Agricoltori e architetti del paesaggio si alleano per sviluppare il verde urbano dando vita ad una sinergia dai grandi vantaggi e potenzialità. Riorganizzare il territorio urbano, sviluppando le opportunità offerte dall’integrazione tra agricoltura e architettura in un’ottica di riduzione delle emissioni, di sostegno al “city farming” e di tutela dell’ambiente e del paesaggio contro incuria, degrado e cementificazione selvaggia è l’obiettivo del protocollo d’intesa tra Agrinsieme e l’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio-AIAPP, siglato a Torino da Dino Scanavino, responsabile nazionale del coordinamento tra CIA, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative agroalimentari, e da Anna Letizia Monti, presidente dell’AIAPP.
Nell’accordo c’è la scelta condivisa di “promuovere in sinergia ogni possibile attività finalizzata alla promozione del paesaggio e del verde, agli investimenti pubblici e privati in questo campo, nonché alle opere di manutenzione del verde che determinano benefici diffusi non solo su chi li realizza, ma anche per la collettività”.
Per questo motivo, sulla base dell’intesa rinnovabile con una durata di 3 anni, Agrinsieme e AIAPP hanno deciso di lavorare a progetti comuni, a livello nazionale e verso Paesi Terzi; di intraprendere iniziative di sensibilizzazione nei confronti delle Istituzioni e della Pubblica amministrazione; di mettere insieme competenze e conoscenze e favorire collaborazioni con altri soggetti della filiera. Tutto per sostenere l’importanza del verde in relazione all’ambiente, al benessere e alla salute delle persone, nonché allo sviluppo economico che ne può derivare anche in chiave di green economy.
I nuovi stili di vita e le emergenze ambientali impongono di concepire in modo nuovo gli spazi, dando al verde un ruolo diverso che non è più solo “ornamentale”, ma “strutturale”. Per raggiungere questo obiettivo, l’agricoltura sta promuovendo una nuova sinergia con l’architettura del paesaggio, lavorando a soluzioni innovative, dove l’elemento naturale si insinua anche negli spazi delle costruzioni urbane. Nascono così, ad esempio, gli orti verticali, i muri e i tetti vegetali, i “garden roof”, la vegetazione ripariale dei corridoi fluviali. Ovvero “nuove forme del verde che scaturiscono dalla ricerca del più recente florovivaismo specializzato in tandem con l’architettura più sensibile all’aspetto ambientale delle costruzioni”, come ha spiegato il coordinatore nazionale di Agrinsieme. Si tratta, ha aggiunto, di “soluzioni sempre più necessarie, visto che in Europa negli ultimi anni c’è stato un aumento delle superfici artificiali del 5% e l’Italia è proprio uno dei paesi più antropizzati dell’Ue con un tasso di cementificazione del 7,4% che, come i dati Ispra testimoniano, non è diminuito neanche in tempo di crisi economica”.
Il sostegno e la promozione del verde in tutte le sue accezioni – verde storico, ville monumentali e giardini di pregio, verde per attività ricreative e aree sportive, aree di complemento urbano e di arredo, orti urbani, parchi e forestazione urbana, viali e alberature – sono una scelta sostanziale che “porta con sé nuovi posti di lavoro”. Oggi il settore florovivaistico conta oltre centomila addetti che rappresentano più del 10% degli occupati agricoli complessivi.
Soprattutto ci sono “molteplici vantaggi, che vanno dalla riduzione del delta termico e delle polveri sottili al forte rallentamento delle acque piovane, fondamentale in un Paese come il nostro dove il rischio idrogeologico coinvolge ben 6.633 comuni”, ha osservato Scanavino.
Argomento rilevante è la questione climatica. Nelle città in cui la presenza di materiali da costruzione, come il cemento, assorbono grandi quantità di radiazione solare, sono proprio le piante, gli arbusti e gli alberi che contribuiscono a mitigare l’effetto ‘isola di calore’, grazie all’effetto ombreggiante della vegetazione, al raffreddamento derivante dai processi di traspirazione delle piante e direttamente grazie all’energia solare assorbita dalle piante per le sue funzioni vitali. Alcuni studi (Enea) dimostrano che l’effetto di mitigazione può raggiunge anche i 7-8 °C di differenza tra una zona a radiazione diretta e nelle zone nelle immediate vicinanze delle alberature.
Secondo il coordinatore di Agrinsieme “il verde aumenta la vivibilità dentro e fuori le mura cittadine, svolgendo una triplice funzione. Contiene gli effetti dello smog, responsabile dell’11% dei casi di aggravamento di asma dei bambini e del 18% dei problemi acuti negli anziani affetti da problemi respiratori. Inoltre il verde pubblico può essere adibito alle coltivazioni a uso domestico con gli orti urbani, anche in un’ottica di difesa della biodiversità. In questo modo non solo si dà un sostegno alle famiglie, ma si salvaguarda il paesaggio sottraendo all’incuria e al degrado terreni spesso lasciati incolti e abbandonati. Infine, è un fattore capace di aumentare la vivibilità dei centri urbani, considerato l’effetto benefico che il verde ha anche da un punto di vista psicologico per i cittadini. Non investire oggi in verde pubblico significa avere maggiori costi in futuro per 1,4-1,7 volte in valore del ‘non investito’”, ha concluso Scanavino.
di Valentino Vilone
29 Aprile 2016