Venerdì 11 settembre 2015 si è tenuta presso l’azienda Bottega a Bibano di Godega S.U. l’ormai tradizionale Festa della Vendemmia che ha avuto il suo clou in una “lezione concerto” di musica lirica tenuta da Chiara Isotton, giovane ed emergente soprano, che ha recentemente cantato alla Scala di Milano e si è esibita con successo in Asia. L’artista, accompagnata al pianoforte dal Maestro Federico Brunello, ha alternato un repertorio classico, tratto da Verdi, Bellini e Puccini, a una ristretta selezione di pezzi di musica da camera.
Sullo stesso palco è stata data ufficialmente la notizia che Godega Sant’Urbano è stata ammessa nell’associazione Città del Vino. Il Sindaco Alessandro Bonet ha illustrato le opportunità turistiche, commerciali e di immagine per l’intero comune. L’ingresso nel circuito Città del Vino è infatti di assoluto interesse non solo per le aziende vitivinicole, ma per l’intero territorio e per le diverse attività presenti. Ha concluso, sottolineando che la filosofia urbanistica del Comune di Godega Sant’Urbano orientata al recupero dell’esistente e a dare priorità al paesaggio e all’agricoltura, è stata determinante ai fini dell’ingresso nell’associazione. Sandro Bottega ha fatto un excursus storico sul territorio che ha incluso anche la frazione di Bibano, dove ha sede l’azienda. Benedetto De Pizzol, Coordinatore Regionale delle Città del Vino, ha descritto le finalità dell’associazione. A questo momento di valenza storica hanno partecipato anche i titolari delle altre aziende vinicole godeghesi: Azienda Vitivinicola Casa Rosset, Tenuta Belcorvo, Azienda Agricola Cappelverde Ricordiamo che il Comune di Godega Sant’Urbano conta 6.057 abitanti (al 31.08.2015), si estende su di una superficie Kmq. 24,31, comprende le due frazioni di Bibano e Pianzano.
Nel tardo pomeriggio i figuranti della Compagnia de Calza di Venezia, vestiti con gli storici costumi veneziani del ‘700, hanno raccolto i grappoli d’uva. Questa affascinante e goliardica vendemmia si è conclusa con la pigiatura nei tradizionali tini di legno. In questo caso le protagoniste sono state alcune ragazze, che hanno pigiato a piedi nudi le uve raccolte. Questa tradizione, particolarmente diffusa nelle campagne venete fino al secondo dopoguerra, si traduceva in una festa contadina nel corso della quale nascevano amicizie, amori, passioni. L’assaggio del primo mosto derivante dalla spremitura era riservato al mezzadro che, nel corso dell’intera annata agricola, si occupava della coltivazione dei campi e gestiva l’andamento della casa colonica.
La serata si è conclusa con una cena all’aperto, nel corso della quale i compari de Calza hanno rievocato le suggestioni della Serenissima Repubblica di Venezia con poesie inneggianti al vino e con citazioni erudite.
Redazione
17 Settembre 2015