La moda Made in Italy prende letteralmente cappello, ovviamente modello Borsalino. Nuovo corso infatti per la storica casa Borsalino, marchio icona del Made in Italy nel mondo. È arrivato il classico ‘cavaliere bianco’ a salvare dal rischio fallimento l’azienda di Alessandria che ha presentato in Tribunale la richiesta di concordato. Philippe Camperio, finanziere italiano che vive in Svizzera, affitterà un ramo d’azienda della società attraverso il fondo Haeres Equita per garantirne la continuità produttiva e, al termine dell’iter previsto dalla legge, assumerà il 100% del controllo della maison piemontese.
Insomma, il fallimento è stato scongiurato dopo i guai di natura squisitamente finanziaria da ricondurre alla figura di un ex proprietario, Marco Marenco, arrestato dopo sei mesi di latitanza a Lugano su richiesta di rogatoria e di mandato di cattura internazionale. Sul cinquantanovenne imprenditore astigiano pende l’accusa, quale ipotesi principale di reato, di bancarotta fraudolenta.
Negli ultimi anni, infatti, avrebbe girato ingenti quantità di denaro delle sue aziende su conti offshore nei paradisi fiscali. Nel contempo diverse altre società controllate hanno mostrato passivi importanti. Dopo l’uscita di Marenco, l’azienda è stata guidata da Marco Moccia, amministratore delegato, e dal presidente Raffaele Grimaldi che hanno riportato un margine operativo lordo (Mol) nel primo trimestre dell’anno a circa 200mila euro.
Philippe Camperio, che vive a Ginevra, è presidente e fondatore di Swiss Luxury Beliefs e founding partner di Quest Partners, una investment banking boutique, con sede a Ginevra e Toronto. Swiss Luxury Beliefs è una private equity che si occupa di acquisire e gestire marchi del settore lusso.
Intanto, la vita del cappello più famoso al mondo prosegue apparentemente ignara delle vicende giudiziarie e finanziarie. Nessuna ripercussione sulle vendite, stando a quanto raccontano i multibrand che rivendono la griffe.
Dalle grandi metropoli alle piccole realtà, secondo alcuni rivenditori interpellati dall’AdnKrons, i prodotti della storica azienda di Alessandria, fondata nel 1847 da Giuseppe Borsalino, non sembrano aver avvertito il peso della vicenda. Anzi, qualcuno ha affermato che il clamore suscitato ha riacceso l’interesse per il prodotto.
“Borsalino si vende e va abbastanza bene”, ha detto Sonia Bacca, titolare di “Cappelleria Bacca” di Rovereto (Trento), rilevando che “i clienti non se ne sono neanche accorti dei guai di Marenco, Borsalino è il marchio più conosciuto ed è sempre richiesto, è tra i brand al top delle vendite nel settore dei cappelli’.
Dello stesso avviso Viola Tarabella, capoarea accessori di “La Rinascente” a Roma, secondo la quale “Borsalino è un modello che è sempre scelto dai clienti, l’andamento delle vendite è buono, è un cappello molto richiesto ancora oggi, soprattutto per i modelli femminili. Il classico è quello più venduto ma anche i modelli stagionali si vendono bene, sebbene il prezzo sia elevato è comunque un brand molto prestigioso e riconosciuto in tutto il mondo. Per il momento le vendite non hanno risentito dei fatti che hanno coinvolto Marenco e i problemi dell’azienda non sono ricaduti sui consumatori, almeno per ora”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Troncarelli, titolare di “Antica Cappelleria Troncarelli” di Roma, il quale ha detto che “Borsalino si vende sempre bene, anzi, credo che i fatti che sono avvenuti recentemente gli abbiano fatto pubblicità. È un marchio forte che è sempre richiesto e non risente della crisi societaria. Tra i modelli che vendiamo meglio senza dubbio c’è quello in feltro, che non conosce crisi”.
Anche nella boutique milanese “Antonia”, le vendite dei Borsalino non hanno registrato inflessioni: “Abbiamo un solo modello di Borsalino, il classico, che in generale si vende sempre bene”.
Una voce fuori dal coro è quella di Annamaria Carozzi, titolare della storica “Cappelleria Viariani” di Torino: “Borsalino è sempre richiesto dai clienti, ma al momento abbiamo problemi con le consegne.- Già dall’anno scorso abbiamo avuto problemi, non riesco a parlare con l’azienda e in questo momento ho saputo da altri fornitori che producono per Borsalino che hanno grosse difficoltà a consegnare. Per quello che mi riguarda sono tantissimi anni che compro Borsalino, qui chi cerca un classico lo trova ma la linea moda, quella delle collezioni stagionali, non tira molto”. Variani ha aggiunto che “questo negozio è molto antico, e la nostra è una clientela tradizionale, ma spesso chi cerca Borsalino finisce per comprare un articolo meno costoso. Borsalino è un brand prestigioso, e il cliente vuole il cappello di qualità, certo, ma poi finisce per comprarne un altro che è meno caro. È senza dubbio il marchio più quotato soprattutto tra chi deve fare un presente, anche se non si sceglie il modello più costoso, basta il nome Borsalino a garantire il valore del cappello. È vero anche che se supera i 100 euro il Borsalino non viene comprato, io ne ho un magazzino ancora pieno”.
Secondo Annamaria Carozzi “in città come Milano, dove la clientela è più cosmopolita, è normale che i Borsalino si vendano di più, ma è pur vero che sono le piccole realtà come la mia a formare il tessuto economico. Ogni volta che entra un cliente mi dice ‘Voglio un Borsalino’, ma in realtà finiscono per comprare un articolo che costa meno, sebbene Borsalino sia un nome che in Italia e all’estero ha una risonanza enorme”.
Giancarlo Manzoni di “Roberto Manzoni Ravenna”, storica bottega di cappelli, ha ribadito come “la storica azienda piemontese sia il top per chi sceglie di affidarsi alla qualità e alla sartorialità del cappello Borsalino: è come la Ferrari dei cappelli, nel nostro settore ha la stessa fama del Cavallino. Non abbiamo registrato né cali né crescite nelle vendite negli ultimi anni, neanche in questo momento, anzi, c’è molta curiosità intorno a Borsalino proprio per i fatti avvenuti il mese scorso”.
di Patrizia Tonin
7 Maggio 2015