Sembra di essere ritornati al claim di una famosa grappa, scandito in alta quota e con baldanzosa allegria di Mike Bongiorno: “Sempre più in alto!”. Ma questa volta lo slogan lo si applica al vino, nel cuore delle Dolomiti. Sfida d’alta quota, infatti, nel mondo degli spumanti italiani: Cortina d’Ampezzo produrrà le ‘bollicine’ più alte d’Europa.
Dopo la sperimentazione sui vitigni, di fatto sono pronti per essere coltivati due ettari di vigna a 1.388 metri d’altezza, in uno spazio che si apre in mezzo al bosco della “Regina delle Dolomiti”. La scelta è caduta sul vitigno incrocio Manzoni 6.0.13. La coltivazione partirà a primavera inoltrata, verso fine maggio. Per le prime ‘bollicine’ si parla del 2020 con una produzione di 4.000 bottiglie destinate a veri estimatori.
L’annuncio lo ha dato uno degli ideatori del progetto, Gianluca Bisol, assieme agli altri tre componenti del “Cortina Wine Club”, Maria Pia Montanari, l’agronomo Fabrizio Zardini, il ricercatore mondiale sui vitigni, Francesco Anaclerio.
L’occasione per il lancio del nuovo spumante è stata la prima edizione dell’evento organizzato a Cortina, su “Il Gusto del Benessere – Le eccellenze in vetrina a Cortina”, che quest’anno ha visto protagonista i prodotti tipici dell’Abruzzo con i suoi vini,anche uno ‘estremo’, l’olio, la ceramica, il design, la pasta. In tutto 12 le aziende abruzzesi in mostra nella vallata dolomitica tradegustazioni e gemellaggio tra Cortina e i prodotti abruzzesi, che sono stati distribuiti in 14 ristoranti, 7 baite, in enoteca ed in alcuni bar della località turistica accompagnati da specifiche schede tecniche.
In questo contesto di scambi tra esperienze regionali si è inserito il “Cortina Wine Club” e la sua sfida estrema e di alta quota. “Si tratta di una produzione qualitativa di alto livello. Abbiamo fatto una sperimentazione su 4.000 metri ed ora questa vigna ampliata darà la sua produzione intorno al 2020 perché ad alta quota il percorso è più lento”, ha spiegato Gianluca Bisol, ricordando che “il sole a quell’altitudine consente di non usare alcun prodotto. Nel 2013 abbiamo raccolto la prima uva e ora abbiamo fatto i carotaggi sul nuovo terreno che si trova vicino all’ospedale, dove c’è anche l’eliporto. In mezzo al bosco si aprono questi due ettari a 1.388 metri. Un vitigno che vuole essere anche la celebrazione per la più antica scuola enologica italiana del 1930, quella di Conegliano Veneto”, ha concluso Bisol.
di Enos Caneva
29 dicembre 2014