Sarà Matera la Capitale Europea della Cultura per il 2019. Matera ha avuto infatti la meglio su una rosa di sei candidate che comprendeva anche Cagliari, Perugia-Assisi, Siena, Lecce e Ravenna. L’annuncio è stato fatto dal ministro Dario Franceschini nella sede del dicastero di via del Collegio Romano assediata da delegazioni, giornalisti e fotografi.
La gioia della città e della Regione si condensa nelle parole del sindaco, che ben rappresenta un sentimento diffuso in tutta la comunità “È il giorno più importante della mia vita”. Salvatore Adduce (Pd) è infatti il sindaco più felice d’Europa. “Ha vinto la forza dell’innovazione dei nostri progetti, ma soprattutto è stato premiato il cuore di questa città, di questa regione, la meravigliosa Basilicata, e di tutti quei meridionali, pugliesi, calabresi e campani che hanno creduto in questa vittoria”.
Il sindaco è alle lacrime, stretto nell’abbraccio della sua delegazione dopo l’annuncio del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. Si è commosso immaginando quello che stava succedendo a Matera, in una piazza San Giovanni stracolma di persone. “Il mio primo pensiero va a quei ragazzi che, alcuni anni fa, proposero la candidatura. Sembrava tutto difficile e lontano. Ma all’allora sindaco, Nicola Buccico, e poi a me, hanno chiesto di andare in profondità, di ricercare le nostre origini ma, al tempo stesso, di guardare oltre, di guardare al futuro”. Matera ce l’ha fatta, è nel futuro, è nel 2019. “Questo successo è la vittoria anche dei tanti giovanissimi studenti che, insieme ai loro insegnanti, hanno partecipato alla lunga corsa verso la designazione a Capitale europea della Cultura. E ora dovranno essere protagonisti dei prossimi anni perché abbiamo bisogno di camminare tutti uniti per costruire un nuovo, grande, straordinario percorso comune”.
Sono passate alcune ore dall’annuncio ufficiale, i telefonini di Adduce continuano a squillare senza sosta, tuttavia il sindaco vuole ricordare i “nomi e i cognomi dei materani, delle famiglie materane e lucane che lo hanno accompagnato. Il mio grazie va a loro. Perché la designazione di Matera è un esempio di civiltà e riscatto che daMatera e dal Sud arriva all’Europa. Non stiamo più a pietire, ma a dare un contributo su come la cultura possa trasformare un territorio. Non era un esito scontato, ma l’abbiamo raggiunto grazie al lavoro di tutti”. Superata la commozione, il primo cittadini di Materà è già in linea con la designazione del 2019: “la cultura può essere da insegnamento per la politica, la può cambiare, la può migliorare”. Poi pragmaticamente ha annunciato che “da domani mattina tutti di nuovo al lavoro, perché dobbiamo essere pronti ad accogliere al meglio le migliaia di persone che arriveranno nei prossimi anni”.
C’è già la coscienza che diventare la Capitale Europea della Cultura determinerà un forte impatto sulla città in termini economici, culturali, di immagine e sociali. Come dimostra lo studio realizzato dal Parlamento Europeo nel 2013 “Capitali europee della Cultura: strategia di successo ed effetti a lungo termini”, le ricadute turistiche sono particolarmente rilevanti per centri poco visitati, mentre gli effetti in termini urbanistici sono molto variabili. Il budget medio negli ultimi anni supera i 60 milioni, con finanziamenti prevalentemente nazionali e locali.IL PROGRAMMA – Il “Programma Capitale europea della Cultura” è nato nel 1985 e si è nel tempo espanso, attraversando tre fasi distinte, l’ultima delle quali va dal 2005 al 2019 (anno dell’ Italia). Le istituzioni europee lavorano ad un’ulteriore fase che va dal 2020 al 2033. L’Italia è stata rappresentata da Firenze nel 1986, Bologna nel 2000, Genova nel 2004.
IL BUDGET – C’è una notevole differenza tra gli stanziamenti per le diverse città nel corso degli anni e sono normalmente i centri più popolosi ad ottenere più fondi. Dal 2005 al 2013 il budget medio si è attestato intorno ai 64 milioni di euro (dall”85 la media si attesta a 37 milioni). Ci sono casi come Istanbul 2010 e Liverpool 2008 che hanno superato i 100 milioni di euro e, sul fronte opposto, città come Cork (2005), Sibiu (2007), Vilnius (2009), Tallinn (2011) con un budget al di sotto dei 20 milioni. Genova nel 2004 ha potuto contare su un budget di circa 35 milioni. Sono generalmente i finanziamenti pubblici a prevalere, da enti nazionali (il 34% in media del totale) o locali (34%), mentre gli interventi dell’Ue incidono solo per il 4% e le sponsorizzazioni per il 15%.
LE SPESE – I fondi vengono spesi soprattutto per la programmazione, anche artistica, ma una buona percentuale va via per la macchina organizzativa e in comunicazione e marketing. A partire dal 1996, un certo peso hanno assunto le spese per le infrastrutture, soprattutto nelle grandi città.
