Incastonata a ridosso delle Prealpi Carniche, in Friuli, c’è una sorta di “ONU delle barbatelle e degli innesti da vite” per le migliori vigne di tutto il mondo. Una realtà indiscussa e determinante per lo sviluppo della qualità del vino che, dovunque, porta una chiara firma Made in Italy.
Quasi tutti sanno della maestria italiana nel trattare l’uva e poi il vino in cantina per avere il meglio del “nettare degli Dei”. È invece noto a pochi che fin dalla formazione della piante di vite c’è una grande capacità e conoscenza, quasi una esclusiva tutta Made in Italy, esportata in tutto il mondo.
La manipolazione degli innesti e delle barbatelle da vite, infatti, sono un retaggio, quasi un monopolio, dei Vivai Cooperativi di Rauscedo (VCR), piccolo paese ai piedi delle Prealpi Carniche, che in 95 anni hanno raggiunto una specializzazione senza pari, con produzione annuale di oltre 60 milioni barbatelle innestate, un processo fondamentale per la qualità dell’uva. In particolare, dal 1930 a Rauscedo è sorto il più grande complesso vivaistico-viticolo del mondo.
Un successo dovuto a molti fattori ma, soprattutto, alla qualità del prodotto: la barbatella VCR si è distinta a livello internazionale e ha acquisito una notorietà che è diretta conseguenza del suo alto grado di affidabilità e del superiore livello genetico-sanitario.
Così, come ha spiegato Pietro D’Andrea, anima e presidente della cooperativa, “oggi i nostri 250 soci hanno un compito molto importante e difficile: assicurare e rendere disponibile nei 28 Paesi viticoli dove siamo presenti, un prodotto perfetto sotto il profilo morfologico, genetico e sanitario. Ai Vivai Cooperativi Rauscedo, sotto il controllo degli organi direttivi societari, sono coltivati oltre 1.100 ettari di vivaio e 1.050 a portinnesti: un potenziale enorme che permette, ogni anno, di produrre circa 60 milioni di barbatelle suddivise in più di 4.000 combinazioni. L’estensione dei terreni da vivaio, il clima particolarmente favorevole, la grande professionalità degli associati, consentono di ottenere rese, in barbatelle di 1ª scelta, impensabili altrove, mediamente del 75%, con punte di oltre il 90%”.
Ed ha rilevato che “per raggiungere questi livelli è necessario che tutti i processi biologici, dalla formazione del callo alla radicazione, alla maturazione e lignificazione, si svolgano in condizioni ottimali e diano poi luogo ad una qualità morfologica ineccepibile, come quella dei prodotti VCR”.
Gli ha fatto eco Eugenio Sartori, direttore della cooperativa: “il segreto del nostro primato sta nella ricerca continua di nuove varietà, cloni ed incroci che possano dare risultati sempre migliori per il viticoltore. Tutti i grandi filoni della ricerca vivaistico-viticola sono stati da noi percorsi: dall’uso della micropropagazione e dell’innesto a verde, ai controlli sanitari tramite Elisa test e P.C.R., alla clonazione con pressione selettiva debole alla caratterizzazione enologica dei cloni attraverso la valutazione dei parametri fini”.
Poi ha ricordato che “un decisivo contributo al miglioramento qualitativo viene offerto anche attraverso le 350 micro-vinificazioni che vengono annualmente effettuate nella nostra Cantina Sperimentale: esse consentono una verifica costante delle potenzialità enologiche dei diversi cloni italiani e stranieri oggetto di moltiplicazione; la loro degustazione inoltre è l’occasione per un dialogo proficuo tra enologi, viticoltori e vivaisti nell’interesse di tutta la filiera vitivinicola”.
Ma non basta. “Anche nel campo delle varietà da tavola è stato profuso uno sforzo particolare con la valutazione di novità con seme ed apirene provenienti da Argentina, Moldavia, Ucraina e Grecia ed alcune di queste sono oggi diffuse ed apprezzate nelle aree più meridionali della nostra Penisola e nei Paesi del Mediterraneo”, ha aggiunto D’Andrea.
Oltre a ciò, ha detto ancora il direttore Sartori, “i Vivai Cooperativi Rauscedo quasi dieci anni fa hanno aderito al progetto ‘Genoma della vite’ dell’I.G.A. di Udine, in qualità di socio finanziatore, ritenendo di fondamentale importanza poter fruire, nel medio-lungo termine, dei risultati di ricerche finalizzate all’ottenimento, attraverso l’ibridazione, di varietà resistenti alle malattie. L’innovazione e la sperimentazione scientifica sono, dunque, il vero motore della crescita VCR perché consentono ai viticoltori di tutte le aree viticole del mondo di migliorare la qualità dei loro prodotti attraverso l’utilizzo di barbatelle e cloni dei Vivai Cooperativi di Rauscedo”.
Ma come nasce questo sconosciuto centro, che in realtà è un gigante delle barbatelle e degli innesti da vigna nel mondo? Nel 1920, ossia ben 95 anni fa, a Rauscedo, in un ambiente economicamente depresso e caratterizzato da emigrazioni di massa, si costituì il primo nucleo di un’attività vivaistico-viticola. Qualche anno prima, un sottufficiale del Regio Esercito aiutò alcuni agricoltori del paese ad affinare la tecnica dell’innesto al tavolo, che così appresero e assorbirono questa tecnica, nella speranza di elevare il tenore di vita. Cominciò, alla spicciolata, una modesta attività, finché intorno al 1929/30 si diffuse l’idea che la forma associativa avrebbe risolto molti problemi e permesso una maggior produzione a prezzi remunerativi. Fu su iniziativa di autentici “apostoli”, come lo stesso presidente Pietro D’Andrea, appassionato animatore dell’attività vivaistica, sorsero nel 1933 i Vivai Cooperativi Rauscedo. Dopo la seconda Guerra Mondiale nuove energie si riversarono sul paese: le nuove generazioni non emigrate ed i reduci che non volevano abbandonare le loro terre.
