Quanti ricordi in cucina. Alimenti, bevande, aromi scomparsi ma che, ai non più giovani, rinfrescano ancora emozioni lontane e nostalgie. Ricordi di quando in Italia c’era il “boom” economico e le reminiscenze delle ristrettezze del dopo guerra erano ormai lontane, se non scomparse. Erano i meravigliosi anni del caffè del pentolino, che si beveva in grandi tazze intingendo fette di pane; del baccalà, che si comprava rigorosamente il venerdì al mercato; della polenta cotta per ore nel paiolo di rame.
Ad aiutarci a compiere un ritorno nel passato, gradito anche ai più giovani quando hanno occasione di esserne a conoscenza, è il libro di Elena e Alberto Mora, “Dizionario dei sapori perduti”, Cairo editore, un autentico viaggio per narrare i sapori irripetibili di un tempo. Così sfogliando questa sorta di libro dei ricordi in cucina si scopre che tutti gli anni, in certi giorni, che fosse Natale o Pasqua, la stagione della vendemmia o il picnic della tradizione familiare, si mangiava quel determinato piatto, cucinato in quello stesso modo da che se ne conservava memoria. E proprio alla memoria-nostalgia del gusto è dedicato questo volumetto, che mette in fila dalla A di acqua alla Z di zucchine tanti sapori perduti o, magari, ripescati per moda. I profumi e i saporosità degli anni della spensieratezza.
Un omaggio al passato che ormai rischia di andare perduto. Ricordate le buone cose di una volta? Quelle proprio buone: frutta profumata e verdure croccanti, fresche e di stagione? Di stagione, sì, perché nessuno certo si sognava di cercare zucchine e fragole a dicembre. Dei surgelati, poi, nemmeno a parlarne. Anche il frigorifero era un’innovazione guardata con sospetto. Come la misteriosa panaché dei locali modaioli, ovvero la gazzosa con uno schizzo di birra, che d’estate veniva consentita anche ai bambini degli anni del “boom”. Quando a tavola si beveva l’Idrolitina, che con l’uso in rigoroso ordine di due bustine trasformava l’acqua (allora minerale e buona di suo) in minerale frizzante trattenuta a stento dal tappo con la guarnizione di gomma.
E le “merendine” domestiche: pane burro e zucchero, oppure pane e marmellata, rigorosamente fatta in casa, o ancora uovo sbattuto. Il “Dizionario dei sapori perduti”, un autentico amarcord gastronomico, sono pagine leggere e profumate di malinconia per rivedere la pentola poggiata a sobbollire in un angolo della cucina economica e risentire il grido del gelataio che, sul suo baracchino a due ruote, si presentava puntuale la domenica pomeriggio con i suoi due deliziosi gusti, e non uno di più. Elena e Alberto Mora sono due fratelli piemontesi nati alla metà degli anni ‘50; lei scrive, lui colleziona ricordi. E un giorno, quasi per gioco, hanno provato a mettere insieme le due cose. Questo libro è il risultato. Insieme gli autori hanno già firmato “Il dizionario dei giochi perduti”, sempre per conto di Cairo Editore.
15 ottobre 2014
di Dario de Marchi