Agli italiani piacciono sempre di più gli acquisti di prodotti agroalimentari effettuati presso i produttori. Insomma, si consolida la predilezione del cibo a km zero. Negli ultimi cinque anni, sono triplicati i connazionali che fanno la spesa dal contadino nelle fattorie o nei mercati degli agricoltori, dove è stato raggiunto il record di 15 milioni di presenze nel 2015. È quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ resa nota a quindici anni dalla approvazione della legge di orientamento (n. 228 del 18 maggio 2001) che ha rivoluzionato l’agricoltura italiana allargando i confini dell’impresa agricola nella tutela ambientale, nelle attività sociali, nella trasformazione aziendale e nella vendita diretta.
Si tratta di un exploit che è da ricondurre all’aumentata attenzione per il benessere, la forma fisica e la salute, oltre che alla sostenibilità ambientale e alla volontà di difendere e valorizzare il proprio territorio. Come dimostra il fatto che il 70% degli italiani è disposto a pagare di più un alimento del tutto naturale, il 65% uno che garantisce l’assenza di Ogm, il 62% un prodotto bio e il 60% uno senza coloranti.
La domanda di naturalità, secondo gli autori dell’indagine, ha fatto nascere anche nuovi prodotti come gli agrigelati che utilizzano il latte dalla stalla al cono; le agribirre con l’impiego dell’orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore; gli agricosmetici che sono ottenuti da proprie coltivazioni o allevamenti, da quelli di bava di lumaca a quelli a base di linfa della vite. E anche il latte d’asina, il miele, all’olio o il vino. Ma si assiste pure ad inaspettati “ritorni”, come il pane del contadino che utilizza grano recuperato dal rischio di estinzione.
Un vero boom che ha portato ad oltre diecimila punti vendita gestiti direttamente dagli agricoltori tra fattorie e mercati lungo tutta la Penisola grazie alla fondazione Campagna Amica promossa da Coldiretti che ha realizzato la più vasta e capillare rete di vendita organizzata dagli agricoltori nel mondo che può contare su fattorie, botteghe e mercati che coinvolgono 20.000 aziende con prodotti coltivati su circa 200.000 ettari di terreno. Nei mercati e nelle fattorie si trovano prodotti locali del territorio, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto di precise regole comportamentali e di un codice etico ambientale, sotto la verifica di un sistema di controllo di un ente terzo.
I mercati degli agricoltori promuovono la conoscenza della stagionalità dei prodotti, ma anche la filosofia del km zero, con i cibi in vendita che non devono percorrere lunghe distanze, riducendo le emissioni in atmosfera dovute alla combustione di benzina e gasolio. Gli effetti si fanno sentire anche sugli sprechi che vengono ridotti per la maggiore freschezza della frutta e verdura in vendita, che dura fino ad una settimana in più, non dovendo rimanere per tanto tempo in viaggio. Oltre a ciò, svolgono una importante azione di recupero di varietà a rischio di estinzione. Secondo una stima della Coldiretti sono almeno 100 le varietà vegetali definite minori, tra frutta, verdura, legumi, erbe selvatiche e prodotti ottenuti da almeno 30 diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta trovino sbocco nell’attuale rete di mercati e fattorie degli agricoltori.
“I mercati degli agricoltori in realtà”, secondo Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, “non sono solo luoghi di commercio, ma hanno acquisito nel tempo un ruolo importante come momenti di aggregazione, svago e socializzazione con lo svolgimento di variegate attività che vanno dai corsi di formazione per l’orto ai laboratori didattici per i bambini, dai cooking show con gli agrichef all’educazione con i tutor della spesa, ma anche momenti di solidarietà”.
di Eleonora Albertoni
15 Maggio 2016