Deriva il suo nome dalla forma a cuore del frutto. È l’anacardio, uno dei più importanti alberi da noci tanto da collocarsi al terzo posto nel commercio internazionale proprio dopo le noci (29%) e le mandorle (21%). E dato l’alto valore economico, è un prodotto su cui si gioca lo sviluppo di aree fortemente depresse dell’ Africa, come la Sierra Leone, dove la produzione degli anacardi è sostenuta dallo stesso Governo come politica di uscita dalla povertà.
In Africa si coltiva circa il 45% degli anacardi del mondo, ma la lavorazione fatta sul posto è molto limitata. Se migliorasse, potrebbe migliorare pure la vita di molte famiglie nelle zone rurali. Per questo motivo, l’organizzazione non governativa COOPI-Cooperazione Internazionale ha avviato nel nord-ovest della Sierra Leone, dove la coltivazione è più diffusa, il progetto “Sviluppo imprenditoriale partecipato per l’ottimizzazione della filiera degli anacardi”, finalizzato al miglioramento della filiera degli anacardi e alla sensibilizzazione delle nuove generazioni allo sviluppo sostenibile.
Con il sostegno finanziario della Fondazione Cariplo, all’interno del più ampio programma ”Nutrire il Pianeta” appoggiato da Comune di Milano, Regione Lombardia ed Expo Milano 2015, il progetto si avvale del co-finanziamento dell’Unione Europea e del partenariato tecnico e scientifico con l’Università di Milano, il Politecnico di Milano e la Coop Lombardia.
In Africa esiste un problema rilevante in termini di sicurezza alimentare e nutrizionale e di sviluppo rurale. Un terzo della popolazione soffre di fame in maniera cronica, mentre il problema del settore agricolo africano è la bassa produttività. Due terzi della popolazione africana vive in un contesto rurale e, quindi, direttamente o indirettamente, dipende dall’agricoltura sia per l’occupazione che per il sostentamento.
In particolare, la Sierra Leone è uno dei Paesi più poveri del mondo. Nella classifica mondiale basata sul Pil, occupa il 165° posto su 187 Paesi. Eppure il Paese ha un’area potenzialmente coltivabile di oltre 5 milioni di ettari, di cui solo il 10% è attualmente coltivato in modo efficace. L’agricoltura è il principale settore economico impiega il 60% della popolazione (il 55% donne), ma i proventi da esportazione costituiscono solo il 7% del Pil.
Dal 2008, il governo della Sierra Leone ha distribuito 250.000 piantine di anacardio e molte piantagioni sono state create di recente nei distretti di Port Loko e Bombali e hanno appena cominciato a produrre frutti. Il 10% della produzione viene trasformato nel Distretto di Kambia, principalmente manualmente (da donne) con il supporto di alcuni macchinari indiani non ben mantenuti. Le restanti 450 tonnellate vengono lavorate, vendute o consumate localmente a livello familiare.
I risultati attuali sono scarsi perché deboli sono le conoscenze dei contadini su coltivazione, conservazione e lavorazione degli anacardi, oltre che della loro commercializzazione. A questo cerca di fornire una risposta il progetto di COOPI ”Sviluppo imprenditoriale partecipato per l’ottimizzazione della filiera degli anacardi in Sierra Leone”, della durata di 20 mesi (dal gennaio 2015 all’agosto 2016).
Il progetto punta al miglioramento della sicurezza alimentare ottimizzando l’intera filiera dell’anacardio attraverso un supporto alle fasi di conservazione e trasformazione e grazie alla definizione di business cases partecipati nei distretti di Kambia, Bombali e Port Loko. Obiettivo finale: migliorare il reddito e quindi le condizioni di vita delle popolazioni rurali.
di Eleonora Albertoni
24 Luglio 2015