Roma dedica una mostra antologica nel prestigioso e suggestivo Chiostro del Bramante, interamente a Maurits Cornelis Escher, conosciuto come il “mago nell’iper suggestione del disegno”. Sono oltre 150 le opere artista olandese esposte, tra i cui i suoi capolavori più noti come ‘Mano con sfera riflettente’, ‘Giorno e notte’, ‘Atro mondo II’ e ‘Casa di scale (relatività)’. La mostra è aperta da sabato 20 settembre al 22 febbraio 2015.\
Il percorso della mostra vuole seguire letteralmente lo sguardo di Escher, che ha preso le mosse dall’osservazione diretta e puntuale della natura, sull’onda del fascino che esercitò su di lui il paesaggio italiano. Così i suoi occhi si sono posati tanto sulle meraviglie offerte dagli scorci del nostro paese, quanto sulle piccole cose, dai soffioni agli scarabei, dalle foglie alle cavallette, ai ramarri, ai cristalli che egli osservava come straordinarie architetture naturali.
All’interno del percorso di mostra il visitatore è guidato a vivere un’esperienza ‘giocosa’, che fa capire origine e il perché dell’arte di Escher, permettendo di sperimentare in prima persona e di comprendere le illusioni ottiche e gli inganni visivi a cui inducono le opere. Attraverso tre esperienze percettive e sei giochi, la mostra fa vivere le illusioni ottiche, i cui effetti sono decifrati dalle leggi della psicologia Gestalt, insite nei lavori artista, dando la possibilità di capirne l’origine e i meccanismi.
“Sono andato nei boschi di Baarn, ho attraversato un ponticello e davanti a me avevo questa scena. Dovevo assolutamente ricavarne un quadro!”. Con queste parole, Maurits Cornelis Escher allude alla litografia dal titolo “Tre mondi”, in cui superficie, profondità e riflesso sono poste su un unico piano, quello dell’acqua, che accavalla mondi reali e mondi riflessi fra sogno e geometria, invenzione e percezione visiva, fantasia e rigore.
Con oltre 150 opere, tra cui i suoi capolavori più noti come “Mano con sfera riflettente” (M.C. Escher Foundation), “Giorno e notte” (Collezione Giudiceandrea), “Altro mondo II” (Collezione Giudiceandrea), “Casa di scale (relatività)” (Collezione Giudiceandrea) s’inaugura a Roma una grande mostra antologica interamente dedicata all’incisore e grafico olandese, che ne contestualizza il linguaggio artistico e racconta l’annodarsi di universi culturali apparentemente inconciliabili i quali, grazie alla sua arte e alla sua spinta creativa, si armonizzano, invece, in una dimensione visiva decisamente unica.
Prodotta da DART Chiostro del Bramante e Arthemisia Group e, in collaborazione con la Fondazione Escher, grazie ai prestiti provenienti dalla Collezione Federico Giudiceandrea, curata da Marco Bussagli, con il patrocinio di Roma Capitale, la mostra dedicata ad Escher vuole sottolineare l’attitudine di questo intellettuale – perché il termine artista, nell’accezione con cui siamo abituati ad usarlo, pare in parte inadeguato – a osservare la natura in un altro modo, con un punto di vista diverso, tale da far emergere in filigrana quella bellezza della regolarità geometrica che talora diviene magia e gioco.
Non è un caso che la spinta verso il meraviglioso e l’inconsueto sia nata nella mente e nel cuore di Escher grazie allo stupore che provava per le bellezze del paesaggio italiano, dalla campagna senese al mare di Tropea, dai declivi scoscesi di Castrovalva ai monti antropomorfi di Pentadattilo. Su questi paesaggi si allungava il suo sguardo che scorgeva la regolarità dei volumi, la dimensione inaspettata degli spazi, la profondità storica delle città e dei borghi. Fu la dimestichezza con questi luoghi, così diversi dalla dolcezza orizzontale della sua Olanda, a porsi alla radice di un percorso artistico che s’avventurò negli spiazzi sconfinati della geometria e della cristallografia, divenendo terra fertile per giochi intellettuali dove la fantasia regnava sovrana. Quello di Escher, infatti, è uno sguardo che sa cogliere la realtà del reticolo geometrico dietro le cose, per poi farne le premesse compositive per costruire quelle che più tardi prenderanno il nome di «immagini interiori».
Così, quando lasciata definitivamente l’Italia, Escher giunse a Cordova e all’Alhambra nel 1936, il gioco di tassellature – l’elemento di attrazione dell’apparato decorativo di quei monumenti moreschi – fu causa scatenante di un ulteriore processo creativo che coincise con il riemergere della cultura art nouveau della sua formazione artistica.
Il percorso della mostra vuole seguire letteralmente lo sguardo di Escher, che ha preso le mosse dall’osservazione diretta e puntuale della natura, sull’onda del fascino che esercitò su di lui il paesaggio italiano. Così, gli occhi del grande artista si sono posati tanto sulle meraviglie offerte dagli scorci del nostro paese, quanto sulle piccole cose, dai soffioni agli scarabei, dalle foglie alle cavallette, ai ramarri, ai cristalli che egli osservava come straordinarie architetture naturali.
La mostra dedicata a questo grande intellettuale, “mago nell’iper suggestione del disegno”, racconta attraverso le opere di Escher la compenetrazione di mondi simultanei, il continuo passaggio tra oggetti tridimensionali e bidimensionali, ma anche le ricerche della Gestalt – la corrente sulla psicologia della forma incentrata sui temi della percezione -, le implicazioni matematiche e geometriche della sua arte, le leggi della percezione visiva e l’eco della sua opera nella società del tempo.
Nel percorso della mostra anche opere comparative, quali Marcel Duchamp, Giorgio de Chirico, Giacomo Balla e Luca Maria Patella.
20 settembre 2014
di Dario de Marchi