In un mondo sempre più globalizzato, in cui la fragilità è motivo di esclusione, l’imperativo categorico per superare le debolezze e competere (quasi) alla pari è quello delle aggregazioni transnazionali. Così dopo il gruppo dei BRICS, acronimo dei Paesi che ne fanno parte, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, sulla “piazza” del mondo si è affacciato un altro team: MIKTA, di cui fanno parte Messico, Indonesia, Korea del Sud, Turchia e Australia. Ciascuno di questi Paesi è già membro del G20 e della OMC.
Di fatto, l’iniziativa di creare questa piattaforma nasce a seguito dei Vertici del G20 e si basa sul vantaggio di lavorare insieme e di consultarsi a vicenda su differenti questioni, legate in particolar modo all’agenda del G20.
Ufficialmente, la “nascita” del MIKTA è avvenuta a New York ai margini dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 25 settembre 2013, durante un meeting in cui hanno partecipato i Ministri degli Affari Esteri del Messico, José Antonio Meade Kuribreña; dell’Indonesia, Marty Natalegawa; della Corea del Sud, YunByung-se; della Turchia, Ahmed Davutoglu e dell’Australia, Julie Bishop.
«Sulla base di un approccio pragmatico», ha spiegato Miguel Ruíz-Cabañas Izquierdo, ambasciatore del Messico a Roma, «sono stati stabiliti gli obiettivi dell’alleanza di questi Paesi: rafforzare i legami bilaterali e potenziare la cooperazione tra i suoi membri; aprire uno spazio di consultazione nel quadro dei Vertici del G20; promuovere un coordinamento riguardo questioni mondiali di interesse comune».
Secondo il diplomatico «le similitudini che accomunano questi Paesi sono notevolmente importanti: siamo tutte democrazie consolidate, economie aperte, Paesi con un grande mercato interno e un tasso di inflazione moderato e tutti abbiamo una popolazione con un potere d’acquisto sempre maggiore. Ma soprattutto tutti noi, tendiamo a guardare al futuro; tutti noi condividiamo la certezza che il nostro peso nell’economia mondiale richieda uno sforzo duraturo per assumere una maggiore responsabilità a livello internazionale».
In sostanza, secondo l’ambasciatore messicano «il MITKA può e deve contribuire a migliorare il funzionamento del sistema multilaterale e a ovviare alle carenze della governance globale, con il fine di affrontare in maniera più efficace le sfide globali e regionali».
A questo nuovo team mondiale lo IAI, Istituto per gli Affari Internazionali di Roma, ha organizzato un confronto intitolato «The future of Global Governance, The Role of MIKTA», in collaborazione con le ambasciate dei Paesi aderenti e con il Monte dei Paschi di Siena.
Come hanno affermato i Ministri degli Affari Esteri dei cinque Paesi, in sede costitutiva, «questa piattaforma informale ha un reale potenziale potere per agire come una forza per il bene negli affari mondiali».
Messi insieme i Paesi membri del MITKA contano una popolazione di circa 482 milioni di persone (il 10% della popolazione mondiale), che rappresenta più o meno la popolazione dell’Unione Europea. La media dei loro PIL va dai 794,5 miliardi di dollari della Turchia, ai 1.542,8 miliardi di dollari dell’Australia.
Oltre all’obbiettivo di rafforzare i legami bilaterali tra le cinque nazioni, i rispettivi Ministri degli Esteri hanno già discusso di temi globali di interesse comune come quello di aumentare gli sforzi collettivi per rendere più efficace l’esito dello sviluppo; l’agenda di sviluppo post 2015, la sicurezza del cyberspace, il cambiamento climatico, i diritti umani e la migrazione, cosi come la necessità di una riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Sebbene la piattaforma del MIKTA sia nata solo un anno fa, ha già una tabella di marcia precisa, a dimostrazione che i cinque Paesi sono fortemente impegnati a continuare a lavorare insieme: il prossimo settembre, i Ministri degli Affari Esteri terranno un meeting a margine della 69a Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York; il prossimo novembre si terrà il primo Vertice MIKTA a Brisbane, Australia a margine del Vertice G20; nel primo semestre 2015 avrà luogo un nuovo meeting ministeriale in Corea del Sud.
«Il vertice delle potenze di fascia media è l’incontro tra nazioni che condividono gli stessi valori della democrazia e dell’economia di mercato, che hanno la volontà e le capacità di contribuire alla comunità internazionale», ha sostenuto il ministro degli Esteri sudcoreano, Yun Byung-se.
Secondo una nota del Ministero degli Esteri di Ankara, «i cinque Paesi sono attori attivi nelle rispettive regioni e contribuiscono alla pace e alla stabilità globale e regionale, e condividono un approccio simile e costruttivo nell’affrontare le sfide internazionali».
Scopo del MIKTA sarà tra l’altro quello di sviluppare le relazioni bilaterali tra gli Stati membri e favorire l’influenza esercitata da questi Governi per bilanciare uno scenario internazionale dominato dalle grandi potenze, Cina e Stati Uniti in testa.
Il percorso che attende il team MIKTA appare però il leggera salita. La numero uno della diplomazia australiana, Julie Bishop e il suo omologo indonesiano, Marty Natalegawa, infatti, sono stati protagonisti di una polemica scaturita dalla decisione indonesiana di divulgare il contenuto dei colloqui privati con la collega australiana, durante i quali aveva espresso le preoccupazioni di Giacarta per i rischi posti alle relazioni tra i due Paesi dalla controversa politica di Canberra di respingimento dei barconi di migranti e l’ipotesi di rimandare le imbarcazioni in Indonesia da dove prende il mare la maggior parte dei richiedenti asilo che cercano di raggiungere le coste australiane.
(di Dario de Marchi, Direttore del “Giornale Diplomatico”)