Un passaggio storico non solo per il continente americano, ma per il mondo interno. La fine di una anacronistica guerra fredda che svilupperà le relazioni internazionali ma, soprattutto, favorirà un modello che, molte vicende geopolitiche, danno invece per perso. Complice Papa Francesco, Cuba e gli Stati Uniti infatti ripristinano le loro relazioni diplomatiche dopo oltre 50 anni di gelo. Riattivando flussi turistici che saranno benefici per l’economia dell’isola caraibica.
La bandiera di Cuba torna a sventolare nella capitale federale americana, Washington DC. Issata davanti all’imponente palazzina che nel 1917 fu costruita proprio per ospitare la rappresentanza diplomatica de L’Avana. Quell’ambasciata che fu chiusa nel 1961 e che oggi ha riaperto trionfalmente i battenti. Inimmaginabile solo fino a pochi mesi fa. Ma Barack Obama e Raul Castro hanno rimesso in moto la storia dopo 54 anni di gelo tra i loro Paesi. E proprio nei libri di storia finirà la data del 20 luglio 2015, giorno in cui vengono ufficialmente ripristinate le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba, ponendo così fine ad un’era.
Sono le ultime vestigia della guerra fredda che svaniscono, l’ultimo muro del ventesimo secolo che crolla. E la cerimonia organizzata nella capitale statunitense non può che essere solenne. Mentre un’altra cerimonia, altrettanto pomposa, sarà presto organizzata a L’Avana, quando ad essere innalzata sarà la bandiera a stelle e strisce – meglio nota come Stars and Striper o, più comunemente Old Glory – in quello che fino ad oggi è stato l’avamposto Usa nell’isola.
Situata a nordest di Washington, in un’area residenziale dove ci sono le sedi di molte rappresentanze diplomatiche negli Stati Uniti, l’ambasciata di Cuba tornerà ad essere al centro di un dialogo che, nelle intenzioni della Casa Bianca, ha come prossimo obiettivo la svolta finale nei rapporti con L’Avana: la rimozione dell’embargo nei confronti del Paese caraibico prima della fine della presidenza Obama. Ultima tappa di un percorso dopo il quale nulla sarà più come prima.
Insomma, appaiono lontanissimi i tempi in cui la sede di quella che per 51 anni è stata chiamata “Sezione di interesse cubana” in America fu oggetto di un attentato da parte di un gruppo paramilitare di esiliati cubani: gruppo fondato in Florida e che aveva come obiettivo quello di rovesciare il regime di Fidel Castro. Gli uomini di “Omega 7”, autori di diversi attentati, il 19 maggio 1979 piazzarono un ordigno davanti all’edificio dell’ex ambasciata che esplose senza fortunatamente provocare vittime. Solo danni.
Oggi tutto è tirato a lucido. Alla cerimonia partecipano almeno 500 invitati tra rappresentanti della comunità cubana negli Usa, membri del Congresso americano, imprenditori, leader religiosi, artisti. A sancire la giornata storica anche la presenza del ministro degli esteri de L’Avana, Bruno Rodriguez, il primo capo della diplomazia cubana a mettere piede negli Usa dal 1959. Guida una delegazione di circa 30 personalità cubane. Poi al Dipartimento di Stato incontrerà il capo della diplomazia Usa, John Kerry. E insieme annunceranno ufficialmente al mondo intero che tra Stati Uniti e Cuba non esistono più barriere.
Con questa cerimonia, terminano i mandati in qualità di “potenza protettrice” che la Svizzera aveva assunto nel 1961 in rappresentanza degli Stati Uniti a Cuba e nel 1991 in rappresentanza di Cuba negli Stati Uniti. L’ambasciatore svizzero negli USA, Martin Dahinden, ha ricordato che il segretario di stato americano John Kerry ha inviato una lettera di ringraziamenti al consigliere federale, e ministro degli esteri, Didier Burkhalter.
La Svizzera, dopo la rottura delle relazioni con Cuba in seguito alla rivoluzione comunista, ha infatti difeso gli interessi americani nell’isola di Fidel Castro per 54 anni. Momenti di grande tensione si sono vissuti nell’ottobre del 1962, con la crisi dei missili, e in quell’occasione, ha detto Dahinden, i diplomatici svizzeri agirono in qualità di mediatori.
Nel 1977 la Svizzera ha fornito assistenza all’apertura di “sezioni di difesa degli interessi” attraverso le proprie ambasciate, in modo tale che i diplomatici americani potessero lavorare all’Avana e i loro colleghi cubani a Washington: da allora il mandato svizzero, ha detto Dahinden, è stato principalmente di natura formale.
L’ambasciata USA a Cuba avvia da oggi le proprie attività, ma il diplomatico americano che assumerà la carica ancora non è stato designato: in un primo tempo il mandato sarà assunto da un incaricato d’affari.
di Patrizia Marin
20 Luglio 2015