La notizia sta facendo il giro del mondo, arriva in piena estate dalla Sardegna ma non ha nulla a che vedere con il suo mare cristallino e le spiagge immacolate. Non parla neanche di qualche personaggio di spicco che passa le sue vacanze in Costa Smeralda, ma della prima applicazione dei Google Glass all’opera lirica.
Dal 30 luglio al 16 agosto andrà in scena al teatro lirico di Cagliari la Turandot di Puccini in versione interattiva, rimodernata in stile ventunesimo secolo, con ambientazioni che traggono ispirazione dall’Oriente e dalla fantascienza. Gli artisti sul palcoscenico, durante lo spettacolo, hanno indossato i Google Glass, permettendo agli spettatori di godere dell’esibizione in maniera diversa rispetto al solito, osservando lo spettacolo in diretta anche attraverso gli occhi di chi lo stava mettendo in scena. Oltre agli spettatori in sala grazie allo streaming hanno assistito all’opera migliaia di persone da tutto il mondo.
Il merito della riuscita di questo esperimento teatrale associato ai Google Glass va al Centro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico del Teatro Lirico di Cagliari, che sotto la guida di Nicola Fioravanti, ha effettuato la scelta delle tecnologie e lavorato sulla loro applicazione pratica allo spettacolo. I Google Glass consentono a chi li indossa in scena di scattare foto e registrare suoni ed immagini senza essere di intralcio per la rappresentazione stessa, e danno la possibilità di condividere in tempo reale i contenuti prodotti sui Social Network.
Mauro Meli da quando è tornato ad essere il Sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari ha puntato tutto sull’innovazione, e in occasione della prima non nasconde l’emozione del sapere che ci sono 300 mila spettatori collegati via web. Spiegando poi che c’è un perché, se proprio la grande incompiuta del maestro Giacomo Puccini è stata scelta per tentare l’evento, infatti è proprio con la Turandot che l’opera lirica entra nel futuro, melodicamente e armonicamente parlando.
Sicuramente quello tra lirica e la tecnologia dei Google Glass è e sarà un dialogo interessante, e che speriamo sia utile per abbattere alcune barriere e riuscire a far avvicinare un nuovo pubblico al mondo dell’opera.
(di Andrea Marchi)