Premio accademico per uno dei maggiori creativi italiani nel settore degli accessori di moda. Lo stilista Piero Guidi, infatti, ha ricevuto il “Sigillo d’Ateneo”, un riconoscimento assegnato dall’Università di Urbino a personalità prestigiose che si sono distinte a livello internazionale, come Oscar Farinetti, Laura Boldrini, Susanna Camusso e Carlo Rubbia, e che verrà conferito anche a Vittorio Sgarbi.
Celebre per il marchio raffigurante due angeli su borse e cinture, Guidi ha ricordato di avere frequentato lo scuole medie nello stesso palazzo della cerimonia, il Collegio Raffaello, e poi la Scuola del Libro, gli inizi con la lavorazione del ferro, poi il cuoio e la prima fibbia per cintura.
“Le mie collezioni”, ha proseguito il creatore degli ‘Angeli’, “sono state prese dai giapponesi e dallo stesso distributore di Gucci: da lì ho iniziato a fare un buon lavoro, con borse copiate in tutto il mondo. Negli anni ’70 è nata la collezione ad intreccio, nel 1982 la linea Gold, nel 1986 la linea Magic Circus”.
“La creatività è un dono di Dio”, ha aggiunto lo stilista, “ma poi l’idea va trasformata in oggetti, che sono dei grandi comunicatori d’affetto e ambasciatori di pace. Oggetti che esaudiscono i desideri, legati al vestirsi bene e, quindi, al volersi bene. Con una moda che cambia ogni sei mesi, ma che ci porta gioia, colore, ci fa sognare, ci fa spendere dei soldi ma ci fa sentire più ‘in’. In un mondo con milioni di produttori in cui occorre avere la propria riconoscibilità, curando prodotti con alto valore aggiunto”.
“In Giappone o in Cina – ha concluso Piero Guidi – non capivo perché compravano i miei prodotti. Ho capito solo in seguito che acquistavano i nostri oggetti per entrare a far parte del nostro stile di vita, in case grandi in mezzo al verde, perché il nostro stile di vita è la cosa più bella e grande che abbiamo”.
Guidi ha ricordato anche la foto di Mohammed Ali del 1999 (che ha fatto il giro del mondo) in bianco e nero, immortalata nella raccolta “Angeli del nostro tempo”, “molto significativa, perché come lo guardava la moglie, cosi lo vedeva il mondo”.
14 ottobre 2014
di Patrizia Tonin