Torna a San Gimignano il pittore fiorentino Benozzo Gozzoli, artista tra i più rappresentativi e prolifici del ‘400 italiano. Dal 18 giugno la Pinacoteca di San Gimignano ospita infatti una mostra dedicata a Benozzo Gozzoli (Firenze 1420-21 – Pistoia 1497), con cui si intende celebrare, per la prima volta e in modo esaustivo, il quadriennio sangimignanese del maestro, uno dei periodi più intensi e fecondi nella sua lunga attività. Curata da Gerardo de Simone e Cristina Borgioli, l’esposizione è promossa dal Comune di San Gimignano e dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle Provincie di Siena, Grosseto e Arezzo in collaborazione con l’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa, Montalcino e la Fondazione Musei Senesi.
Benozzo di Lese, a cui Vasari attribuì il cognome Gozzoli, fu infatti interprete impeccabile della prospettiva teorizzata da Leon Battista Alberti, combinandola con un sapiente realismo e una curiosità spiccata verso la natura e l’antico. Allievo di due tra i maggiori artisti del secolo, Lorenzo Ghiberti e il Beato Angelico, dopo aver collaborato alla Porta del Paradiso del Battistero di Firenze e alla Cappella Niccolina in Vaticano, Benozzo operò da maestro indipendente a Montefalco (1450-52), in Umbria, poi a Viterbo (1453), Perugia (1456), Roma, dove allestì gli apparati per l’incoronazione di papa Pio II nel 1458.
L’anno dopo gli fu assegnata la commissione più prestigiosa della sua carriera, la decorazione della Cappella dei Magi in Palazzo Medici a Firenze. Dal 1464 al 1467 si trasferì a San Gimignano, per poi insediarsi nel 1468 a Pisa, prescelto dall’Opera del Duomo per l’ambitissimo ciclo con Storie dell’Antico Testamento in Camposanto: vi rimase per ben cinque lustri, lavorando anche a Volterra, Legoli, Castelfiorentino. A seguito della discesa di Carlo VIII in Italia, Benozzo lasciò Pisa e trascorse i suoi ultimi anni di vita tra Firenze e Pistoia, dove morì nel 1497.
Nella città delle torri il Gozzoli realizzò affreschi e pale d’altare: ad affresco, nel coro di Sant’Agostino, Benozzo eseguì il ciclo più importante mai dedicato al Padre della Chiesa e una straordinaria raffigurazione di San Sebastiano, protettore dalle epidemie, con indosso una lunga veste azzurra e con il mantello aperto dagli angeli a proteggere il popolo dalle frecce, realizzato come ex voto per la fine della peste del 1464. Secondo quanto esamina la Cole Ahl nel suo saggio, il ciclo permise al pittore “di elevare qualitativamente la sua competenza e di ricevere molte commissioni in un ambiente ricettivo ma privo della concorrenza spietata esistente in centri più importanti; per San Gimignano la presenza del Gozzoli significò aprirsi alle grandi trasformazioni artistiche e architettoniche fiorentine che caratterizzarono il mecenatismo nel resto del secolo”.
A San Gimignano, Benozzo ha realizzato anche due Crocifissioni, una per l’Ordine benedettino Olivetano, tuttora nell’Abbazia di Monteoliveto; l’altra per il Palazzo Comunale (oggi al Museo di Arte Sacra), dove il pittore restaurò nel 1466 l’immagine più rappresentativa della comunità civica, la Maestà di Lippo Memmi. Su tavola Benozzo dipinse due pale d’altare, per le chiese di Sant’Andrea e di Santa Maria Maddalena, entrambe conservate nel Museo Civico e di formato “quadrato” secondo la moderna tipologia rinascimentale inaugurata dall’Angelico.
La mostra attuale ambisce a ricostruire con completezza l’insieme ricco e variegato della produzione artistica benozzesca a San Gimignano, frutto della sua efficiente organizzazione di bottega. Nella Pinacoteca e in parte nel Museo d’Arte Sacra si raccoglieranno tutte le opere note degli anni sangimignanesi. Il progetto espositivo prevede altresì la possibilità di un approfondimento della figura dell’artista presso il BEGO – Museo Benozzo Gozzoli di Castelfiorentino.
Ad esemplificare l’importanza e la qualità di Benozzo disegnatore – uno dei più attivi e prolifici del secolo – verranno esposti due disegni del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, risalenti ad anni vicini al soggiorno sangimignanese, che documentano l’attenzione del pittore verso l’antichità classica e la pittura fiamminga. Ad arricchire il quadro del contesto in cui Benozzo operò e a rendere testimonianza dei suoi rapporti assai stretti con le arti applicate, la mostra includerà un’ampia selezione di preziosi tessuti liturgici e oreficerie del tempo. Tra questi il paliotto di velluto cremisi ricamato con un volo di colombe dorate che Benozzo utilizzò come modello per il piviale indossato da sant’Agostino nella tavola di Santa Maria Maddalena, che Cristina Borgioli ritiene testimonianza raffinata del ricco corredo tessile della Collegiata di San Gimignano. Il prezioso dossale, presentato nella sala della Pinacoteca, assieme agli altri paramenti e ad alcuni esempi di oreficeria liturgica, presenti nel Museo d’Arte Sacra di San Gimignano, dialogheranno con le opere pittoriche, in un ideale rimando alle officine artistiche del XV secolo e alla loro poliedricità, consentendo così di espandere il percorso della mostra collegando i due musei.
Per il suo alto spessore scientifico, la mostra si pone come un’attività di valorizzazione di questo straordinario patrimonio artistico e del territorio e costituisce un’occasione di arricchimento culturale e di nutrimento delle anime che va a rafforzare l’identità locale.
di Eleonora Albertoni
18 Giugno 2016