Il mercato cinese è sicuramente molto appetibile per assecondare gli ambiziosi obiettivi di crescita della vendita di prodotti eno-alimentari italiani nel mondo. Ossia quei 50 miliardi di euro in export wine & food Made in Italy entro il 2020 preconizzati dal premier Matteo Renzi allo scorso Vinitaly.
“La Cina è sempre più centrale nelle politiche di promozione del Governo italiano, e sul vino i primi effetti positivi cominciano a manifestarsi. Il +28,1% di export di vino Made in Italy fatto segnare nei primi 7 mesi di quest’anno ci proiettano a fine anno verso un valore delle vendite di quasi 120 milioni di euro, ben oltre la soglia i 100 milioni di euro, mai raggiunta prima. Sembra che, non solo grazie all’iniziativa di Alibaba, si sia imboccata la strada giusta, in cui tutti gli attori, quelli del sistema fieristico per primo, possono contare sul fondamentale supporto del sistema Paese”, ha detto Giovanni Mantovani, direttore generale di VeronaFiere, intervenendo a Shanghai al “Tmall 9.9 Global Wine&Spirits Festival di Alibaba”, al quale prendono parte 50 cantine italiane. Poi ha ricordato che “Vinitaly farà la sua parte, sia sul fronte dell’incoming che sul presidio sempre più capillare del territorio cinese, che è fondamentale per recuperare il gap di mercato accumulato negli anni”.
La crescita italiana in Cina a luglio 2016 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso è stata del 28,1% (secondo le rilevazioni delle dogane cinesi). In termini percentuali per la prima volta è la più alta rispetto a tutti gli esportatori mondiali di vino nei primi 7 mesi di quest’anno: oltre 6 punti meglio della media generale delle importazioni (+21,8%) e di circa 2 in più sui principali competitor (Francia e Australia). La quota di mercato italiana (5,58%) rimane comunque ancora troppo bassa per un top exporter quale è l’Italia, al quinto posto tra i Paesi importatori di vino, nonostante l’ottima performance del periodo.
di Patrizia Marin
13 Settembre 2016