18 agosto 2014
Eleonora da Roma mi da il buongiorno, sono le 4:30 del mattino, è davvero troppo presto, anche per me. Ed è pure freddino. Indosso un pullover, una giacca a vento ed anche un poncho messicano acquistato ieri al mercatino artigianale di Tlaxcala.
Oggi è la mia prima volta in mongolfiera, e mi accompagnano Mary, Jaky e Ismael. Mi spiegano che solo al mattino presto i venti sono tranquilli e non vi è rischio di volare via!
Verso le 6 e mezzo siamo all’Hacienda Baoquedano, ci accoglie Adriana, la proprietaria. Una deliziosa signora messicana che parla italiano, ha vissuto un anno a Brescia. Arriva anche Ernesto, il capitano, ed insieme ai suoi ragazzi arma la mongolfiera.
Saliamo a bordo della canasta, in 5, e via. La mongolfiera molla gli ormeggi e si vola!
Che sensazione meravigliosa. All’inizio siamo a pochi metri da terra, ancora tutto appare a dimensione reale.
Poi, poco a poco, senza che ce ne rendiamo conto, raggiungiamo i 600 metri di altezza, che aggiunti ai 2.200 di altitudine, ci fanno volare a più di 2.800 metri. Sembra di essere su una nuvola. Tutto si fa più piccolo, più lontano, il paesaggio è impressionante. Campi coltivati a mais, boschi, monti e soprattutto vulcani.
Il tempo vola, mai detto fu più appropriato. Dopo 40 minuti atterraggio soft su uno stagno secco, unico spazio libero. Che straordinaria avventura.
Un caffè con Adriana e via.
Baquedano è la prima hacienda di oggi. Più tardi visiteremo anche Soltepec e Xochuca. Del resto come potrebbe essere diversamente, Tlaxcala è la patria del mais, specialità locale e base di tutte le cucine locali messicane.
Lasciamo Baquedano e ci dirigiamo verso Huamantla, il mio quarto Pueblo Magico.
Huamantla appartiene alla storia nazionale grazie alla sua posizione, di passaggio tra le coste del Golfo del Messico e gli altipiani centrali.
È quasi l’ora di pranzo. Siamo ospiti di Xavier, il giovane proprietario dell’Hacienda Soltepec. Una splendida dimora del XV secolo è da alcuni anni adibita ad hotel e ristorante, con tantissimi sport a disposizione. A maggio sarà anche inaugurato qui il primo campo di golf di Tlaxcala.
Il cibo è delizioso, molto messicano, qui non vi passano molti stranieri al momento.
Xavier ci spiega la trasformazione di Solpetec, che fu la casa dei nonni. Parliamo di Spa. Chiedo del Temescal, Sarina dell’Ambasciata del Messico in Italia mi aveva raccomandato di provarlo.
Il Temescal, prima dell’arrivo degli spagnoli in Messico era usato da aztechi, zapotechi, mixtechi e maya per scopi terapeutici e purificatori, in occasione del raggiungimento della maggiore età, della nascita di un bambino, della sepoltura di un parente e di altre cerimonie tribali. Il nome deriva dal termine temazcalli che nella lingua nahuatl significa “stabilimento balneare”.
Il Temescal era ed è una costruzione rettangolare o rotonda di adobe con tetto a volta. All’interno vi sono pietre vulcaniche riscaldate su si versava un infuso di rosmarino e eucalipto, per produrre vapore. E poi canti e invocazioni dello sciamano, ed altri riti. Sono ovviamente curiosa e Xavier mi dice di conoscere una sciamana, proverà a contattarla per la serata.
È ora di andare, ci attendono a Tlaxco, prima tappa all’Hacienda Xochuca. Guillermo ci guida alla scoperta del Maguey e all’estrazione del mixiote e agua miel, da cui proviene il pulque, bevanda tradizionale molto apprezzata in Messico. Con noi anche Germán González , il responsabile del turismo di Tlaxo.
Il Maguey è un cactus tipico di qui, che vive in un ambiente semi-desertico, con scarse precipitazioni. Raggiunge la maturità tra gli otto e i dodici anni e fiorisce una sola volta, morendo poco dopo. I responsabili per la suzione dell’aguamiel dal cuore del Maguey sono conosciuti come “tlachiqueros”, utilizzano uno strumento chiamato acocote.
Questo liquido è rinfrescante, ha un sapore dolce ed è un delizioso drink, ma in poche ore comincia a fermentare e acquista un colore bianco, mentre si forma una certa quantità di alcol, 4/5 gradi. In tre giorni è pronta e non si conserva che per altri due o tre. La produzione è dunque tarata sul consumo.
Il pulche appartiene alla tradizione da tempi pre-ispanici, e ne ha influenzato la cultura, essendo considerata bevanda sacra. Guillermo ce la fa provare al naturale, e poi con spezie e sapori. come cannella. Si presta a molte variazioni sul tema. Segue un pranzo, il secondo della giornata, a base di carne e verdure cucinate nella foglia di Maguey, come se fosse un gigantesco cartoccio. Dal Maguey anche i famosi gusano, grandi bruchi, leccornia locale, apprezzatissima e costosa.
Il tempo vola, Xavier ci ha chiamato. La sciamana ci attende al calar del sole.
Herman ci accompagna per una breve visita al centro di Tlaxco. Incontriamo un eclettico falegname, che artigianalmente fa cose meravigliose. Miguel è un personaggio curioso, ci fa visitare il suo laboratorio, e ci fa vedere la sua auto, un vecchio maggiolino, oggi la carrozzeria è tutta di legno, perfettamente funzionante, la tlaxcomovil, che potete vedere su youtube. Mi regala una scatolina di legno profumatissima, personalizzata con il mio nome. Deliziosa.
Da ultimo il laboratorio di Manuel, che lavora artigianalmente l’argento. Mi mostra come si realizza manualmente un gioiello, e ne sono affascinata. Qui a Tlaxco pare il tempo si sia fermato. Ed invece vola! Germán mi saluta e mi regala un profumato pane di Tlaxco.
Al tramonto inoltrato raggiungiamo il luogo deputato al Temescal. Lupita è la sciamana che officerà il rito, Marcela la sua giovane apprendista. Con noi anche Lisette, giovane americana di recente trasferitasi a Huamantla, e poi Moni. Un gruppo subito affiatato e pronto a questa nuova esperienza.
Tutto è magico, forte, ancestrale. Lupita è accogliente, meravigliosa. Esco nuova, rilassata, in pace con me stessa e con il mondo!
Presto i dettagli di questa meravigliosa esperienza…
(di Patrizia Marin)