L’ottava meraviglia del mondo, il secondo Canale di Panama, realizzato anche con il contributo del Made in Italy, sta per diventare una realtà. L’acqua del lago Gatún, il bacino artificiale più grande del mondo, ha incominciato infatti ad inondare con una manovra impetuosa il nuovo Canale di Panama sul versante dell’oceano Atlantico. La manovra, effettuata con pieno successo, è il primo importante stress-test del progetto Terzo Set di Chiuse, in corso di realizzazione nell’istmo centroamericano da parte del consorzio internazionale, che vede il gruppo Salini Impregilo alla guida operativa.
Entro la fine di giugno verrà effettuata un’analoga manovra anche sulle chiuse del versante Pacifico. L’apertura delle valvole e la prima fase dell’inondazione delle camere permetteranno di avviare le prove delle gigantesche paratoie costruite in Italia e dei relativi sistemi elettromeccanici che, da metà 2016, regoleranno il passaggio delle navi tra gli oceani Atlantico e Pacifico grazie a un sincronismo che durerà meno di cinque minuti per ogni paratoia e si ripeterà 24 ore su 24, ogni giorno dell’anno.
Al primo stress test, che si è svolto nel sistema di chiuse posto all’imbocco dell’Atlantico, seguiranno continue prove di funzionamento su entrambi i versanti, per un periodo di tre-quattro mesi.
“L’inizio dell’inondazione delle chiuse del nuovo Canale di Panama è un momento storico per tutti noi, per quello che senza dubbio in questo momento rappresenta dal punto di vista ingegneristico il progetto più complesso del mondo”, ha dichiarato Pietro Salini, amministratore delegato di Salini Impregilo, l’azienda italiana che è impegnata nell’opera, sottolineando che “è un progetto da 5 miliardi di dollari di straordinario significato non solo sotto il profilo tecnico, ma anche per l’impatto che avrà sugli scambi commerciali internazionali”, ha commentato.
Il Progetto Terzo Set di Chiuse rappresenta la più grande opera dell’uomo degli ultimi decenni, con numeri davvero unici. Il nuovo Canale di Panama permetterà il transito di navi lunghe quasi 400 metri e con capacità di carico fino a 14.000 containers, tre volte superiori alla capacità delle navi attuali.
Il progetto ha previsto oltre 50 milioni di metri cubi di scavi, 5 milioni di metri cubi di calcestruzzo, 290.000 tonnellate di ferro e l’impegno di oltre 10.000 persone. Le paratoie giganti, che distano dai loro alloggiamenti in cemento armato solo pochi centimetri, sono mediamente alte circa 30 metri, larghe circa 10 metri e lunghe circa 58 metri, con un peso di oltre 3.000 tonnellate ciascuna.
di Eleonora Albertoni
14 Giugno 2015
14 Giugno 2015