patrizia Marin
8 Marzo 2015