Arriva la decima edizione del “Ravello Lab – Colloqui internazionali”, il forum europeo su cultura e sviluppo promosso da Federculture e dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali. Si svolgerà a Ravello, il gioiello della costiera amalfitana, dal 22 al 24 ottobre 2015) e servirà a tirare le somme del lavoro fin qui svolto e rilanciare i principali temi al centro del dibattito europeo. L’idea di un appuntamento internazionale nel quale affrontare in modo operativo i principali temi dell’agenda culturale europea, nata alla fine del 2005, prendeva le mosse dall’urgenza di individuare politiche e processi concreti in grado di collegare la cultura all’innovazione sociale e allo sviluppo economico dei territori e dalla necessità di passare dai proclami alla sperimentazione di modelli in grado di integrare, soprattutto in un paese come il nostro caratterizzato da un patrimonio diffuso, tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale.
A dieci anni da allora molti risultati sono stati raggiunti. “Ravello Lab” è riuscito a promuovere un confronto operativo fra oltre 450 amministratori, esperti, studiosi, manager del settore culturale provenienti da tutta Europa. Negli oltre 25 tavoli tematici che si sono svolti nelle diverse edizioni si sono avvicendati i rappresentanti delle principali istituzioni italiane ed europee: dall’Unesco al Parlamento e alla Commissione Europea, dall’Iccrom al Consiglio d’Europa, dal Governo e Parlamento italiani all’ANCI, alla Conferenza delle Regioni e all’ISTAT, ma anche molte università italiane e straniere (tra cui la Sorbonne di Parigi, il Politecnico di Torino, l’Università Federico II di Napoli) fino ai principali istituti culturali e musei internazionali. Il lavoro di analisi di quest’amplissima community della cultura è confluito ogni anno nelle “Raccomandazioni di Ravello Lab”, i documenti di proposta rivolti al Parlamento e al Governo nei quali si rintracciano molte indicazioni divenute oggi politiche e leggi operative.
Il tema della progettazione integrata è stato uno degli assi centrali delle riflessioni di “Ravello Lab” nella convinzione che solo superando frammentazioni e autorefenzialità sia possibile, sui territori, innescare quel processo di innovazione gestionale in grado di generare sviluppo nella sua duplice declinazione di coesione sociale e di crescita economica. Per questo sin dalle prime edizioni è stato approfondito il modello delle ‘capitali europee della cultura’ con gli interventi di alcuni degli esperti europei che più hanno contribuito ad innovare l’esperienza delle capitali europee della cultura, come Beatriz Garcia, direttrice del progetto di ricerca “Impact08” su Liverpool 2008 (dalla cui positiva esperienza il governo inglese trasse spunto per introdurre le capitali britanniche della cultura) o Bernd Fesel, senior advisor di “Ruhr 2010”.
Va attribuita al “Ravello Lab” l’istituzione della Capitale Italiana della Cultura come un risultato più volte sollecitato, alla luce della necessità di introdurre una crescente attenzione alle progettazione integrata e partecipata su cui ci richiama anche l’Unione Europea. Proprio all’introduzione delle Capitali italiane della cultura è, infatti, dedicato il disegno di legge che il sen. Alfonso Andria ha tratto dalle ‘Raccomandazioni’ di “Ravello Lab” e presentato al Parlamento nel 2011 e che oggi è legge dello Stato.
A questo tema si collega strettamente quello del Fondo per la progettualità culturale promosso all’interno di “Ravello Lab” e divenuto una proposta legislativa presentata in aula nel 2011 e oggi istituito con il decreto del Mibact che promuove l’azione “Progettazione per la cultura”, che destina 8 milioni di euro per favorire l’innalzamento della qualità progettuale per migliorare le condizioni di offerta e di fruizione del patrimonio culturale, in raccordo con l’attuazione della programmazione europea 2014-2020.
Questo approccio ha ispirato un importante progetto europeo di cui è capofila il Mibact, con Federculture e altri partner italiani e della riva sud del Mediterraneo: “Archeomedsites” dell’ENPI (politica di vicinato) che coinvolge Tunisia e Libano la cui idea progettuale maturò proprio a Ravello. Di particolare rilevanza i punti fissati nella “Carta di Ravello”, elaborata dai rappresentanti di Italia, Libano, Tunisia (partner del progetto “Archeomedsites”), Palestina e Giordania in occasione della partecipazione ai “Colloqui internazionali del 2014”, in cui viene sottolineata l’importanza della metodica della qualità progettuale di sistema nell’approccio alla gestione e alla valorizzazione del patrimonio culturale. Un ulteriore contributo dato da Ravello Lab in questi anni è stato quello all’approfondimento sulle Industrie Creative e Culturali, tema centrale nel dibattito sullo sviluppo collegato alla cultura.
Come riportato nel manifesto 2015 di “ECBN European Creative Business Network”, le ICC hanno costantemente contribuito, negli ultimi anni, alla competitività dell’economia europea più di qualsiasi altro comparto di attività e, pur essendo lontane dall’avere raggiunto il loro pieno potenziale, generano 558 miliardi di euro di valore aggiunto (4,4% del PIL totale dell’UE) e coinvolgono 8,3 milioni lavoratori a tempo pieno (3,8% della forza lavoro totale di UE). Sul fronte dell’occupazione, inoltre, recenti ricerche europee hanno calcolato che il patrimonio culturale è in grado di generare 26,7 posti di lavoro indiretti per ogni occupato diretto nel settore.
In questo quadro, come nei “Colloqui di Ravello” si sollecita da tempo, diventa indispensabile e strategico declinare specifiche misure e strumenti a livello europeo, nazionale e regionale a supporto della competitività delle Industrie Creative e Culturali, e promuovere, sulla scia di quanto evidenziato nel “Rapporto Getting cultural heritage to work for Europe Report of the Horizon 2020” l’uso innovativo del patrimonio culturale per la crescita economica e l’occupazione, la coesione sociale e sostenibilità ambientale.
Posto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, “Ravello Lab”, sin dalla prima edizione beneficia del patrocinio della DG Cultura della Commissione Europea, del Consiglio d’Europa, dell’Ufficio di Rappresentanza italiano del Parlamento Europeo, del Ministero degli Esteri, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e di numerose altre Istituzioni ed Associazioni.
di Eleonora Albertoni
20 Ottobre 2015