21 agosto 2014
Oggi é una bellissima giornata, la piazza di Querétaro si sta animando, un’ultima passeggiata tra le viuzze di questo incanto e già un nuovo incanto mi attente, San Miguel de Allende. Alle 12, puntuale, arriva Gustavo, il mio anfitrione nello stato di Guanajuato, una sorta di angelo custode versione messicana.
Dopo un’ora e mezza raggiungiamo la celeberrima San Miguel de Allende, rinomata tra le città più belle al mondo, da visitare. Già a prima vista mantiene le promesse e fors’anche di più. Situata ad un’altitudine di 1.910 metri sul livello del mare, San Miguel de Allende conserva il fascino del Messico coloniale, un viaggio nel passato ricco d’arte, storia e tradizioni, ed un presente che mantiene e perpetua tutto questo.
Ci raggiunge Jesus, la guida locale, ed in primis visitiamo la galleria d’arte più celebre di qui, la “Fabrica La Aurora“, una vecchia fabbrica tessile, dal 1991 trasformata in un bellissimo centro di arte e design dove ammirare ed acquistare opere, incontrare artisti, prendere lezioni di pittura, scultura, gioielleria, ed altro, e volendo mangiare qualcosa. Molti artisti messicani, ma anche americani, qui espongono le proprie opere, e nel retrobottega, come un tempo, realizzano le opere medesime. Un luogo unico, raffinato, dove anche i prezzi sono in linea con l’unicità dei manufatti esposti.
La gente che vedo qui è diversa, quasi un turismo elitario, chic. Mi dicono peraltro che molti americani qui trascorrono lunghi periodi, a studiare arte e spagnolo. Un’importante comunità americana di circa 14 mila persone ci vive stabilmente. É un’influenza significativa, che si percepisce in ogni dove, che ha consentito a San Miguel de Allende di essere conosciuta in tutto il mondo. Nel 2008 l’UNESCO l’ha nominata, insieme al vicino Santuario de Jesùs Nazareno, in Atotonilco, Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Si é fatta l’ora di pranzo, Gustavo mi propone La Cocina di Lolita, ed é proprio in cucina che Lolita ci accoglie e ci fa accomodare, mentre sul bancone due allegre giovani signore preparano i piatti della tradizione. Guacamole d’ordinanza, la zuppa di tortillas, buonissima, l’insalata di avocado ed arachidi caramellate. Un’acqua di guayaba e siamo pronti a riprendere il cammino.
Visitiamo il Charco del Ingenío, a pochi minuti da San Miguel de Allende, il Giardino Botanico El Charco del Ingenio comprende 67 ettari di riserva naturale di biodiversità, dove oltre alla preservazione della riserva naturale, si ospita una vasta collezione, tra cui cactus e altre piante succulente messicane. Una rete di sentieri che porta a diversi punti di vista e le attrazioni della riserva. In uno spazio comunitario, El Charco concentra i suoi sforzi in educazione ambientale e sviluppo della cultura popolare. Incontri, conferenze, workshop, concerti, cerimonie ed attività si svolgono durante tutto l’anno e riflettono l’atmosfera multiculturale di San Miguel de Allende.
Anche il vocalist dei Manà, la mia band messicana preferita, viene qui tutti gli anni a celebrare il fuoco nuovo, un’antica tradizione dove le più generazioni di padri e figli si trapassano le conoscenze. Nel 2004, El Charco del Ingenio è stata altresì consacrata come zona di pace da parte del Dalai Lama, leader del popolo tibetano e Premio Nobel per la Pace, durante una sua visita in Messico.
Lasciamo la natura e ritorniamo in città, a San Miguel de Allende. Grazie ai numerosi edifici del XVII e XVIII secolo, è un mix architettonico che va dal barocco al neogotico, strette strade in pietra regalano una sensazione di pace, emozioni uniche. É questa sorta di magia ha fatto di San Miguel de Allende una meta assai gradita agli appassionati d’arte di tutto il mondo in cerca di ispirazione.
Ora un giro della città, a zonzo per le viuzze. Uno dei luoghi maggiormente caratteristici è la piazza principale, chiamata “Jardin Principal” o più semplicemente “El Jardin”, vera e propria anima della città, dove tutti si incontrano ed oramai si conoscono. Non è raro assistere ad esibizioni di musica tradizionale e la classica atmosfera festosa messicana è assicurata.
Numerosi gli edifici storici che si affacciano sulla piazza , tra questi la maestosa Parroquia de San Miguel Arcangel, Duomo e simbolo cittadino, ed il Palazzo Municipale, dove nel 1810 ci fu il Primo Consiglio del Messico Indipendente. A pochi passi anche Casa Allende, un tempo dimora di Ignacio Allende, protagonista principale della prima parte della Guerra di Indipendenza del Messico, ora trasformata in Museo.
Una sosta al lavadero, dove anticamente le donne del paese ed anche da quelli vicini si recavano a lavare ed asciugare indumenti e biancheria di tutta la famiglia. É intatto ed ancora funzionante. Jesus mi dice che quando oggi si riuniscono almeno quattro signore diventa una sorta di Washbook, versione lavandaia di Facebook, dove il pettegolezzo locale tiene banco.
Una sortita al Rosewood Hotel, uno dei più esclusivi della città. Jesus mi propone di conoscere il bar all’attico, a suo dire uno dei tre più belli al mondo. Gli chiedo quali sono gli altri due, ma su questo non è preparato! In ogni caso il bar è davvero molto bello e la vista sulla città è senza pari, una musica di sottofondo accompagna le conversazioni di distinti ospiti che sorseggiano i propri cocktail. San Miguel de Allende si distingue proprio per questi luoghi e per questi ospiti che la visitano.
É il tempo di un dolcino, perché proprio non posso andarmene da qui senza aver provato il
Tumbagon, il dolce tipico di San Miguel de Allende da più di 450 anni. Maite ci attende alla Casa del Tumbagon, il cui nome proviene dalla parola Tumbaga, che significava anello, e quindi simbolo di fedeltà, pace e amore. Tradizione vuole che se si rompe in mano oppure al primo morso il tuo amore non è così solido, fedele. A Gustavo gli si rompe subito, a me no! Al palato é delizioso, farina, arancia amara, anice, cannella, glassa e di zucchero ed ovviamente un ingrediente segreto, che solo le famiglie di qui conoscono.
Il sole tramonta e pensiamo di godercelo dal Mirador, per una vista dall’alto di San Miguel de Allende. Sono a bocca aperta, la città è ancora più bella da qui, la magia si estende a tutto il campo visivo. É davvero uno spettacolo unico, dove il tempo si dilata, potremmo essere cento anni indietro ed anche cento anni avanti, tutto sembra rimanere immutato.
É già sera, ora diluvia, Gustavo mi accompagna a La Puertecita, hotel boutique, delizioso, dove attraversando giusto una porticina ci si immerge in questo fitto giardino tropicale.
La pioggia, il cielo plumbeo, la vegetazione, e non ultima una sana stanchezza mi suggeriscono di approfittare di un maestoso letto a baldacchino, con tutte le tende bianche, come un tempo, a ritemprare corpo e spirito.
(di Patrizia Marin)