Alla Reggia di Monza, dal 30 Maggio al 8 Novembre, la mostra fotografica “ Nomachi- Le vie dell’anima” dove i visitatori potranno ammirare le fotografie di Kazuyoshi Nomachi, uno dei più grandi fotografi giapponesi.
Nomachi è sempre stato un fotografo documentarista e ha dedicato tutta la sua vita al tema “della preghiera e della ricerca del sacro”. Per oltre 40 anni, sin dal suo primo viaggio nel Sahara, quando aveva venticinque anni, ha rivolto la sua attenzione alle più diverse culture del mondo che sono espressione dei popoli che vivono nelle terre più difficili e aspre, affascinato dai grandi spazi e dalla forza di quelle genti.
Nomachi Le vie dell’anima è la più grande mostra antologica dell’artista. Con circa 200 scatti, il percorso espositivo articolato in 7 sezioni ricostruisce il viaggio di una vita attraverso la sacralità dell’esistenza nella vita quotidiana, un’esperienza vissuta dall’artista in terre tra loro lontanissime, ma accumunate da quella spiritualità che dà un ritmo e un senso alle più dure condizioni. Una spiritualità che solo Nomachi sa cogliere in paesaggi di unica e straordinaria bellezza, dove i ritratti e le figure umane assumono una dignità assoluta e si fondono con il contesto in composizioni quasi pittoriche, dominate da una luce abbagliante, reale e trascendentale al tempo stesso. Un sorprendente allestimento, progettato da Peter Bottazzi, propone ai visitatori un percorso affascinante e coinvolgente.
Nomachi nasce in Giappone nel 1946 a Mihara, un villaggio nel Distretto di Hata, Prefettura di Kochi. Studia alla Kochi Technical High School e inizia a scattare fotografie fin dall’adolescenza. Nel 1969 studia fotografia con Takashi Kijima. Nel 1971 inizia la sua carriera come fotografo pubblicitario free-lance e l’anno successivo compie il suo primo viaggio nel Sahara, dove rimane colpito dalle dure condizioni di chi vive in un ambiente così ostile. Decide a quel punto di dedicarsi al foto-giornalismo.
Dal 1988 rivolge la sua attenzione all’Asia. Mentre esplora le aree occidentali della Cina, viene attratto dalle popolazioni che vivono nelle estreme altitudini del Tibet e dal Buddismo. Questo incontro lo porta, fra il 2004 e il 2008, a visitare quasi l’intera area di cultura tibetana, spingendosi poi alla scoperta delle origini nelle terre del sacro Gange, dove nacque l’Induismo. Dal 1995 al 2000 Nomachi accede alle più sacre città dell’Islam e viaggia per cinque anni in Arabia Saudita, avendo l’opportunità di fotografare il grande pellegrinaggio annuale alla Mecca e a Medina. È stato così il primo a documentare in modo così ampio e approfondito il prodigioso pellegrinaggio di oltre 2 milioni di musulmani verso la loro città santa, la Mecca. Dal 2002 visita anche gli altopiani delle Ande, il Perù e la Bolivia, per indagare l’intreccio fra cattolicesimo e civiltà Inca, ricerca che prosegue a tutt’oggi.
Le sue fotografie sono pubblicate in tutto il mondo e appaiono nelle principali riviste di fotografia, dal The National Geographic, a Stern e GEO. I lavori realizzati nel Sahara, lungo il Nilo, in Etiopia, in Tibet e in Arabia, hanno vinto numerosi premi nel suo paese e hanno suscitato negli anni una grande ammirazione anche nei paesi occidentali.
Promossa dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, la mostra è organizzata e prodotta da Civita Cultura, in collaborazione con Creviis e Fondazione Italia-Giappone e con il sostegno di Canon. Servizi di accoglienza a cura di Cultura Domani. Media partner LifeGate.
Redazione
26 Maggio 2015