Nel periodo della crisi economica il settore produttivo della moda ha battuto la grande industria. In sostanza, i giganti della moda italiana sono andati meglio della grande industria. A porlo in evidenza è l’annuale indagine dell’Area Studi di Mediobanca sul settore, secondo il quale nel 2013 la grande industria italiana ha segnato un calo del fatturato dell’1,9%, contro una crescita dell’1,4% delle aziende del comparto Moda Italia e addirittura del 4,4% delle imprese top del fashion Made in Italy. L’ebit margin (la misura assoluta contabile del risultato operativo lordo prodotto da una società) del Top Moda, inoltre, è quasi il doppio (15,1%) di quello della grande industria (8,4%).
Ma la nota più positiva è, secondo Mediobanca, che le società della moda appaiono decisamente più capitalizzate, con debiti finanziari pari a meno del 40% dei mezzi propri per le aziende Moda Italia e addirittura meno del 9% per le Top (143% il rapporto nella grande industria).
Fattore di rilievo è l’abbondanza delle disponibilità liquide, pari a quasi 4 volte il debito finanziario per le Top Moda, rispetto a un’incidenza del 66% per le aziende Moda e del 38% per l’industria. Un vero “tesoretto” per proteggersi dalla crisi e magari qualche acquisizione.
I ricavi aggregati delle aziende Moda Italia hanno registrato una crescita del 32,4% dal 2009, toccando 55,2 miliardi nel 2013. I progressi più consistenti, riferisce l’indagine settoriale di Mediobanca, hanno riguardato la gioielleria (+81,8%) e la pelletteria (+62,4%). L’aggregato del Top Moda mostra una crescita più robusta del +43,8% e raggiunge i 14,4 miliardi.
Prada ha realizzato la crescita più sostenuta, in aumento del 129,8% sul 2009. Segue Ferragamo (+103,8%). Il fatturato nel 2013 di Prada, la maggiore fra le aziende del TopModa, si è attestato a 3.587 milioni.
Nel 2013 le aziende Moda Italia hanno segnato un ebit margin pari al 9,1% spinto da pelletteria (14,4%) e occhialeria (12,9%), mentre nel Top Moda l’ebit margin ha toccato il 15,1% con Prada al top del ranking con 26,3%. Seguono Tod’s (20%), Armani (18,6%) e Ferragamo (17,7%).
Il giro d’affari mondiale della moda è stimato nel 2013 in circa 218 miliardi di euro. Secondo Mediobanca, l’Europa rappresenta il primo mercato mondiale con circa 74 miliardi (+2% sul 2012), le Americhe il secondo a 70 miliardi, l’ Asia-Pacifico si attesta a 46 miliardi, mentre cala a 17 miliardi il mercato Giapponese (-10%, ma sarebbe in crescita del 14% a cambi costanti).
Lo shopping turistico è in forte espansione. Il travel retail rappresenta, infatti, il 50%-60% del totale locale. Tale mercato è stimato in circa 6 miliardi di euro in Italia e 40 miliardi in Europa. Le vendite online valgono circa 10 miliardi e si stima per il 2014 una forte crescita del 20%-30% fino a raggiungere circa il 15% del valore complessivo del mercato del lusso in un prossimo futuro.
La filiera della moda italiana comprende circa il 18% di tutte le imprese manifatturiere e rappresenta il 15% della loro occupazione. Si attende che nel 2014 il settore produca un saldo commerciale positivo per oltre 25 miliardi, pari a circa il 26% del saldo commerciale manifatturiero italiano. Pelletteria, tessile e abbigliamento hanno tirato la volata delle esportazioni italiane nel 2014.
La moda italiana: un successo rosa. Nella moda manifatturiera italiana, infatti, il 56% della forza lavoro è femminile, contro 27,5% dell’ intera manifattura italiana. Nell’abbigliamento si arriva al 73%.
di Patrizia Tonin
24 Febbraio 2015