Il Vaticano si arricchisce di un altro gioiello di immensa bellezza e attualità artistica, ma anche geografica e simbolica. E di enorme attrazione turistica. Dopo quattro anni di delicatissimi lavori di restauro, finanziati dal Capitolo Californiano dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums con 2 milioni di euro, è stata infatti riaperta al pubblico la Galleria delle Carte Geografiche, nel cuore dei Musei Vaticani. Posta lungo l’itinerario che conduce alla celebre Cappella Sistina (6 milioni di visitatori in un anno!) è un’eccezionale rappresentazione fatta nel 1580 di tutte le regioni d’Italia e delle isole con le principali città, testimonianza preziosa delle cognizioni geografiche del ‘500 e dello stato dei luoghi in quell’epoca, rappresentando non solo una suggestiva raccolta, di inestimabile efficacia estetica, ma anche un grande significato simbolico: l’insieme di tutte le carte è la prefigurazione di una unità d’Italia anche spirituale, oltre che geografica.
Voluta da papa Gregorio XIII, è opera di diversi artisti che la decorarono e affrescarono tra 1580 e il 1585, seguendo le indicazioni del geografo domenicano Ignazio Danti. La galleria è lunga 120 metri e comprende 40 tavole con carte geografiche, di cui 32 ampie 4,3 metri per 3,30, sulle quali sono spesso rappresentate la pianta della città più importante, ma anche scene e brevi descrizioni. Da un lato il versante tirrenico, dall’altro quello adriatico.
Era giustamente emozionato Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, presentando la conclusione del restauro, che ha coinvolto una ventina di giovani professionisti (quasi tutte donne), diretti dal restauratore vaticano Francesco Prantera, che ha operato sotto la direzione dello stesso Paolucci e di Arnold Nesselrath, con l’obiettivo di restituire leggibilità a ben 1200 mq di suggestiva, affascinante ma delicatissima pittura murale, che raffigura l’Italia e i possedimenti della Chiesa secondo la geografia politica della fine del XVI secolo.
Era il 1581, quando la Galleria delle Carte Geografiche venne inaugurata. Era papa il bolognese Gregorio XIII Boncompagni. È stato il papa della riforma del calendario civile che ancora oggi porta il suo nome. Insegnava diritto romano all’“Alma Mater” di Bologna. All’Università era suo collega il matematico geografo e cosmografo domenicano Ignazio Danti, insieme al fiammingo Van Ortel (Ortelius in latino), lo scienziato più bravo e più celebre in Europa nella teoria e nella pratica della restituzione cartografica. Chiamato a Roma dal Papa (non si può dire di no a un collega di università!) fu poi Ignazio Danti a progettare le quaranta carte geografiche ad affresco che, messe in figura da un team di pittori guidati da Girolamo Muziano con Cesare Nebbia e i due fratelli paesisti Paul e Mathias Bril, Giovanni Antonio Vanosino da Varese e Antonio Danti, occupano per centoventi metri lineari le pareti della Galleria.
Quaranta tavole geografiche (un brillare di azzurro e verde e oro) che rappresentano le regioni d’Italia con le isole maggiori (Sicilia, Sardegna, Corsica) e quelle minori (Tremiti, Elba, ma anche Malta e Corfù). Sono tutte restituite in prospettiva aerea e in scala variabile da regione a regione. Le quattro maggiori città portuali (Genova e Venezia, Civitavecchia a Ancona) stanno nella parete d’ingresso insieme alla riproduzione cartografica delle due Italie: quella antica e quella moderna. E poi ci sono le isole minori, ma anche la memoria figurata di fatti militari recenti nel tempo e ancora vivi nella memoria: il fallito assedio di Malta da parte dei Turchi (1565) e la battaglia di Lepanto (1571).
Gli occhi non sanno dove guardare per il continuo richiamo di bellezza e suggestioni quando si percorre la Galleria delle Carte Geografiche, ossia quell’Italia che Papa Gregorio XIII amava e che voleva visitare senza uscire dai Palazzi Apostolici, perché ogni valle, ogni montagna, ogni fiume, ogni torrente è riconoscibile, ogni villaggio e quasi ogni parrocchia vi sono nominati. Ogni città maggiore vi è rappresentata in pianta nel suo vero “ritratto”. Così che i visitatori italiani stupiscono e sono felici nel vedere il paese di origine della loro famiglia apparire col nome immutato nella piega di una valle o sulla riva di un piccolo fiume. E poi c’è il mare, il luminoso azzurrissimo mare italiano increspato di onde leggere vivo e come rabbrividente al soffio di venti bizzarri che gonfiano le vele di navi dalle fogge più singolari. In alto, nella volta, i santi delle varie regioni proteggono l’Italia, giardino della Chiesa. Italia totius orbis regio nobilissima” dichiara in latino Papa Gregorio nella epigrafe inaugurale, intendendo nell’aggettivo “nobile” tutto quello che è bellezza, varietà, arte, cultura e storia. La bellezza e la nobiltà dell’Italia storica, ciò che Papa Gregorio XIII sapeva.
Bellezza e fascino a parte, il genio dei restauratori nostrani ha portato ad usare un’alga rossa, giapponese (100 euro per un grammo, venduta come metallo!), per realizzare la pulizia e il restauro della Galleria delle Carte Geografiche senza danneggiare, ma anzi valorizzare i dipinti. Non solo. I tecnici guidati da Francesco Prantera stanno studiando di usa un’alga del litorale laziale per sostituire quella più costosa giapponese. Insomma, un miracolo dietro l’altro.
di Dario de Marchi
30 Aprile 2016