L’Italia ha dato un rilevante contributo alla riqualificazione del prezioso e fragile patrimonio culturale dell’Iraq ed ora l’esperienza sin qui maturata viene esaminata a Washington D.C. (USA). L’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura della Capitale Federale americana, in collaborazione con il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino (CRAST), hanno organizzato la mostra e la conferenza “Patrimonio in pericolo. Il Centro Scavi di Torino e la Riqualificazione del Patrimonio Culturale Iracheno”, tenuta da Carlo Lippolis, presidente del CRAST e direttore della spedizione archeologica italiana a Tulul al Baqarat.
Il CRAST è attivo in Iraq da più di 50 anni e le ricerche e gli interventi in favore della protezione del patrimonio culturale iracheno non sono mai stati interrotti. Subito dopo il saccheggio del Museo di Baghdad, nel 2003, il Centro torinese ha avviato un progetto di riqualificazione di alcune delle maggiori sale del museo, avviando nel contempo progetti di formazione e alcuni corsi. Questi interventi hanno reso possibile la riapertura ufficiale del Museo iracheno di Baghdad, avvenuta nel marzo 2015.
Di recente il Centro ha ripreso le attività di ricerca archeologica nel sud del Paese e nell’aprile 2016 l’Istituto italo-iracheno di scienze archeologiche è stato riaperto.
La mostra illustra alcune delle attività principali condotte in Iraq negli ultimi 10 anni dal Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino. La prima sezione sarà focalizzata sulla riqualificazione delle opere nel museo di Baghdad, che costituisce una rilevante finestra sul passato della Mesopotamia e sulla storia umana.
Nonostante la difficile situazione politica del Paese, i lavori del team italiano sono cominciati nel 2006 e si sono conclusi nel 2013 e gli interventi hanno riguardato quasi tutto il piano terra del grande palazzo. A febbraio 2015 il museo di Baghdad è stato ufficialmente riaperto al pubblico.
Un altro progetto realizzato dal Centro Scavi di Torino è stato incentrato sul ripristino dell’Istituto Italo-Iracheno, fondato nel 1969, saccheggiato durante la Seconda Guerra del Golfo. Nell’aprile 2016, dopo un restauro di un edificio storico vicino al Qislah (composto da vecchi quartieri militari), l’Istituto ha riaperto con l’obiettivo di contribuire alla salvaguardia di sempre più vasta portata del patrimonio culturale iracheno e alla ricerca scientifica archeologica.
Infine, dal 2012, una spedizione archeologica italiana sta lavorando nel sud-est dell’Iraq (in particolare nel sito di Tulul al Baqarat, nella provincia di Kut), con progetti di indagine e di scavo su un sito importante, ma ancora sconosciuto, con strati culturali che spaziano dal IV al I millennio a.C..
di Eleonora Albertoni
09 Settembre 2016