Anche l’Italia si avvantaggerà dal ruolo che nelle transazioni mondiali sta assumendo il renminbi, la valuta della Cina. Ma nei confronti del grande paese asiatico “il sistema finanziario italiano è stato sinora timido, rispetto ai potenziali, e soprattutto è stato al traino dei grandi centri finanziari internazionali. Per questo deve fare una riflessione più approfondita e spinta”, come ha detto Riccardo Monti, presidente dell’ICE, in occasione del forum di alto livello organizzato a Roma dalla Bank of China con la Fondazione Italia-Cina, dove è stata fatta l’analisi della situazione e delle prospettive della moneta cinese.
Dal 2009, anno in cui è stato dato il via all’utilizzo del renminbi per le transazioni ‘cross boarder’ da e verso la Cina, “la valuta ha avuto un progresso senza precedenti, con uno sviluppo al di là di ogni previsione”, ha detto Cao Yuanzheng, capo economista di Bank of China.
Ed ha aggiunto che “si è avuto uno sviluppo velocissimo: dallo zero del 2009 al 22,3% del 2014, così che circa i due terzi del commercio internazionale ormai vengono fatti in renminbi. È la quinta valuta al mondo per pagamenti e la seconda per transazioni commerciali dopo il dollaro. Può diventare una valuta internazionale, ma ancora non lo è ancora perchè c’è bisogno di una riforma”.
A partire dalla piena convertibilità. Però a suo dire servono tre requisiti a cui ancora si deve lavorare e cui la moneta non risponde: “deve essere pienamente convertibile, si deve avere un deficit nella bilancia dei pagamenti e un sistema e mercato finanziario ben sviluppato”. Tuttavia, “nonostante non risponda a questi requisiti, il renminbi viene utilizzato come valuta internazionale. Diciamo che ha un ‘regime speciale’ rispetto alle valute internazionali tradizionali”.
Non tra l’altro escluso un ingresso del renminbi nel paniere del Fondo Monetario Internazionale già da quest’ anno, come ha ipotizzato il capo economista di Bank of China: “Lo spero, e’ possibile”.
L’ambasciatore cinese in Italia, Li Ruiyn, ricordando le varie aziende che hanno partner cinesi, da Ferretti ad Ansaldo e da ultimo Pirelli, ha sottolineato come “ammontano a 100 miliardi gli investimenti cinesi in Italia” e ha auspicato “che questo tipo di partnership di mutuo vantaggio apra ampie prospettive per Italia e Cina. Quest’anno cade il 45.o anniversario delle relazioni tra Italia e Cina e continuerà una cooperazione proficua con le aziende cinesi”.
Al Forum Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia-Cina, ha sottolineato il ruolo sempre crescente della moneta cinese ed ha rilevato: “Il renminbi in cinese significa ‘moneta del popolo’ e l’ auspicio è che possa essere una moneta per tutti i popoli”. Eugenio Gaiotti, capo dipartimento economia e statistica di Banca d’Italia ha detto che “l’utilizzo del renminbi nel commercio tra Italia e Cina ha numeri ancora piccoli, ma guardiamo con attenzione a questo”.
Ampia e approfondita l’analisi di Riccardo Monti, presidente dell’ Ice, che ha posto in evidenza come “la Cina si sia data l’obiettivo di passare da economia di esportazioni, con il più elevato surplus mondiale della propria bilancia commerciale, ad economia di consumi”. Monti inoltre ha molto apprezzato “la capacità della Cina di fare piani pluriennali molto ambiziosi e di saperli sempre rispettare”. Si è poi soffermato sulla collaborazione molto proficua tra Cina e Italia. “Una collaborazione che sta evolvendo verso una partnership grazie ad un lavoro meticoloso per valorizzare gli sforzi in atto”. Nella sua analisi Monti, dopo aver detto che “il nostro export sta andando molto bene”, ha ricordato la centralità in Cina delle filiere italiane dell’abitare (+35%), agro-alimentare con il know how e le tecnologie del nostro paese non solo per la produzione, ma anche trasformazione, packaging e distribuzione; delle energie alternative e rinnovabili, con una considerevole capacità italiana di recuperare il gap iniziale; del farmaceutico con una progressione del 30%. Monti, nel dare appuntamento al prossimo “Business Forum Italia-Cina” in programma a giugno ad Expo Milano 2015, ha auspicato che “i due Paesi siano in grado di sviluppare anche una collaborazione in attività di triangolazione nei vari continenti valorizzando le rispettive competenze ed esperienze”.
di Dario de Marchi
16 Aprile 2015