Il veneziano Marco Polo, che della via della seta fu il precursore e storico esploratore e che con il suo lungo viaggio di fatto creò un nuovo percorso aprendolo a scambi non solo commerciali ma anche culturali tra Occidente ed Estremo Oriente, sarebbe davvero felice e orgoglioso per la notizia che viene dall’Ambasciata cinese a Roma. Anche se si è mancato di citarlo. Una rete integrata e ininterrotta di collegamenti che da Pechino, attraverso i Paesi dell’ Asia centrale, arriverà a Istanbul e poi a Berlino per facilitare scambi commerciali, culturali e sviluppo sociale: è la “Nuova Via della Seta” che la Cina vuole costruire per avvicinare Europa e Asia.
“Tre miliardi di persone e 18 Paesi coinvolti attorno al più lungo corridoio economico del mondo che sarà anche quello con più potenzialità”, ha spiegato in un’intervista all’ANSA l’ambasciatore cinese a Roma, Li Ruiyu, a margine dell’incontro “Connettività: economia e trasporti lungo la Via della Seta”, organizzato nell’ambito del Festival della Diplomazia e ospitato nella sede dell’ambasciata cinese a Roma.
Un progetto che punta “a creare una comunità attraverso la connettività dei trasporti, delle monete, della cultura, che elimini le barriere e generi vantaggi per tutti” con il comune denominatore “dell’amicizia e della reciproca conoscenza tra i popoli” e che “richiede una cooperazione duratura” nella comunità internazionale e un “serio dialogo politico” per “prendere decisioni strategiche” mirate allo “sviluppo di tutti i Paesi lungo la Nuova Via della Seta“.
Per Via della Seta si intende il reticolo, che si sviluppava per circa 8.000 km, costituito da itinerari terrestri, marittimi e fluviali lungo i quali nell’antichità si erano snodati i commerci tra l’impero cinese e quello romano. Le vie carovaniere attraversavano l’Asia centrale e il Medio Oriente, collegando Chang’an (oggi Xi’an), in Cina, all’Asia Minore e al Mediterraneo attraverso il Medio Oriente e il Vicino Oriente.
Le diramazioni si estendevano poi a est alla Corea e al Giappone e, a Sud, all’India. Il nome apparve per la prima volta nel 1877, quando il geografo tedesco Ferdinand von Richthofen (1833-1905) pubblicò l’opera “Tagebucher aus China” (Diario dalla Cina). Nell’introduzione von Richthofen nomina la Seidenstraße, la “Via della seta”.
La destinazione finale della seta che su di essa viaggiava (non certo da sola, ma insieme a tante altre merci preziose) era Roma, dove per altro non si sapeva con precisione quale ne fosse l’origine (se animale o vegetale) e da dove provenisse. Altre merci altrettanto preziose viaggiavano in senso inverso, e insieme alle merci viaggiavano grandi idee e religioni (concetti fondamentali di matematica, geometria, astronomia) in entrambi i sensi, manicheismo, e nestorianesimo verso Oriente. Sulla Via della Seta compì un complesso giro quasi in tondo anche il Buddhismo, dall’India all’Asia Centrale alla Cina e, infine, al Tibet, il tutto per trovare itinerari che permettessero di evitare le quasi invalicabili montagne dell’Himalaya.
Questi scambi commerciali e culturali furono determinanti per lo sviluppo e il fiorire delle antiche civiltà dell’Egitto, della Cina, dell’India e di Roma, ma furono di grande importanza anche nel gettare le basi del mondo moderno.
31 ottobre 2014
di Patrizia Marin