Lo scettro è il suo e non ha alcuna intenzione di abdicare: è la cicerchia, regina dei legumi poveri, che a fine novembre torna ad animare lo splendido centro storico di Serra de’ Conti. E così anche quest’anno, dal 25 al 27 novembre, tornerà nel paese in provincia di Ancona l’appuntamento con la festa ad essa dedicata. Divenuta oggi elemento di identità delle terre del Verdicchio, fino a pochi anni fa era considerata un legume in via di estinzione; è stata la tenacia degli agricoltori di Serra de’ Conti a permettere la salvaguardia e la valorizzazione di un prodotto originario del Medio Oriente, già apprezzato dai Greci, che fu conosciuto e ampiamente utilizzato dagli Antichi Romani che la chiamavano “cicerula”.
Nelle Marche, la cicerchia si semina tradizionalmente nel “giorno cento” dell’anno, ovvero all’inizio di aprile: un tempo, averla in dispensa costituiva una garanzia per l’imminente inverno perché ha un buon rapporto proteico – superiore del 30% a quelle dei ceci, del pisello e della lenticchia – ha pochi grassi e molti amidi. Ma a sorprendere ancora oggi sono la sua versatilità in cucina e il gusto che riesce a regalare a moltissime ricette. Specialità da assaggiare, dal 25 al 27 novembre, nelle antiche cantine, nelle grotte, nelle locande e nelle osterie di Serra de’ Conti, che proporranno piatti a base di cicerchia e non solo: in tavola ci sarà tutto il meglio della tradizione marchigiana. E se l’artigianato tradizionale metterà in mostra i propri lavori, i vecchi mestieranti con il loro ‘saper fare’ ridanno vita ad antiche lavorazioni che stanno ormai scomparendo. Non mancheranno i produttori agricoli, tra i quali spiccano gli “agricoltori custodi” con le loro tipicità – tra cui la cipolla di Suasa, la favetta di Fratterosa e i legumi di Appignano – e l’ospite d’onore dell’edizione 2016, la Calabria con i suoi migliori prodotti.
Dalle Marche al Piemonte, il viaggio settimanale alla ricerca delle eccellenze gastronomiche della Penisola conduce a Cervere e al suo particolare porro, dal sapore dolce e gradevole al palato e dall’alta digeribilità. Merito dei particolari terreni della zona, composti da limo, sabbia fina e calcare: una combinazione assai rara in natura. E così anche quest’anno, fino al 27 novembre, la Fiera del porro vedrà i produttori locali esporre il meglio della produzione giunta a maturazione, mentre la rassegna gastronomica proporrà la degustazione di piatti a base di porro preparati da abili cuochi seguendo antiche ricette in parte rielaborate: affettati misti, porri nell’olio, porri gratinati, pastis ‘d Cesca, sfoglia prosciutto e porri con crema di parmigiano, lumache alla cerverese e salciccia in bagna di porri. Tra una portata e l’altra, varrà la pena visitare la chiesa parrocchiale, l’Oratorio Giovanni Paolo II e le Cappelle del Beato Bartolomeo, della Concezione e di San Rocco, la torre medievale e il monastero di San Teofredo.
Spostandosi infine in Emilia-Romagna, ecco che a Sant’Agostino (Ferrara) chiuderà i battenti la Sagra del tartufo autunnale. Per i visitatori sarà l’ultima occasione per gustare prelibate ricette a base di tuber magnatum pico, più noto come tartufo bianco, che esalterà la polenta, i tortellini fatti a mano, le crespelle, le rosette Nerina, le lasagne, la faraona, la parmigiana, le uova e tante altre specialità preparate dalle rizdore locali, nello stand gastronomico aperto ogni sera dalle 19.30 e la domenica anche a pranzo dalle 12.00. Chi invece vorrà abbinare la buona cucina a un’esperienza diretta a contatto con la natura potrà visitare il Bosco della Panfilia, dove sotto farnie, frassini, pioppi bianchi e olmi, cresce da sempre il delizioso fungo. Nei dintorni spiccano invece l’Oratorio Ghisilieri – Chiesa Vecchia nella frazione di San Carlo e il Museo Ferruccio Lamborghini, un viaggio emozionante nella storia del “marchio del toro”.
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Redazione
26 Novembre 2016