Per chi ama alcune delle persone che, nei secoli, hanno esaltato il Made in Italy, è molto gratificante vedere che Fan Zeng, un grande, davvero grande artista contemporaneo cinese, nei suo stupendi, affascinanti e spesso immensi quadri, “santifica” il meglio degli italiani, da Marco Polo a padre Matteo Ricci (con Xu Guanqui), da Dante Alighieri (con Beatrice) a Michelangelo e Niccolò Paganini, con ritratti che nella loro essenzialità sono di una bellezza unica. E le opere di un artista che sta facendo segnare la storia del disegno cinese nel mondo possono essere viste fine al 27 settembre nel complesso monumentale del Vittoriano.
L’ampia mostra si intitola eloquentemente “Fan Zeng, la sinfonia delle civiltà” perché l’artista, che ha un tratto unico, efficace, quasi da disegnatore di fumetti, lega molto la Cina, quella solenne, al resto del mondo illustrando momenti di personaggio famosi, come quelli italiani, che testimoniano un apprezzamento se non una venerazione. Una autentica sinfonia del meglio, insomma.
Quest’anno si celebra il 45° anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica Popolare Cinese e l’Italia. Gli scambi tra i due Paesi sono però in atto da millenni: la Via della Seta, che metteva in relazione la Dinastia Han e l’Impero Romano, i viaggi di Marco Polo (1254-13254) e i dialoghi di Matteo Ricci (1552-1610) con la civiltà cinese hanno contribuito a creare una relazione unica tra due superpotenze culturali.
La mostra di Fan Zeng “La sinfonia delle civiltà”, curata dal davvero bravo e chiaro prof. Louis Godart, consigliere per la conservazione del patrimonio artistico del Presidente della Repubblica Italiana, intende illustrare la mutua comprensione cino-italiana nel corso del tempo. L’organizzazione generale è di Comunicare Organizzando.
Quando il Maestro cinese dà vita a Michelangelo con un potente ritratto, o quando con il pennello cattura l’amicizia di Matteo Ricci e Xu Guangqi (1562-1633), egli presenta la duratura e mutua attrazione e il fertile scambio e contaminazione tra due straordinarie tradizioni e culture .
Meno ossessionata dalle esperienze dell’avanguardia o dall’esigenza di un cambiamento drastico, ma rivolta alla tradizione e alla ricerca dell’armonia, l’arte di Fan Zeng è una della variazioni più significative dei temi classici della cultura cinese. Nato 77 anni fa e discendente da tredici generazioni di studiosi, l’eclettico Maestro ha imposto il suo segno nella poesia, nella pittura e nell’arte calligrafica, i tradizionali campi espressivi della classe intellettuale cinese.
Nel tratto mondo del Maestro il tratto è affascinante. C’è un uso del pennello talmente lieve e forte al tempo stesso, usato quasi
come se fosse un fioretto, che le linee sono purissime e le sfumature, gli stati d’animo e le emozioni più complesse sono espresse nelle forme più semplici; ma il suo stile è caratterizzato anche da una rara sprezzatura. Mentre l’artista comune si limita ad esibire il suo talento, Fan Zeng non esibisce la sua arte, perché la sua arte, in un certo senso, è una non-arte proprio come la più perfetta azione del Tao è la non-azione.
Nei capolavori presentati in questa mostra la ricca biografia di Fan Zeng, la sua immensa erudizione, il suo senso dell’ironia, la sua forte presenza fisica scompaiono. I “Quattro tesori dello studio” svaniscono e resta solo il Qi, l‘energia vitale, che circola tra il visibile e l’invisibile.
“La sinfonia delle civiltà” è una mostra sul dialogo tra le culture, ma presenta anche la musica armoniosa dello Yin e dello Yan, del vuoto e del pieno, della Terra e del Cielo.
Uomo anziano con l’animo di un bambino, Fan Zeng non oppone il passato al futuro, l’Occidente all’Oriente, la permanenza ai cambiamenti, ma proietta la loro eterna armonia.
La sua visualizzazione dell’invisibile, che riconcilia gli opposti, è la rappresentazione della saggezza.
di Dario de Marchi
16 Settembre 2015