Torna alla luce il Carcer Tullianum,ossia la prigione dell’antica Roma dove venivano reclusi i nemici dell’Urbs, ovvero coloro che rappresentavano una minaccia alla stabilità politica della città. Collocata sotto la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, nell’area del Foro romano, la struttura è nota anche come “Carcere Mamertino” o “Carcere di San Pietro”, in quanto lì sarebbe stato recluso l’apostolo fondatore della Chiesa.
Fino a un anno fa, quando è stata chiusa per una terza campagna di scavi archeologici, la prigione era costituita da due ambienti. Ora ne sono stati scoperti altri e saranno visitabili a partire dal 21 luglio. In uno di questi è stato anche ritrovato un affresco databile tra il XIII e XIV secolo raffigurante la Madonna della Misericordia.
Il carcere, edificato nel VI secolo a.C. sotto il regno di Servio Tullio, perse infatti la sua funzione di prigione diventando luogo di culto cristiano intorno al VII secolo d.C. e la chiesa di San Pietro in Carcere, posta al livello superiore della prigione, è ancora oggi la testimonianza di questo cambiamento.
Per raccontare l’incredibile storia di questo luogo è stato creato un piccolo spazio museale al suo interno dove è stato collocato quanto ritrovato nel corso degli scavi. Non solo oggetti e resti vegetali e animali, ma anche gli scheletri di un uomo, di una donna e di una bambina risalenti al XI o VIII secolo a.C. e che testimoniano l’occupazione di quest’area già nell’Età del Ferro.
“Abbiamo trovato il nucleo più antico del carcere“, ha spiegato Patrizia Fortini, l’archeologa che ha diretto gli scavi, spiegando che “il Tullianum era parte integrante del nucleo politico del Foro in Età monarchica e repubblicana. Infatti è vicino alla Curia, cioè la sede del Senato, ai Rostra, ovvero le tribune da dove parlavano gli oratori, e alla Graecostasis, dove venivano accolti gli ambasciatori”.
“La riapertura del Tullianum – ha detto Francesco Prosperetti, soprintendente per l’area archeologica centrale di Roma, “rappresenta un momento veramente importante. Le indagini archeologiche degli ultimi anni ci restituiscono non solo un monumento celeberrimo, ma la sua straordinaria vicenda, legata a doppio filo con le origini di Roma e l’intera storia della città”.
Il carcere è di proprietà della confraternita di san Giuseppe dei Falegnami e gli scavi sono stati finanziati da privati, con l’Opera Romana Pellegrinaggi che ha coordinato il progetto. “Secondo la tradizione cristiana e la storiografia questo carcere è stato luogo di detenzione di San Pietro, che fece scaturire l’acqua che utilizzò per battezzare i reclusi e i carcerieri”, ha affermato Monsignor Liberio Andreatta, vice presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi. “Qui, inoltre, è stata ritrovata una delle prime raffigurazioni della Madonna della Misericordia. È dunque un luogo di grande devozione ancora molto visitato da chi si reca a Roma in pellegrinaggio. L’Opera Romana Pellegrinaggi, insieme alla Soprintendenza e al lavoro straordinario portato avanti dagli archeologi, è felice di aver contribuito a recuperare un pezzo di storia cosi’ importante per Roma e per i turisti e i fedeli di tutto il mondo”, ha concluso il prelato.
L’Opera Romana Pellegrinaggi gestirà il sito e la visita, prenotabile su www.orp.org, sarà arricchita da un percorso multimediale che prevede anche l’uso di tablet sui quali si possono vedere le ricostruzioni degli ambienti originari e leggere approfondimenti su quanto ritrovato durante la recente campagna di scavi.
di Valentino Vilone
19 Luglio 2016