IMPATTO SUL TURISMO – L’incremento medio dei pernottamenti nell’anno di designazione è dell’11% e l’effetto benefico è particolarmente sensibile per le città meno turistiche. La crescita è dimostrata nel breve e medio termine, ma si possono avere effetti anche a lungo termine (anche se difficilmente quantificabili) come dimostra l’esempio di Glasgow 1990, che ha avuto una crescita del 50% degli arrivi stranieri, diventando la terza destinazione del Regno Unito, dopo Londra ed Edimburgo. Anche Liverpool 2008 è un caso di grande successo: 9,7 milioni di turisti nell’anno dell’evento con un incremento del 34% tra il 2007 e il 2008.
CRESCITA ECONOMICA E INFRASTRUTTURALE – A partire dalla metà degli anni ’90 le capitali della cultura sono state protagoniste di uno sviluppo infrastrutturale, spesso legato al restauro degli edifici esistenti. Solo un quinto delle città, finora, ha avuto un grande programma infrastrutturale legato all’evento. Città storiche come Salonicco, Oporto, Genova, Istanbul non hanno invece avuto un impatto urbanistico rilevante. Gli eventi hanno anche portato ad una crescita occupazionale, legata alla macchina amministrativa ed anche alla crescita delle attività culturali. Generalmente forte il contributo dei volontari, che possono variare da alcune centinaia fino ai 17.800 di Lille 2004 o ai 6.159 di Istanbul 2010. L’evento determina anche un dirottamento dei fondi verso attività e organizzazioni culturali, che possono mediamente contare su un notevole incremento di risorse.
La decisione, comunque, è motivo per segnare un giorno storico per Matera: dopo oltre mezzo secolo, la città dei Sassi archivia definitivamente il passato. Da ”vergogna nazionale” del Dopoguerra diventerà la capitale europea della cultura nel 2019, designata dall’Italia insieme all’altra città capitale, la bulgara Plovdiv. Un riconoscimento che rende Matera avanguardia di modernità, non a casa il dossier di candidatura si chiama ”Open Future” ed è stato votato da 7 giurati su 13 per l’originalità ed i contenuti. Matera è premiata per l’intuizione e la partecipazione: il suo cammino per il traguardo europeo è iniziato con anticipo rispetto alle altre città candidate ed è stato interamente nel segno della partecipazione.
Un percorso in crescendo grazie al quale il Comitato Matera 2019 è riuscito a coinvolgere non solo tutta la città ma anche l’intera Regione Basilicata e una porzione della Puglia con Comuni della Murgia barese che hanno sostenuto Matera anziché Lecce. Vince per la sua storia millenaria, rappresentata dal logo con la ”M” stilizzata a specchio, che rappresenta cunicoli scavati nel tufo e che diventa sia ”W” (la rete) che ”M” (iniziale della città). Un segno primordiale per il marchio abbinato al lettering del logotipo, i colori della terra e del cielo. Per il suo passato, Matera ha già ottenuto il riconoscimento Unesco nel 1993 di patrimonio dell’umanità grazie ai Sassi, i caratteristici rioni in tufo.
Proprio i Sassi, però, nel secondo Dopoguerra erano costati a Matera l’appellativo di ”vergogna nazionale” prima con Togliatti e poi con De Gasperi.
Lasciava interdetti vedere i cittadini materani vivere nelle stesse case con gli animali, asini soprattutto, preziosi per le attività agricole. Era il simbolo di una pericolosa arretratezza e di sottosviluppo. Iniziò un piano di svuotamento degli antichi rioni con la realizzazione di quartieri sul ”piano” e con il progressivo ampliamento urbano progettato da Ludovico Quaroni. Quella pagina è ormai definitivamente cancellata.
I Sassi sono oggi luogo di attrazione turistica, snodo nevralgico della vita commerciale e luogo privilegiato per le numerose attività culturali nonché museo diffuso con le chiese rupestri e con tanti contenitori che sono valorizzati da mostre e concerti.
La proclamazione a Capitale Europea della Cultura completa questo cammino di crescita. Con questa conquista, Matera farà sentire più forte la sua voce anche per il miglioramento delle infrastrutture.
Ma intanto la città non è collegata né all’autostrada né alla ferrovia nazionale e le strade verso lo Jonio o verso Bari necessitano di urgenti ammodernamenti.
L’unico collegamento ferroviario è con una linea a scartamento ridotto che richiede un’ora ed un quarto di tempo per coprire i 60 chilometri di distanza da Bari.
Quella di Matera 2019 è stata una vittoria collettiva che ha coinvolto imprenditori, scuole, istituzioni, cittadini. In modo lento all’inizio della candidatura e poi travolgente dopo l’inserimento nella short list l’anno scorso, Matera 2019 è diventata un’avventura contagiosa.
E l’annuncio del ministro Dario Franceschini ha fatto comprensibilmente esplodere di gioia la piazza San Giovanni, riunita davanti ad un maxi-schermo e l’intera città come se fosse una finale dei Mondiali di calcio; in più, con l’orgoglio di essere materani.
Ora a Matera e ai suoi abitanti e, soprattutto, ai suoi amministratori spetta di onorare la decisione deliberando scelte valide e oneste per non alimentare i soliti luoghi comuni, quelli che purtroppo ricordano che ogni volta che in Italia ci sono in ballo investimenti pubblici subito arrivano, come mosche infette, pericolosi faccendieri, monatti del malaffare. L’occasione della nomina a Capitale Europea della Cultura 2019 è importantissima per Matera per il suo riscatto, come lo è per l’intero Mezzogiorno e per il Paese.
18 ottobre 2014
di Dario de Marchi