Una Cina affascinante, classica, lieve ma anche fantastica, quasi onirica, è in mostra a Roma fino al 26 settembre nell’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano. Sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e con il Patrocinio della Regione Lazio e di Roma Capitale è la prima tappa della rassegna “The Timeless Dance. Beyond the Mountains”: un attraente viaggio fantastico alla scoperta delle opere e dell’universo di valori dell’artista contemporaneo cinese Mao Jianhua.
Le sue novantanove opere scandiscono un percorso a spirale, in sette tappe, suddiviso per concetti ed emozioni: tutte eseguite con pennello e inchiostro su carta di cotone fatta a mano. Variano nelle dimensioni che vanno dai fogli di piccolo formato al rotolo più imponente che raggiunge la larghezza di sette metri.
“Un movimento continuo degli occhi, della testa, del proprio corpo, del proprio respiro. Ci si sente come senza peso, agili nel percorrere ripide vie in salita, impervi sentieri che solcano alte montagne rocciose, per poi ricadere giù, su rivoli e distese d’acqua, a osservare le sagome polimorfe di alberi fitti e di cespugli che paiono animarsi” ha spiegato la curatrice Martina Marzotta.
Ed ha aggiunto che questo “è quanto accade quando ci si trova di fronte alle pennellate d’inchiostro che spaziano dal nero più cupo alle più tenui sfumature di grigio, in alcuni casi interrotte da meravigliose tinte pastello, e che si estinguono poi nel bianco più assoluto. Ogni opera di Mao Jianhua sottintende una verità interiore e metafisica che è insieme immersa nell’esperienza di vita”.
Arte e vita s’intrecciano come non mai nella figura dell’artista Mao Jianhua, imprenditore a lungo impegnato a livello internazionale che, una decina di anni fa, ha saputo dare una svolta alla propria esistenza avviando un intenso percorso d’indagine dei fondamenti culturali e spirituali di certa tradizione cinese. Accompagnandosi alla costante presenza di un Maestro, guida spirituale all’esplorazione delle dimensioni più profonde del sé e insieme della natura, e non trascurando il contesto del taoismo e del buddhismo zen, Mao ha intrapreso con disciplina la pratica della meditazione e dell’isolamento, ha scoperto il rapporto simpatetico con la natura attraverso le montagne sacre, si è dedicato alla musica, agli scacchi e, con esiti sorprendenti, alla calligrafia e alla pittura. Il risultato di questo graduale processo, sempre in divenire, sono i suoi straordinari dipinti di paesaggi – inquadrabili nell’ampio spettro del Shan Shui – che stimolano criticamente a considerare le dimensioni della tradizione e della modernità in Cina.
Si tratta di paesaggi dell’anima che tutti noi possiamo rivivere nelle straordinarie pennellate calligrafiche in bianco e nero, negli spazi vuoti che risuonano e nei fitti segni grafici che si trasformano allo sguardo, nell’abisso delle montagne come nello spazio aereo che sovrasta le acque. Il percorso di mostra coinvolge il visitatore in una vera e propria danza senza tempo, alla riscoperta dei battiti del proprio cuore che risuonano con i ritmi della natura delle montagne incantate: quelle di Mao Jianhua.
di Eleonora Albertoni
15 settembre 2017