Porta anche la firma Made in Italy molta musica di successo nel continente americano. In America, infatti, si cantava italiano e a scoprire questa insolito collegamento sono un archivio e un libro secondo i quali i gusti musicali del Primo Novecento statunitense rivelano una sorprendente verità: la musica popolare americana è in gran parte opera di emigrati italiani che nel primo trentennio del secolo scorso produssero oltreoceano circa 7.500 documenti sonori tra genere operistico, canzone napoletana, musica da ballo e altre varietà strumentali.
A firmare lo studio è la ricercatrice Giuliana Fugazzotto, titolare di un archivio storico di dischi a 78 giri su tema dell’emigrazione tra i più autorevoli e preziosi al mondo con oltre 5 mila pezzi, recentemente digitalizzato e reso fruibile al pubblico in un ponderoso progetto di recupero di materiale sonoro finanziato dalla Comunità Europea.
Una collezione al centro di un’indagine etno-musicologica di portata mondiale confluita in un volume-reportage dal titolo “Ethnic Italian Records” (Editoriale Documenta, 2015), prodotto dalla Biblioteca di Sardegna che lo presenterà il 20 ottobre all’Istituto Italiano di Cultura di Chicago.
Lo studio delinea per la prima volta le preferenze musicali, le tendenze stilistiche e le problematiche socioculturali della comunità italo-americana nel Primo Novecento, documentando il processo di contaminazione e fusione dei repertori tradizionali nostrani a contatto con la cultura a stelle e strisce, attraverso lo studio, la catalogazione, l’analisi e la digitalizzazione di un corpus di migliaia di fonti. Testimonianze spesso misconosciute, se non ignorate, che costituiscono tuttavia uno straordinario patrimonio di valenza non solo musicale, ma anche sociale ed etnografica.
Come spiega l’autrice della ricerca, Giuliana Fugazzotto, “questi documenti sonori sono lo specchio della vita degli emigrati italiani negli States e ci raccontano come affrontarono le difficoltà di inserimento nel nuovo mondo, dei conflitti che nacquero all’interno delle famiglie con le nuove generazioni di italo-americani, dei problemi politici in cui si trovarono coinvolti, delle diverse comunità di immigrati con cui dovettero confrontarsi, fino ai nostalgici ricordi della terra d’origine e al desiderio di ritornare in patria”.
Un fenomeno di carattere storico ma dalle forti implicazioni attuali perché espressione di un processo migratorio verso gli States che, fra il 1890 e il 1930, negli anni dello sviluppo dell’industria musicale, riguardò circa 5 milioni di italiani. Fra essi soprattutto campani, siciliani, abruzzesi, lucani e calabresi e, in misura minore, anche piemontesi, toscani, lombardi e veneti. E tra di essi molti lavoratori e appassionati cultori delle arti sceniche e musicali che oltreoceano trovarono la loro America. Come il nonno dell’autrice, Antonio Fugazzotto, di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), emigrato dalla Sicilia a New York nei primi anni del Novecento, dalla cui passione collezionistica questo archivio è nato.
di Leonzio Nocente
12 Ottobre 2015