Cogliere l’atmosfera e lavorarci con fantasia. Ecco la dinamica di Paolo Ventura nel realizzare le sue fotografie, ospitate nelle principali gallerie del mondo. E la Galleria del Cembalo, in Largo della Fontanella di Borghese, 19 a Roma, apre al pubblico dal 21 novembre 2014 al 24 gennaio 2015 una mostra che, per la prima volta, presenta le dodici serie fotografiche che costituiscono la raccolta “Storie brevi”, realizzate da Ventura.
“Nel settembre del 2011 mentre rifacevo il tetto del mio studio è crollato un pezzo. Improvvisamente un angolo buio della stanza si è illuminato. L’inaspettata fonte di luce esposta a nord mi ha fatto venire voglia di creare questi piccoli teatri e di animarli”, ha detto Paolo Ventura motivando la sua originale ispirazione.
L’esposizione, curata da Paola Cavazza e Donatella Pistocchi, presenta 12 “Storie brevi”, ossia circa sessanta immagini esposte, oltre alcuni bozzetti preparatori, qualche costume e dei fondali dipinti utilizzati dall’artista milanese per la creazione delle scenografie in cui ambienta i suoi racconti.
Ognuno di essi, nello scorrere di pochissime inquadrature, verticali e apparentemente statiche come quelle realizzate nello studio di un fotografo degli inizi del Novecento, propone le vicende umane di lanciatori di coltelli, maghi, giocolieri, soldati al fronte, cacciatori e bambini. Lo studio dell’artista cos’ si trasforma in teatro.
È sempre lui, Paolo Ventura, regista, costumista e interprete trasformista, il protagonista delle scene sulla quale la moglie, il figlio e il fratello gemello si alternano a divenire vittime della sua fantasia.
Sapientemente Paolo Ventura mescola la sua pittura e la sua fotografia, citando di volta in volta artisti del passato, dai Futuristi ai protagonisti del Novecento italiano, sempre con grande rispetto e attenzione verso la storia della fotografia. Ne conseguono opere personalissime, riconoscibili ma mai di maniera.
Ventura è uno sperimentatore divertito: le sue immagini narrative, surreali e tragiche, portano con sé la memoria delle storie familiari e letterarie.
Alcune delle “Storie brevi”, che per la prima volta vengono presentate in mostra nella loro totalità, sono state già esposte con successo al “Mart” di Rovereto, alla “Hasted Kraeutler Gallery” di New York e al “Fotokino” di Marsiglia.
Paolo Ventura è nato nel 1968 a Milano ed è figlio di Piero Ventura, un famoso illustratore di storie per bambini. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle arti di Brera, si trasferì a New York come fotografo di moda. Da allora ha esposto i suoi lavori in musei e gallerie importanti in tutto il mondo, compreso il Padiglione italiano della Biennale di Venezia del 2011. Alcuni fanno parte delle collezioni del “Boston Museum of Fine Arts”, della “Library of Congress” di Washington DC, del “MACRO–Museo d’arte contemporanea” di Roma e della “Maison Européenne de la Photographie” di Parigi. Le sue opere hanno un’atmosfera fiabesca e surreale, raccontano mondi immaginari insieme a storie della Seconda guerra mondiale raccontategli dalla nonna. Il suo mondo misterioso è popolato di uomini con cappello, impermeabile e valigetta, palloncini che fluttuano in aria, arlecchini e funamboli, e la nebbia di Parigi.
Paolo Ventura, artista che si è imposto all’attenzione internazionale grazie alle sue fotografie in bilico tra sogno e realtà, dove sembra riemergere il passato di un’Italia immaginata, immersa in un tempo stranamente immobile e al contempo vacillante. Simili a un teatro delle ombre, dove si aggirano personaggi solitari che popolano paesaggi cittadini nebbiosi e inquieti, misteriosi e al contempo famigliari.
Sospese in un silenzio malinconico, che sottrae la realtà al divenire, le sue opere trasportano gli spettatori in un universo quasi onirico e fanno riemergere mondi dimenticati come per incanto. Danno voce alla nostalgia di un passato mai vissuto, ma fervidamente immaginato attraverso i racconti, i libri e le illustrazioni che hanno nutrito la sua fantasia fin da piccolo. Un mondo ricostruito, meraviglioso e un po’ triste, a cui egli dà una nuova vita, come se emergesse da un’emozione duratura della sua infanzia. Simile a un tenace custode del passato, ancora capace di fantasticare e sognare a occhi aperti, Paolo Ventura crea immagini enigmatiche e giocose, ci guida per mano in mondi incantati ed enigmatici, al contempo anacronistici e ambiguamente verosimili.
A proposito della sua serie “Lo zuavo scomparso”, l’autore racconta: “Non amo ricreare mondi passati come se fossi davvero stato negli anni 50 a Roma. Mi interessa cogliere un’atmosfera e lavorarci sopra con la fantasia. Perché certe atmosfere ci sono ma poi in realtà non sono così, sono dei mondi complessi in cui le epoche si sovrappongono e si contraddicono a vicenda”.
5 novembre 2014
di Dario de Marchi