Dai primi passi nella sartoria del nonno, luogo nel quale nasce l’amore per la moda e l’eleganza, al successivo atto di creatività, nato dal semplice gesto di arricciare un pezzo di stoffa, fino alla reinterpretazione del proprio io all’interno delle sue opere: i pappillons. Tanio Liotta, la giovane penna creativa di questo portale web, ci racconta in una breve intervista come ha sviluppato la sua passione e come l’ha coltivata negli anni, fino ad anticiparci quali sono le ultime collezioni sulle quali sta lavorando e quali saranno gli argomenti che ci intratterranno nella sua rubrica.
Chi è Tanio Liotta, e perché hai scelto di creare papillons?
Tanio è anzitutto un appassionato della vita: amo le sfumature dell’esistenza, il modo in cui certe immagini della quotidianità riescono ad affascinarmi, ma soprattutto amo vivere, e vivo per ciò che faccio e ciò mi fa sentire davvero fortunato. I papillons sono parte di questa felicità. Paradossalmente ho iniziato a realizzarli anni fa per sfuggire a una fase ombrosa della mia vita, cercando di ritrovare in quel gesto creativo qualcosa che mi riportasse alla fanciullezza, alla mia famiglia, alla sartoria del nonno nella quale giocavo con mio fratello Danilo. Da piccoli sognavamo di possedere un giorno una nostra maison di moda, così, sospinti da questo irrefrenabile desiderio, ci allenavamo tutto il giorno, imitando minuziosamente i gesti del nonno.
Ripensando a immagini come queste, ho ritrovato nei farfallini quei gesti, rivelatisi la cura a tutte le mie malinconie.
Come hai sviluppato questo tuo progetto?
Ho cominciato scrivendo i miei versi su dei brindelli di seta, deciso di voler indossare la poesia attraverso un farfallino. Poi, col passare del tempo, la poesia si è neutralizzata in esso, divenendo parte delle mie creazioni. Ho lavorato su questo preciso aspetto, investendo la maggior parte dello studio su una componente psicologica, cercando di impregnare in un papillon la mia stessa anima. Sono cresciuto e profondamente e cambiato assieme ad ogni nuova creazione. Volevo specchiarmi nelle mie opere, riconoscermi in esse, creare degli oggetti autentici, vale a dire pieni di sentimento, vivi. Qualcuno ha poi notato alcuni scatti sul web, e, pian piano, la notizia ha cominciato a prendere piede.
So che hai coinvolto la tua passione per la gastronomia con i tuoi papillons, vuoi raccontarmi come?
Effettivamente l’enogastronomia mi ha da sempre affascinato. Ho frequentato il master in Food & Wine Communication in IULM proprio per addentrarmi in questo mondo, e grazie a questa esperienza ho potuto collaborare per diversi mesi con la testata online il Gambero Rosso. Devo ammettere che non avrei mai immaginato di poter creare dei papillons dedicati al mondo della gastronomia, se un pomeriggio di novembre uno dei miei editor non mi avesse lanciato questa proposta a mo’ di sfida. All’inizio ero quasi stupefatto, poi, ho cominciato ad elaborare una serie di idee. Ne è venuta fuori una collezione di dieci papillons gastronomici, seguita da una mia personale selezione di dieci piatti di dieci degli chef più illustri della Penisola, reinterpretati sulle ali dei miei farfallini. E’ stata un’esperienza divertentissima.
Successivamente ho creato alcune installazioni, giocando sempre col mondo della gastronomia, ironizzando o criticandone alcuni aspetti. Queste tematiche, che ben si accordavano alla causa di Hungry for Art (CESVI), hanno portato a una piccola esposizione al Taste of Milano, ma dopo quell’esperienza ho messo da parte il cibo per seguire dei progetti impellenti legati ai papillons legati ad altre tematiche, tuttavia esso rimane una delle mie passioni più grandi che riprenderò proprio in vista di EXPO 2015.
Come fa un papillon a diventare un’opera d’arte?
Tutti gli oggetti, quando sono in grado di suscitare delle emozioni e riescono a muovere una voce interiore, diventano intrinsecamente opere d’arte. Per me l’arte è una voce simulata, un percorso interiore. Gli oggetti d’arte hanno solo il compito di dare adito a questa voce e a questo percorso. Quando ciò non avviene ci si trova soltanto al cospetto di un oggetto e basta.
Sono certo che l’arte sia l’unica possibilità che ha l’uomo per dare voce a un oggetto inanimato: l’artista è riesumatore di cadaveri.
Perciò se si tratti di arte o meno, questo lo lascio giudicare agli alti, i miei possono essere semplici papillons oppure chiavi con cui accedere a luoghi inesplorati del proprio inconscio: agli osservatori l’ardua sentenza.
Qual è il tuo ultimo progetto?
Dopo I papillons sono gesti insubordinati ed Erosioni, le mie ultime collezioni, connesse fra loro poiché ispirate da uno studio sui sentimenti irrazionali, volto a catturare, tra le ali dei farfallini, alcune particolari sfumature delle fragilità umane, ho culminato questa ricerca con una serie di installazioni/sculture. Si tratta di opere in cui il volto delle figure umane presentate è stato sostituito da dei farfallini ai quali ho lasciato il compito di interpretarne i drammi/conflitti interiori, per fare emergere, attraverso di essi, i caratteri più intimi dei personaggi. Si tratta di miti ripescati dall’età classica, protagonisti dei romanzi di Flaubert e della Austen, passi di alcuni testi di Nietzsche, di Sartre e di Freud, donne del teatro di Hibsen e di Goldoni, nonché un particolare tributo alle opere di Moravia e a Jean Cocteau, ma anche molto altro. Ho trattato questi corpi come manichini d’atelier, intrappolandoli in dei cubi trasparenti, ponendoli come delle icone d’immagine strappate al mondo della moda, dalle passerelle, dalle boutique, per abbigliarle delle storie di cui si faranno portavoce.
Cosa leggeremo sulla tua rubrica?
La mia sarà una rubrica sciolta che giocherà anzitutto a parlare del mondo attraverso alcuni dei miei lavori. Oltre a questo sono mosso da una serie d’idee che introdurranno in maniera inusuale le storie di alcuni designer/artisti emergenti, lanciando loro una serie di sfide che mostreranno il loro lato più creativo. Infine avrò un grande riguardo rispetto a tutti i miei temi prediletti: partendo dalla gastronomia, passando per l’arte e la letteratura, finendo con l’architettura, la moda e il design, attraverso una serie di interviste a personaggi, foto di eventi, e una raccolta di pensieri personali. Questi sono solo alcuni spunti, ma la mia idea è quella di divertirmi, sfumando argomenti autorevoli con della sana ironia e perché no, anche un pizzico di malizia.