Barilla ha portato anche a New York e negli Stati Uniti un messaggio: stiamo letteralmente divorando il pianeta in cui viviamo. Lo ha fatto nella serata americana presentando in anteprima mondiale la versione in lingua inglese della seconda edizione di “Eating Planet. Food and sustainability: building our future”. Quella in italiano è stata lanciata a Milano lo scorso 18 febbraio. A cura della fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn), il libro è stato presentato nel terzo ristorante Barilla aperto di recente nel cuore di Manhattan, a Herald Square.
“In un Paese come gli Stati Uniti dove oltre un terzo degli adulti è obeso, il volume è stato distribuito a un pubblico americano composto da giornalisti, food writer, esperti di alimentazione e di agricoltura sostenibile perché”, come ha detto Guido Barilla, presidente della fondazione Bcfn, “il pubblico informato è essenziale, è parte della soluzione ai tre paradossi che caratterizzano il sistema alimentare e che sono raccontanti nel volume: spreco, coesistenza di malnutrizione e obesità e l’abuso di risorse naturali”.
“La consapevolezza è estremamente importante. Se aumentiamo la consapevolezza, le persone cominciano a parlare della questione. Più comprendiamo il problema, più si cercano soluzioni”, ha continuato Barilla. “In un mondo in cui, secondo la Fao, l’obesità costa 2 mila miliardi di dollari ogni anno a cui si aggiungono 2.600 miliardi di dollari di sprechi alimentari, il gruppo Barilla sente una grande responsabilità nel contribuire a risolvere i problemi legati al sistema alimentare perché sempre più in futuro il cibo sarà parte integrante della questione della sostenibilità”.
Per questo l’azienda emiliana del settore della pasta ha ridotto, per esempio, il contenuto di zuccheri e grassi nei suoi prodotti e ha ridotto il consumo di acqua dell’80%.
“A seconda delle scelte alimentari che facciamo, dipende il futuro del pianeta“, ha proseguito Guido Barilla. Dall’impianto produttivo alla tavola. Per questo, anche in Usa, il gruppo di Parma ha proposto il modello della doppia piramide alimentare, che mette in relazione gli aspetti nutrizionali degli alimenti e gli impatti ambientali da essi generati nelle fasi di produzione e consumo.
Al libro ha contribuito anche Danielle Nierenberg, presidente di Food Tank, una organizzazione non profit creata per trovare modi economicamente e socialmente sostenibili, anche dal punto di vista ambientale, per alleviare la fame, l’obesità e la povertà creando reti di persone e organizzazioni oltre a contenuti per stimolare il cambiamento nel sistema alimentare.
Nierenberg ha descritto “gli ingredienti” necessari per raggiungere un’agricoltura sostenibile: la tutela del suolo, la prevenzione degli sprechi alimentari (“immorali ma anche inquinanti”, ha detto) e gli investimenti nelle donne così vitali per il futuro del cibo perché “spesso sono ignorate ma rappresentano almeno il 43% del sistema agricolo mondiale, eppure non hanno accesso alle stesse risorse degli uomini”.
“La buona notizia è che prevenire lo spreco di cibo è facile e costa poco”, ha spiegato Nierenberg, sottolineando l’importanza di “buona parte del lavoro di Barilla: la convivialità, la condivisione del cibo, l’imparare nuovamente competenze culinarie”.
Nel dibattito si è inserito anche il guru americano della nutrizione David Katz, attualmente presidente dell’American college of lifestyle medicine, che ha ricordato che “in America, la patria degli snack, si parla di ridurre i grassi, ma abbiamo inventato cibo spazzatura. Si parla di tagliare carboidrati, ma abbiamo inventato altro junk food. Abbiamo inventato anche cibo spazzatura senza glutine. Francamente a un certo punto avremo eliminato ogni modo di mangiare in modo migliore”, ha dichiarato il direttore fondatore del centro di ricerca della prevenzione di Yale.
Katz è contro il “radicalismo alimentare”. L’esperto ha scherzato: “Sono preoccupato che ci siano gang nelle strade tra vegani e amanti della paleo-dieta”. E per questo ha consigliato: “Mangiate quello che volete. Se gli alimenti sono buoni, i nutrienti lo sono pure. Perché quel che conta sono due cose: years in life, life in years, longevità e vita equilibrata”.
Katz promuove la dieta mediterranea che, secondo “Eating Planet”, crea benefici per la salute dell’uomo e dell’ambiente perché con una dieta equilibrata e con uno stile di vita sano e sostenibile si può ridurre l’impatto ambientale delle nostre scelte alimentari quotidiane e si può prevenire l’insorgenza di patologie croniche e cardiovascolari. “L’alimentazione è una questione molto seria”, ha concluso Guido Barilla, “siamo in contatto con il cibo varie volte nel corso della giornata ma l’alimentazione ha a che fare anche con ogni decisione che prendiamo”.
di Eleonora Albertoni
27 Febbraio 2016