Nel 1948 vennero superati i 3 milioni di innesti-talea, per cui le dimensioni sempre crescenti della Società imposero il passaggio alla forma giuridica di Società Cooperativa a responsabilità limitata. Con il tempo ed il crescente lavoro molti emigrati sono tornati alla terra d’origine per cui la società ha potuto far fronte alla crescente produzione con nuove risorse umane e nuove strutture.
Dal 1960, ha raccontato D’Andrea, “selezioniamo i nostri cloni originali: una scelta strategica molto importante per porre a disposizione dei viticoltori un gran numero di selezioni proprie, accanto ai cloni costituiti dagli Istituti di Ricerca Pubblica. Dopo il grande successo ottenuto con la serie ‘Rauscedo’, che ancora oggi annovera al proprio interno ottimi cloni come il Cabernet Sauvignon Rauscedo_5, lo Chardonnay Rauscedo 8, il Sangiovese Rauscedo 24, il Sauvignon Rauscedo 3, ecc., dal 1990 è cominciata l’omologazione dei cloni ‘VCR’”.
“Questi ultimi biotipi”, ha aggiunto Sartori, “si distinguono innanzitutto per il controllo sanitario esteso a tutte le entità virali più pericolose e diffuse nella vite e, in particolare, al complesso dell’arricciamento, dell’accartocciamento e del legno riccio, e per la grande attenzione posta, a livello genetico, nell’identificazione di biotipi in grado di dare risposte quanti-qualitative adeguate alle esigenze della moderna viticoltura”.
Ma l’attività di selezione clonale dei Vivai Cooperativi Rauscedo non ha riguardato le sole varietà locali ed internazionali coltivate in Italia, ma anche quelle relative ai più importanti Paesi viticoli esteri. Già alla fine degli anni ’80 è stato avviato un intenso lavoro di prospezione varietale in Grecia nei vitigni autoctoni più famosi quali Mandilari, Liatiko, Vidiano, Limnio, Moschofilero, Aghiorghitiko; in Serbia e Montenegro su Prokupac, Vranac, Kratošija e Krstac; nella Repubblica Ceca sulle varietà della Moravia che rappresenta la zona viticola per eccellenza di quel Paese.
Recentemente si è dato corso a lavori di selezione su varietà della Crimea e dell’Azerbaijan.
Non solo, ma grande attenzione è riposta al portinnesto, nato come mezzo per difendersi dalla fillossera, che ha da tempo assunto il ruolo di mediatore tra ambiente pedoclimatico e caratteristiche varietali. In funzione di questa specifica esigenza, i Vivai Cooperativi Rauscedo approntano annualmente più di 700 diverse combinazioni varietà/portinnesto allo scopo di fornire ad ogni viticoltore il prodotto più rispondente alle proprie esigenze aziendali. Tutti gli impianti atti alla produzione di portinnesti sono stati realizzati utilizzando materiale di selezione clonale categoria base costituito per la gran parte da cloni originali VCR. Questo permette di fornire al viticoltore materiale di sicura ed accertata origine e controllato sanitariamente.
Così di anno in anno, la presenza commerciale dei Vivai Cooperativi Rauscedo si è estesa ormai a tutti i Paesi viticoli del mondo. Ad esempio, data l’importanza del mercato francese, nell’ottobre 2003 è stata costituita nel sud della Francia, vicino a Nimes, una società denominata “VCR France” per operare direttamente su quel mercato. “VCR France” oltre a commercializzare le barbatelle “VCR” realizza vigneti “chiavi in mano” in qualsiasi località della Francia grazie a due equipe dotate di macchina Wagner a guida satellitare. Attualmente distribuisce 5 milioni di barbatelle nel Sud della Francia, nel Bordolese, in Borgogna e nello Champagne. Esporta, inoltre, in Libano e Bolivia.
L’interesse dimostrato verso i cloni originali VCR ha indotto i Vivai Cooperativi Rauscedo ad entrare in “Nova Vine”, società a Santa Rosa, nella Sonoma Valley in California, per produrre e diffondere localmente barbatelle di qualità VCR. Fornisce i più prestigiosi ed importanti viticoltori locali, da Mondavi a Gallo, da Martini a Sebastiani, con una produzione di oltre 4 milioni di barbatelle all’anno.
In Australia un accordo è stato portato a termine nel 2000 con il più importante vivaista locale, “Chalmers Nurseries”, per diffondere i cloni VCR. In Spagna la presenza VCR è assicurata dal 1989 dalla “Agromillora Iberia”, leader mondiale nella produzione di olivi e nella realizzazione di impianti olivicoli ad alta densità, nonché produttrice di fruttiferi. In Grecia il centro di Rauscedo opera con “Vitrohellas”, produttrice di fruttiferi e distributrice delle barbatelle VCR di varietà internazionali e locali in tutta la nazione, isole comprese. In tutti gli altri Paesi viticoli la cooperativa friulana si avvale di importatori e di rappresentanti locali. I referenti di Rauscedo nel mondo sono sparsi in Albania, Algeria, Argentina, Australia, Azerbaijan, Brasile, Bulgaria, Cina, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Moldavia e Ucraina, Marocco, Portogallo, Repubblica di Serbia Firom-Montenegro, Romania, Russia, Slovenia, Spagna, Tunisia, Uruguay, USA e Venezuela. Insomma, davvero una “ONU delle barbatelle e degli innesti” che tiene alta la bandiera del Made in Italy!
di Dario de Marchi
2 Settembre 2015