Più salute, più benessere, più prevenzione, ma anche più turismo. Le terme italiane sono ritornate di moda e stanno seducendo anche gli stranieri. Le terme in Italia sono presenti su tutto il territorio nazionale, con oltre 380 centri in 20 regioni e in 180 Comuni. Lo scorso anni sono stati quasi 900 mila gli stranieri che hanno frequentato Spa e centri termali, provenienti prevalentemente dal centro Europa. Ma si sono registrati flussi crescenti anno dopo anno anche da parte di turisti russi, che trovano il modo di coniugare la loro passione per le terme con il sogno del viaggio in Italia. Sono i dati del “Rapporto sul settore termale 2013-2014”, presentato a Rimini da Federterme Confindustria a “Thermalia 2014 TTI”.
“Andare per terme sta tornando di moda perché i clienti stanno imparando a privilegiare gli ambienti e l’ offerta naturale vera: l’acqua termale, i parchi termali, servizi di qualità”, è scritto nel rapporto, “per esperienze di terapie, di riabilitazione e di benessere termale, ma anche di vera e propria vacanza in ambiente termale, e hanno imparato a navigare nei siti delle terme alla scoperta di servizi ed offerte sempre più attrattivi”.
Gli addetti diretti delle aziende termali sono circa 15 mila (compresi i direttori sanitari, i medici e altri operatori sanitari, nonché i lavoratori stagionali), ai quali sono da aggiungere circa 60 mila lavoratori indiretti dell’indotto. Il valore aggiunto realizzato di circa 430 milioni di euro ha toccato nel 2013 il livello più basso a partire dal 2008.
“Le terme italiane”, ha detto Costanzo Jannotti Pecci, presidente di Federterme-Confindustria, “sono un patrimonio naturale ed imprenditoriale unico e specifico dei territori, da far conoscere meglio, da preservare e valorizzare in maniera integrata, per la salute ed il benessere delle persone, per concorrere a riprendere la strada della crescita, per lasciarci alle spalle troppi mesi di sofferenze dovute ai morsi di una crisi economica che si è trascinata troppo a lungo”.
Il “Rapporto sul settore termale 2013-2014” pone in evidenza come le terme del nostro Paese “sono di gran lunga le più importanti nel panorama europeo e, quindi, mondiale: in primo luogo per la qualità dei servizi sanitari che erogano, da sempre inquadrate all’interno del Servizio sanitario nazionale. Una normativa stringente, che impone il mantenimento di elevati standard qualitativi, ed un’ intensa attività di ricerca scientifica, cui le industrie termali hanno fornito un decisivo impulso con la costituzione nel 2003 di una Fondazione ad hoc (la Forst-Fondazione per la ricerca scientifica termale), sono i punti di forza del sistema termale nazionale”.
Una galassia variegata e molto articolata, caratterizzata però da una omogenea vocazione ad essere una componente del welfare sanitario italiano che si colloca a pieno titolo nei complessi meccanismi di cui questo è composto, fornendo il proprio indispensabile contributo.
Parlare di terme vuol dire anche parlare delle ricadute che esse generano sul turismo in tutti i contesti di riferimento. In tale quadro e per effetto delle criticità dei consumi va letto, però, anche il progressivo calo della permanenza media negli alberghi delle località termali, sceso nel 2013 a 3,5 giorni (nel 2007 erano 4 giorni).
Alla luce del rapporto, secondo Jannotti Pecci “deve essere consolidato il modello di welfare termale italiano con iniziative proattive di collaborazione a tutti i livelli (nazionale, regionale e comunale). Il modello è basato sulla ricerca scientifica termale e su una riconosciuta attenzione competente alle esigenze della persona.
Inoltre, secondo Jannotti Pecci, “serve una revisione della legge di riassetto del settore termale (la n.323/2000) per adeguarla alle nuove situazioni ed opportunità di contesto. Infine, ha il concluso presidente di Federterme-Confindustria, “servono più iniziative per agevolare l’accesso a strumenti creditizi di sostegno degli investimenti per il rinnovamento delle strutture”.
13 ottobre 2014
di Alberto Ercoli