Il Museo Morandi prosegue il percorso di valorizzazione della propria collezione attraverso una programmazione di mostre temporanee che accostano l’attività di Giorgio Morandi all’opera di artisti che a vario titolo ne hanno fatta propria e reinterpretata la poetica.
Dopo le esposizioni dedicate, negli scorsi anni, a Bernd & Hilla Becher, Alexandre Hollan, Wayne Thiebaud, Tacita Dean e Rachel Whiteread, fino al 3 aprile 2016 è la volta della altoatesina Brigitte March Niedermair, che con “Horizon” presenta due serie di lavori fotografici in dialogo con la collezione del museo bolognese. Le opere in mostra al “MAMbo – Museo d’Arte Moderna” di Bologna nei cui spazi ha sede la collezione del Museo Morandi, sono il frutto di due indagini diverse, svolte in luoghi distanti sia fisicamente che concettualmente.
Da una parte lo studio di Giorgio Morandi, in via Fondazza, luogo intimo e raccolto, custode del mistero della sua poetica e dall’altra le piramidi d’Egitto, imponenti e maestose architetture funerarie, custodi dei più grandi misteri delle civiltà passate. Nonostante questa apparente differenza, un invisibile ma coerente filo conduttore funge da elemento di raccordo tra queste due ricerche: lo studio dell’orizzonte, quell’invisibile spazio mentale che segna i limiti del visibile e che simbolicamente rappresenta il confine di una intima ricerca spirituale.
Il ciclo di foto “transition_Giorgio Morandi (2012-2013)”, un totale di 24 scatti, di cui 20 visibili in mostra, parte da una riflessione sulla pittura di Giorgio Morandi e sulla sua capacità di raccontare un universo aperto, che supera la dimensione del singolo oggetto e che pone continue domande più che offrire risposte. Attraverso l’occhio della sua macchina fotografica, Niedermair ha osservato da vicino gli oggetti dello studio dell’artista, per cercare di capire quali fossero le tensioni, le emozioni e la complessità delle sue apparentemente semplici nature morte.
“Ho desiderato guardare con i suoi occhi, provare le sue stesse tensioni emotive, inseguire le sue forme e mettermi alla prova usando letteralmente i suoi oggetti nello spazio, che altro non è se non uno spazio mentale”, ha detto l’artista altoatesina spiegando l’origine del suo progetto, per il quale si è recata più volte nello studio di via Fondazza, entrando in intimo rapporto con i modelli morandiani.
Per giorni interi li ha ripresi con il suo obiettivo, con rispetto e pudore, restituendo immagini sfocate, dove l’unico elemento messo a fuoco è la linea netta e definita dell’orizzonte, ovvero del piano di composizione, quasi fosse un orizzonte interiore, metafora di un universo aperto nel quale perdersi per ritrovare solo l’essenziale.
Nelle foto di Brigitte March Niedermair, l’oggetto perde il significato che ha nelle opere di Morandi; non è più pretesto per ragionare sugli aspetti formali e geometrici della composizione, ma diventa presenza misteriosa che a un certo punto addirittura scompare per lasciare posto solo alla linea orizzontale, limite ultimo verso il quale si può spingere la nostra vista, simbolo di uno spazio umano in continuo movimento, ma sempre in equilibrio.
“Are you still there”, in sedici scatti, si concentra su una delle più grandi architetture funerarie della storia: le piramidi d’Egitto, monumentali e straordinarie costruzioni, simbolo del passaggio tra la vita terrena e l’oltretomba.
La ricerca di Brigitte March Niedermair, portata a termine nel corso di tre anni dal 2011 al 2014 dopo faticose e complesse ricognizioni in Egitto, indaga l’orizzonte delle piramidi, confine misterioso tra terra e cielo, tra visibile e invisibile. In alcune foto questo sembra essere svanito, impossibile quasi a trovarsi. Cumuli di pietre, ammassate dopo il crollo della piramide, tracciano linee dalle forme sinuose, che rappresentano simbolicamente il punto di passaggio tra il mondo materiale e quello spirituale.
Con il banco ottico sempre rivolto verso il cielo, a Saqquara, Abusir, Dahshur, Meidum, Hawara e El-lahum, l’artista Niedermair è andata alla ricerca dell’orizzonte di queste misteriose costruzioni, quasi a voler indagare quella linea che separa la vita dalla morte, quel sottilissimo confine che segna il punto di divisione, secondo la mitologia egizia, tra Nut e Geb, rispettivamente divinità del cielo e della terra. Con una raffinatissima operazione fotografica, presenta la sua personale visione delle piramidi, indagate da un punto di vista inedito, restituendoci immagini che non parlano di monumenti e complessi architettonici, ma di spiritualità ed energia, alla ricerca di quell’orizzonte intimo e segreto che vive nell’esistenza di ciascuno di noi.
Tre opere del ciclo ”Are you still there” sono visibili nell’ambito della grande esposizione ‘Egitto. Splendore millenario’, in corso al Museo Civico Archeologico di Bologna, che propone gran parte della collezione egiziana del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda, 500 reperti databili dal Periodo Predinastico all’Epoca Romana. Le fotografie di Brigitte March Niedermair trovano così un originale accostamento ai reperti provenienti anche dai luoghi in cui sono state realizzate.
Questo ‘sconfinamento’ fa parte del programma di iniziative a corredo della mostra al Museo Archeologico che coinvolgono diverse sedi dell’Istituzione Bologna Musei, che hanno analizzato e scomposto un tema quanto mai affascinante e all’apparenza estraneo come l’Egitto, facendolo proprio e arricchendolo, a latere della mostra principale.
Per “Horizon” è prevista la pubblicazione di un catalogo a cura di Gianfranco Maraniello, con un’ampia selezione di immagini delle opere di Brigitte March Niedermair e della mostra bolognese. Il volume sarà presentato in occasione di “Art City Bologna” e “Arte Fiera 2016”.
di Leonzio Nocente
15 Novembre 2015