“La moda è come l’architettura, è solo una questione di proporzioni”, amava ripetere l’indimenticabile Coco Chanel, che già nei primi del ‘900, in epoca non sospetta, aveva intuito il solido legame tra moda e architettura, riassumendo il perfetto equilibrio che esiste tra le due discipline. Il binomio architettura-moda non è mai stato così potente come oggi: le due arti, infatti, camminano sempre più spesso mano nella mano, come l’ultima collaborazione che ha visto protagonista Renzo Piano e Max Mara, per la quale il celebre architetto genovese ha realizzato la borsa “Max Mara Whitney Bag design by Renzo Piano Building Workshop”.
La borsa è stata creata in occasione dell’inaugurazione del nuovo “Whitney Museum of Art”, di New York, ripensato dall’archistar italiana e inaugurato da poco nella Grande Mela. La “Max Mara Whitney Bag design by Renzo Piano Building Workshop”, in vendita a 1.170 euro e prodotta in edizione limitata di 250 pezzi, è realizzata in pelle color grigio-azzurro, che richiama la tonalità metallica della facciata del museo, ed è già sold out in tutto il mondo. Per capire le proporzioni di questa ‘inusuale’ collaborazione tra l’architetto ligure e la casa di moda emiliana, basta pensare che i 10 pezzi messi in vendita online sono andati esauriti nel giro di 2 settimane.
Lussuosa e curata in ogni dettaglio, il cliente che l’acquista non compra solo una borsa, ma anche un vero e proprio oggetto di design. Realizzata interamente in pelle, la borsa è caratterizzata dalle nervature preformate a caldo in rilievo, veri e propri ‘tagli grafici’, che richiamano direttamente l’aspetto modulare della facciata del museo. La ‘gemella’ di pelle del Whitney Museum ha inoltre una fodera di colore rosso, ulteriore dettaglio che il Renzo Piano Building Workshop ha voluto come elemento distintivo, e che mette in risalto gli scomparti interni.
Tutte le fasi di stampa sono state eseguite con una pressa foderata di caucciù per garantire la qualità della pelle e mantenere la morbidezza, adattando nel campo della pelletteria una tecnica solitamente propria del ricamo. Anche tutti i dettagli di metallo della borsa firmata da Renzo Piano sono stati studiati partendo dall’osservazione dei componenti strutturali in metallo del progetto architettonico del Renzo Piano Building Workshop, come i tiranti d’acciaio della facciata che hanno dato forma alle fibbie, alla tramezza e al moschettone della borsa, elemento ‘signature’ della tracolla. La borsa è inoltre dotata di doppio manico e tracolla regolabile. Sono solo 40 gli store nel mondo in cui è possibile trovare uno dei pezzi ‘collector’ (compreso il Whitney Museum di New York), e le prenotazioni della limited edition superano attualmente il quantitativo dei pezzi disponibili. Nonostante le richieste incessanti per aggiudicarsi la borsa, Max Mara non ha intenzione di rieditare il modello ‘collector’ disegnato da Renzo Piano. L’unica certezza è che la prima appartiene a Milly Piano, moglie dell’architetto.
Non sorprende, del resto, il successo di una simile liason tra due arti che coniugano gli interessi e i desideri di società e arte. Da sempre, moda e architettura convivono, condividendo forme, estetica, idee e tecnica, dall’ ideazione del progetto, alla stesura del bozzetto, fino alla realizzazione finale. Se è vero, inoltre, che la moda non è solo questione di forme, lo stesso può dirsi per l’architettura.
Cosa succede, però, quanto le rigide regole dell’ architettura sono applicate al mondo del fashion? Nel corso degli anni sono stati in molti a ispirarsi all’universo dell’architettura, soprattutto per quanto riguarda le calzature, come il direttore creativo di Sergio Rossi, Francesco Russo, che nel 2013 realizzò sandali con il tacco a spillo ispirati alle opere dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava. O, ancora, Gianfranco Ferrè, che fu pioniere nell’aprire le porte dell’architettura alla moda. Prima di dedicarsi totalmente al fashion, proprio Ferrè si laureò in architettura al Politecnico di Milano, portando poi le sue percezioni estetiche e le sue abilità progettuali alla loro massima espressività con la camicia bianca, rielaborata e ripensata infinite volte in oltre vent’anni di carriera.
Dalla moda all’architettura e viceversa, si potrebbe dire che le due discipline non sono mai state così legate come oggi. Renzo Piano non è il solo architetto ad essersi prestato a collaborazioni con la moda, imprimendo letteralmente il proprio nome sull’oggetto in questione. Come l’architetto genovese, che ha firmato la borsa di Max Mara imprimendoci la scritta “Designed By Renzo Piano Building Workshop” con la tecnica del timbro a fuoco, anche il francese Jean Nouvel nel 2013 ha ideato “Pure”, una capsule collection di sneakers per il marchio di calzature perugino Ruco Line, firmando ogni scarpa con la sua sigla, come per ribadire la stretta connessione tra architettura e moda.
Hanno prestato il loro nome alla moda anche gli architetti Fernando Romeo, Michael Young, Rosse Lovegrove, Ben Van Berkel e Zaha Hadid nell’esposizione “Re-Inventing Shoes”, presentata lo scorso aprile a Milano durante il “Fuorisalone 2015”. Le archistar hanno creato scarpe avveniristiche avvalendosi della stampa 3D, in collaborazione con il brand “United Nude”, che appartiene a Rem D. Koolhaas, nipote, e architetto a sua volta, dell’architetto olandese Rem Koolhaas.
Sempre per quanto riguarda le scarpe tridimensionali, il teschio di un uccello ha ispirato la “Biomimicry shoe”, nata dalla collaborazione tra la designer olandese Marieka Ratsma e l’architetto americano Kostika Spaho. Anche Daniel Widrig nel 2011 collaborò con l’istrionica designer Iris van Herpen in una collezione di moda, realizzando abiti in 3D che richiamavano motivi organici, come le ossa e gli scheletri umani.
Quanto a Renzo Piano, l’archistar italiana ha fatto irruzione nella moda con una borsa che si annuncia come la nuova “it-bag”. Croce e delizia di ogni donna, le “it-bag” sono quelle borse passate alla storia per essere diventate dei best seller internazionali.
Tanto per fare qualche esempio, sono “it-bag” la “Birkin” e la “Kelly” di Hermès, la “2.55” di Chanel, la “Peekaboo” e la “Baguette” di Fendi, la “Bettina” di Givenchy, l’”Alexa” di Mulberry, la “Petite Malle” di Louis Vuitton, la “Lady Dior” di Dior, la “Falabella” di Stella McCartney.
di Patrizia Tonin
14 Maggio 2015