Le radici italiane affondano anche nella Romania, il Paese balcanico più vicino alla cultura e alla tradizioni latine. Con la collaborazione di Radio Rai, Radio Vaticana e Radio Romania, da oggi prende il via il progetto “La Via di Arad – un cammino in una terra di confine”. Si tratta di un originale programma di cammino storico-culturale concepito selezionando il tema – quello della frontiera e l’italiano di frontiera – scelto dalla Comunità Radiotelevisiva italofona internazionale nel 2015 per celebrare i 30 anni dalla sua fondazione.
Il progetto è stato anche citato come esempio di “diplomazia culturale” in occasione della recente visita del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a Bucarest. Il cammino si svilupperà lungo l’area a più alta concentrazione imprenditoriale degli italiani in Romania, ossia la zona di Arad-Timisoara. Il percorso “Via di Arad – un cammino in una terra di confine” si soffermerà sull’importanza di quest’area per gli italiani e sulla sua stratificazione storica, etnica e religiosa.
Il programma – che si concluderà il 4 settembre – è organizzato in collaborazione con l’ambasciata d’Italia a Bucarest, che ha dato anche il patrocinio a questa iniziativa, accanto alla Comunità Radiotelevisiva Italofona, e con il sostegno del Comune di Arad, del Centro Nazionale di Informazione e Promozione Turistica di Arad e del Consolato Onorario d’Italia ad Arad. Sarà un interessante evento culturale non solo per far riscoprire ma anche meglio conoscere qual è l’impronta italiana in quest’area dei Paesi Balcanici.
In particolare, i giornalisti di Radio Romania, Radio Rai e Radio Vaticana racconteranno agli ascoltatori le esperienze del nuovo viaggio in una regione alla confluenza tra il centro e l’est del continente europeo, dove ci sono numerosi luoghi di culto ortodossi, cattolici e di altre confessioni e dove convivono da secoli tante minoranze, cui si è affiancata negli ultimi 25 anni un’importante comunità italiana.
Nel loro cammino, i giornalisti saranno accompagnati da un funzionario dell’ambasciata d’Italia e dal direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest.
di Leonzio Nocente
28 Agosto 2015