Una nuova gemma torna a brillare in Laguna. Ha appena riaperto al pubblico la casa-museo di Palazzo Cini a Venezia grazie a Generali che, in qualità di main partner, rende accessibile la prestigiosa collezione privata di Vittorio Cini, uno dei più importanti collezionisti del Novecento italiano. Il palazzo sarà visitabile sino al 15 novembre 2016. Renderlo accessibile vuole non solo dare l’opportunità di far conoscere e apprezzare un unicum nel panorama museale veneziano, che accanto a sculture e oggetti d’arte, annovera dipinti toscani e ferraresi con opere di Giotto, Guariento, Botticelli, Filippo Lippi, Piero di Cosimo e Dosso Dossi, ma anche stimolare il confronto con un progetto che è espressione dell’ingegno, del lavoro e del pensiero di un imprenditore e mecenate.
“L’arte è un linguaggio del fare, che sviluppa saperi e conoscenza”, ha detto Gabriele Galateri di Genola, presidente del Gruppo Generali, “lega passato, presente e futuro. Generali si impegna a promuovere e preservare il patrimonio artistico, architettonico e ambientale nei Paesi in cui opera, considerando l’identità e il rapporto con le proprie radici un elemento essenziale per il progresso della comunità”.
La Galleria di Palazzo Cini, raffinata casa-museo sorta nel 1984, custodisce un prezioso nucleo della raccolta d’arte antica di uno dei più importanti collezionisti del novecento italiano: l’imprenditore e filantropo Vittorio Cini (1885 – 1977). I suoi ambienti si sviluppano su due piani: il primo, testimonianza suggestiva di un colto collezionismo a Venezia, restituisce il fascino della dimora del mecenate, mentre il secondo ospita mostre e iniziative culturali. Il museo è frutto del dono di Yana Cini Alliata di Montereale, che nel 1981 lasciò alla Fondazione una parte delle raccolte del padre e alcune sale del palazzo Grimani, acquistato da Cini insieme all’attiguo palazzo Foscari tra 1919 e 1920. Un lascito che garantì il rapporto inscindibile tra la collezione e la casa, oggi ripresentato al pubblico grazie al contributo di Assicurazioni Generali.
La donazione è costituita da dipinti toscani dal XIII al XVI secolo, sculture e oggetti d’arte, tra i quali spiccano il nucleo di rami smaltati rinascimentali, il gruppo di avori gotici e il servizio di porcellane Cozzi, allestito nel salotto neo-rococò progettato da Tomaso Buzzi. Al nucleo originario si aggiunse nel 1989 la straordinaria raccolta di dipinti ferraresi del Rinascimento, grazie alla generosità di Ylda Cini Guglielmi di Vulci, i cui eredi nel 2015 hanno arricchito la Galleria con un nuovo gruppo di opere d’arte e arredi, sempre provenienti dalla collezione originaria di Vittorio Cini.
Vittorio Cini è stato imprenditore, uomo politico coinvolto nelle più importanti imprese finanziarie e produttive dell’Italia del Novecento e va annoverato tra i grandi collezionisti del Ventesimo secolo. Acquistò il palazzo Foscari nel 1919 (affacciato sul Canal Grande ed eretto dal 1563 al 1565 per Elisabetta Venier Foscari) un anno dopo le nozze con la diva del cinema muto Lyda Borelli. Qualche anno dopo l’edificio fu aggregato al palazzo contiguo, realizzato dal 1564 al 1567 per Vincenzo Grimani. L’ampia residenza assunse un rilievo sempre più significativo in relazione alle necessità di rappresentanza di Vittorio Cini, che nel 1934 venne nominato Senatore, qualificandosi come scrigno prezioso di dipinti, sculture, vetri, porcellane, smalti, bronzetti, tappeti, specchi.
La sua anima collezionistica informò l’allestimento del palazzo a San Vio, dove distribuire i pezzi migliori della immensa raccolta che andava formando e che negli anni ‘40 e ‘50 giunse a vertici qualitativi difficilmente comparabili con collezioni italiane analoghe: dipinti, sculture, vetri, porcellane, smalti, bronzetti, tappeti, specchi, approvvigionandosi ai mercati antiquari più fecondi, e avvalendosi di consiglieri, conoscitori, specialisti e storici dell’arte come Bernard Berenson, Federico Zeri, Giuseppe Fiocco e Tammaro De Marinis.
Tra il 1956 e il 1958 l’architetto Tomaso Buzzi fu chiamato a intervenire nella progettazione degli interni della residenza Cini in laguna. Alla morte di Vittorio Cini nel 1977 la sterminata raccolta, suddivisa in nuclei contraddistinti perlopiù da aggregazioni per aree geografiche e scuole, fu ereditata dalle figlie Yana, Ylda e Mynna. A Yana, la terzogenita, che nel 1953 aveva sposato il principe Fabrizio Alliata di Montereale, la decisione di donare alla Fondazione Giorgio Cini un cospicuo gruppo di dipinti toscani, alcune sculture di pregio e diversi oggetti di arte decorativa, determinando così le basi per costituire, in seno all’istituzione voluta nel 1951 dal padre, una Galleria pubblica che evocasse lo spirito, il gusto e l’anima del collezionismo del grande mecenate. Al nucleo originario si aggiunse dal 1989, per gentile concessione degli eredi Guglielmi di Vulci cui era toccata in sorte, la considerevole raccolta dei dipinti ferraresi, costituita da Cini in virtù̀ delle origini emiliane e grazie alla presenza, accanto al conte, della rilevante figura di Nino Barbantini, organizzatore nel 1933 della grande mostra allestita presso Palazzo dei Diamanti a Ferrara.
La Galleria è stata concepita come casa-museo, tramite scelte espositive rispettose della fisionomia della dimora abitata dal collezionista, la galleria espone il prezioso nucleo dei dipinti, sculture e oggetti d’arte, componendo un ragguardevole percorso dell’arte italiana dal XIII al XVI secolo e qualificandosi come un unicum nel panorama museale veneziano per la cospicua presenza di primitivi toscani. Della donazione fa parte la serie straordinaria di dipinti del rinascimento fiorentino, che conta capolavori di Filippo Lippi, Beato Angelico, Botticelli, Piero di Cosimo, Pontormo, celebrati dalla letteratura ed esposti anche recentemente in occasione di importanti mostre d’arte internazionali.
di Letizia Freschi
8 Aprile 2016