Il Rinascimento fiammingo arriva a Roma. L’11 ottobre alle Scuderie del Quirinale si apre la rassegna “Memling. Rinascimento fiammingo“, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, da Roma Capitale con l’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo con Arthemisia Group.
Una monografica mai prima realizzata nel nostro Paese e la più vasta per numero di opere fuori dal Belgio, che si inserisce nel solco delle grandi monografie apprezzate dagli specialisti e dal grande pubblico della sede espositiva romana, e che finalmente darà ragione delle qualità eccelse di questo artista che visse 59
anni, lasciando due figli, o forse due apprendisti e una cospicua eredità. Si suppone fosse nato in Baviera dove ancora oggi si trova la cittadina che gli ha dato il cognome, Mömlingen.
Fino al suo trasferimento nelle Fiandre la biografia del maestro del Rinascimento fiammingo resta sconosciuta. E tuttavia la sua profonda conoscenza di un’opera capitale di Colonia e l’essere indicato come proveniente da Magonza, autorizza a pensare che Memling fosse stato in entrambe le città. Come si ipotizza che prima di arrivare a Bruges, dove nel 1465 ottenne la cittadinanza, fosse stato a Bruxelles allievo di Van der Weyden. A Bruges apre una sua bottega che diviene ben presto fiorente ed egli stesso, grazie ai suoi ritratti, particolarmente apprezzato dai committenti italiani.
Il suo nome e le sue opere arrivano anche in Inghilterra, come testimonia la commissione di sir Donne. Nel 1473 è iscritto a una confraternita di cui fanno parte i notabili di Bruges. Nel 1477 arriva a simulare la sua morte e tre anni dopo compare in una lista di sovversivi fatta stilare da Massimiliano d’Austria. Quando negli anni successivi le Fiandre cominciano a perdere il loro potere commerciale, Memling continua, grazie alla fama acquisita come maestro del Rinascimento fiammingo, a vivere tra gli agi fino alla morte.
3 ottobre 2014
di Alberto Ercoli