Il vino perde terreno in Italia, ma per fortuna le esportazioni del prodotto Made in Italy continuano a dare risultati soddisfacenti, confermando che il comparto vinicolo è uno di quelli a maggiore vocazione all’export, seguito dalle acquaviti e liquori e dagli aceti. Negli ultimi cinque anni 1,8 milioni di italiani hanno ridotto, se non abbandonato del tutto, il consumo di bevande alcoliche, secondo uno studio condotto da Nielsen per Federvini, la – Federazione Italiana Industriali Produttori Esportatori e Importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti e Affini. E tra chi continua a consumare le bevande alcoliche, ossia 32,2 milioni di italiani, diminuisce la frequenza del bere, che passa da 4 volte la settimana a 3,6. Il vino rimane il prodotto più diffuso, ma è in calo il consumo sul mercato interno del 5%. In flessione il trend dei liquori (-30%), dei distillati (-17%), dei cocktail alcolici (-31%). Tengono, invece, i consumi di champagne, spumante e prosecco e di aperitivi alcolici.
In uno scenario nazionale caratterizzato da impatti negativi sui consumi dovuti al protrarsi della crisi, anche il comparto rappresentato da Federvini “ha registrato nel 2015 un andamento poco dinamico, zavorrato inoltre dal peso degli aumenti d’accisa sulle bevande alcoliche e da altre criticità legate alla percezione delle stesse”, ha lamentato Sandro Boscaini (Masi), presidente di Federvini in occasione dell’annuale assemblea, presenti diversi produttori, tra cui i trevigiani Giancarlo Moretti Polegato, di Villa Sandi, e Roberto Castagner, titolare dell’omonima azienda produttrice di grappe nobili.
Insomma, “occorre ridare dignità al mercato interno e ai consumi domestici e riconoscere alle produzioni di vini, di spiriti e di aceti un ruolo strategico nell’economia nazionale. È un gesto doveroso nei confronti dei nostri consumatori, cui la crisi economica degli ultimi anni ha imposto di rivedere totalmente i criteri di spesa, ma lo è anche nei confronti dei milioni di turisti che ogni anno visitano l’Italia e per tutti coloro che guardano al nostro stile di vita”.
Boscaini ha ricordato che “il Governo ha chiesto agli operatori del comparto vino di alzare l’asticella dell’export, mirando ai 7 miliardi di euro. Possiamo certamente raggiungere questo importante risultato, ma per far questo abbiamo bisogno di una strategia e una politica nazionale che sostenga le necessità della filiera”. Per questo ha chiesto che “nelle negoziazioni europee siano inserite misure affinché il regolamento per la promozione nei mercati dei Paesi Terzi risulti meno rigido e molto più attento alla realtà dei mercati”.
Se da una parte i consumi interni presentano un andamento poco dinamico, le esportazioni continuano a dare risultati soddisfacenti, confermando il valore del prodotto Made in Italy. Il comparto vinicolo si conferma quello a maggiore vocazione all’export, seguito dalle acquaviti e liquori e dagli aceti.
Nel 2015, ha precisato il presidente di Federvini, l’Italia ha esportato vini e mosti per un valore pari a 5,5 miliardi di euro (+4,8% sul 2014) ed in volume 21 milioni di hl (-2,3%). Gli USA sono il mercato extra Ue più premiante con 1,2 miliardi di euro (+13,8%) e 3,2 miliardi di hl (+6,6%). In Europa la Germania si conferma primo mercato, seguito dall’Inghilterra.
Gli spumanti, ha sottolineato il presidente di Federvini, continuano ad esprimere performance brillanti, segnando un +24,5% in quantità con 512 mila hl ed un +28% in valore con 194 milioni di euro.
Risultati positivi per gli aceti, con una crescita in valore (+1,1%) e un lieve rallentamento in quantità (-1,4%) con 245 milioni di euro e quasi 1,2 milioni di hl. I vini aromatizzati hanno presentato, invece, un rallentamento in valore (-12,6% con 148 milioni di euro) e in volume (-12,3% con 991 mila hl). Contrazione anche per l’export di acquaviti di vino e di vinaccia in valore (-5,3% con 64.000 mila euro) ed in volume (-1,4% con 76 mila ettanidri).
Pur nelle difficoltà della cornice economica nazionale che incide anche sulla voce di spesa dedicata alle bevande alcoliche, Federvini si è impegnata concretamente per rafforzare le tradizioni italiane di consumo, mettendo al centro il consumatore.
Boscaini ha detto che “i nostri prodotti esprimono innanzitutto valori qualitativi, non possiamo immaginare un prodotto di qualità consumato in modo non corretto. Ed è per questo che alla fine dello scorso anno abbiamo lanciato un progetto formativo congiunto insieme alla Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, per promuovere un servizio di somministrazione delle bevande alcoliche di qualità che possa garantire una esperienza di consumo altrettanto di qualità”.
“Il progetto dal titolo #Beremeglio intende, fra l’altro, contribuire attivamente alla prevenzione e al contrasto dei rischi collegati all’abuso di alcol attraverso azioni coordinate dell’intera filiera economica e, allo stesso tempo, rafforzare la cultura del bere bene e di qualità radicata tra i nostri consumatori”, ha ricordato Boscaini.
“#Beremeglio è attualmente nella sua fase pilota nel territorio di Padova e provincia. I corsi sono iniziati a gennaio 2016, sono rivolti a 600 operatori e dureranno sei mesi”, ha precisato rilevando che “Federvini e Fipe hanno così firmato un patto per la qualità nel consumo fuoricasa delle bevande alcoliche con l’obiettivo di dare vita a un progetto nazionale con l’avallo del ministero della Salute”, ha concluso Boscaini.
di Dario de Marchi
21 Maggio 2016