È Made in Italy un nuovo dolcificante proteico ‘biotech’ che promette di battere lo zucchero su due fronti: aiutare chi lotta contro gli zuccheri (i diabetici e non solo) e ne basta un solo grammo per ottenere la stessa dolcezza fornita da 3 chili di glucosio. A produrlo è una start-up nata da poco all’Università Federico II di Napoli, battezzata ‘iSweetch’ e presentata alla BioInItaly Investment Forum & Intesa San Paolo StartUp Initiative di Milano, evento organizzato da Assobiotec e Intesa San Paolo.
”Sono diversi anni che lavoriamo in laboratorio su proteina dolce presente in natura, la monellina”, ha spiegato all’Adnkronos Salute Delia Picone, docente di Chimica generale dell’Università Federico II e cofondatrice di ‘ISweetch‘, “essendo una proteina non influisce sul rilascio dell’insulina nei diabetici e per dolcificare una tazza di tè ne basta 1 grammo rispetto a 3-4 cucchiai. È chiaro che se riusciremo a portala in commercio sarà in una soluzione liquida”.
Ma non solo. ”Questa molecola”, ha proseguito Picone, “potrebbe anche aiutare a sviluppare edulcoranti per le preparazioni farmaceutiche destinate sempre ai diabetici”.
Ora l’obiettivo della start-up universitaria è trovare un partner industriale che collabori a questa ricerca. ”La vera novità di questa molecola è la sua versatilità”, ha sottolineato la docente,”possiamo renderla più dolce e quindi adatta a succhi di frutta o yogurt. Inoltre, stiamo lavorando per migliorare l’aspetto della produzione con un processo a basso costo”.
Per ottenere la monellina da utilizzare come dolcificante sono infatti necessarie le biotecnologie, che aiutano a far fronte sia alle difficoltà di estrazione della molecola, originariamente identificata dai ricercatori del ‘Monell Chemical Senses Center’ di Philadelphia nell’arbusto africano ‘Dioscoreophyllum cumminsii’, sia alla sua instabilità alle temperature elevate che renderebbe di fatto impossibile aggiungerla a un caffè bollente o a un impasto da cuocere al forno.
Per questo i ricercatori dell’Università di Napoli hanno apportato piccole modifiche alla sua struttura, rendendola allo stesso tempo più stabile e più dolce, tanto che ora il suo potere dolcificante è pari a tremila volte quello dello zucchero. Per farlo hanno sfruttato batteri geneticamente modificati in grado di portare avanti processi di fermentazione crescendo sugli scarti alimentari. Come immaginabile i costi di produzione di questo dolcificante biotech sono più elevati rispetti a quelli da sostenere per produrre lo zucchero comune, ma la possibilità di utilizzarne quantità molto più limitate per ottenere lo stesso effetto in termini di dolcezza ridurrebbe la spesa finale.
di Dario de Marchi
11 Maggio 2015