I turisti, ma anche i romani stessi, non ne conoscono l’esistenza. Ci passano davanti senza sapere quale valore storico, artistico e culturale si perdono. L’enorme e troppo spesso inesplorato patrimonio artistico e culturale italiano, ossia il “petrolio” del nostro Paese, riserva ancora tante sorprese. Come il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma (zona Santa Croce in Gerusalemme), costituito in gran parte dalla vasta ed eterogenea collezione privata di Evan Gorga, che accoglie ben tremila esemplari di varia epoca e provenienza, dei quali oltre ottocento sono esposti. E che tra l’altro espone il primo pianoforte al mondo (1723!).
Evan (Evangelista) Gorga fu un tenore che “bruciò” in soli quattro anni le tappe di una carriera folgorante, cominciata nel 1895 con la “Mignon” di Thomas e culminata nel 1896 al Teatro Regio di Torino, dove interpretò il ruolo di Rodolfo nella prima assoluta della “Bohème” di Puccini sotto la direzione di Arturo Toscanini. Dopo il suo definitivo ritiro dalle scene, Gorga si dedicò esclusivamente al collezionismo, raccogliendo nell’arco di alcuni decenni circa 150.000 pezzi, suddivisi in trenta collezioni (comprendenti armi antiche, terrecotte, bilance, giocattoli e farmacie da viaggio), tra le quali spiccava per ricchezza quella dedicata agli strumenti musicali.
Per ragioni economiche e di spazio, il tenore-collezionista fu costretto a disfarsi di parte della raccolta, ma conservò gli strumenti musicali, che stipò in dieci appartamenti presi in affitto in Via Cola di Rienzo 285, sempre a Roma. Una selezione di 250 strumenti venne esibita per la prima volta al pubblico nel corso dell’Esposizione Internazionale di Roma del 1911, organizzata per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Nel 1929, su sollecitazione dello stesso Gorga, lo Stato sottopose a sequestro amministrativo le collezioni, soprattutto per evitarne lo smembramento, sistemandole nei depositi di diverse sedi museali.
Soltanto nel 1943 si riaprirono le casse dove gli oggetti erano stati chiusi per procedere a una prima ricognizione. A sei anni di distanza, nel 1949, lo Stato Italiano acquistò la raccolta, stipulando una convenzione che prevedeva il pagamento dei debiti contratti da Gorga e la concessione di un vitalizio al venditore. Gli strumenti musicali non ricevettero subito una adeguata sistemazione, ma furono dislocati in molteplici magazzini, finché nel 1964 sono stati tutti riuniti nella Palazzina “Samoggia” (ex-caserma “Principe di Piemonte”), attuale sede del Museo.
I lavori di ristrutturazione dell’edificio, cominciati nel 1971, terminarono il 27 marzo 1974 con l’inaugurazione del Museo degli Strumenti Musicali. Da allora la già ricchissima raccolta, che si estende lungo un arco cronologico di oltre duemila anni, è stata ulteriormente ampliata con l’acquisizione di rarissimi e preziosi esemplari, tra i quali il pianoforte costruito da Bartolomeo Cristofori nel 1723, l’Arpa Barberini e il gruppo di cornamuti torti cinquecenteschi del bavarese Joerg Weier.
La stessa Palazzina Samoggia, oggi sede del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, sorge accanto alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, in un importante sito archeologico che comprende un complesso di edifici e di impianti cistercensi dei secoli III e IV d.C., tra i quali il Palazzo Imperiale, il Circo Variano e l’Anfiteatro Castrense.
Del Circo Variano restano alcuni ambienti vicino al Chiostro di Santa Croce in Gerusalemme, mentre del Palazzo Imperiale (o Sessoriano), ampliato nel IV secolo d.C. per volere di Costantino e di sua madre Elena, rimane parte del muro di fondo e parte dell’imponente abside che costituivano la basilica civile e alcune domus che dovevano appartenere ai dignitari di corte. Insomma, ancora un motivo in più per visitare questo pregevole sito.
Su questa zona archeologica fu edificata, nel 1900, una delle più grandi caserme d’Italia – intitolata a Umberto I e poi denominata “Principe di Piemonte” – costituita da tre casermette disposte a ferro di cavallo. La Casermetta Samoggia dal 1964 accoglie la vasta e pregevole collezione di strumenti musicali del tenore Evan Gorga.
Nel museo è da vedere anche il salotto-studio del musicista e compositore Giovanni Sgambati (1841-1914, allestito al secondo piano: l’esposizione illustra e documenta le caratteristiche dell’ambiente originale che si trovava in Piazza di Spagna 93. Il salotto del maestro romano fu per decenni un cenacolo culturale di portata internazionale, frequentato da famosi musicisti, artisti e personaggi, come Gabriele D’Annunzio, Richard Wagner e Franz Liszt, oltre che dagli scultori Ezechiel ed Ettore Ximenes. Insomma, il punto di ritrovo in cui si formò la Scuola Romana di Pianoforte che ebbe come mentore e maestro il celebre musicista e compositore ungherese Listz.
Tra gli arredi e le opere confluiti nelle collezioni pubbliche nel 1994 per acquisto ci sono il pianoforte a gran coda Erard, restaurato da poco e perfettamente funzionante, il divanetto ed il sommier tappezzati di velluto giallo, il seggiolone monumentale “di Listz”, i dipinti/ritratto dei padroni di casa e le immagini degli ospiti famosi e, infine, la serie di preziosi cimeli appartenuti al grande musicista, testimonianza di una vita ricca di importanti relazioni sociali e di memorabili successi artistici.
Visitare il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali è quindi un’occasione per assaporare un cocktail di arte, musica, cultura e storia che vale la pena cogliere.
di Dario de Marchi
8 Febbraio 2016